16. Nessuno sarà mai come Federico

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Capitolo 16: "Nessuno sarà mai come Federico"

L'ansia che sale.
Il battito accelerato.
Le mie Louboutin nere a due passi dall'erbetta.
Mi aggiusto il blazer nero che indosso, prendendo un respiro profondo.
Osservo lo stadio, gremito di tifosi.
Le mani mi tremano mentre stringo il microfono e sorrido in modo tirato, per mascherare l'ansia.
Sofia al mio fianco, mi poggia una mano sulla spalla, per darmi conforto.
I ragazzi si stanno riscaldando in campo, pochi minuti e inizierà la partita.

Ferma a bordo campo, mi sento gli occhi puntati addosso. Non è di certo la prima volta che commento una partita, ma l'ansia e l'adrenalina che si impossessano del mio corpo, quelle non cambiano mai, proprio come se fosse la prima volta.

Tengo lo sguardo fisso sui ragazzi, in particolare su Federico e Barella, che sembrano divertirsi parecchio. Li osservo mentre ridacchiano, passandosi il pallone con precisione.
Mi spunta un piccolo sorriso, quando lo vedo alzare gli occhi e lui ricambia prontamente.

«Chloe sei pronta? Tra poco usciranno tutti dal campo e potremmo iniziare» mi avvisano.
Io dal canto mio, ho le gambe e le mani che mi tremano. Ma annuisco lo stesso.

I ragazzi iniziano ad uscire dal campo, raggiungendo gli spogliatoi. Il riscaldamento è finito.

Gli azzurri passano di fianco a noi.
Noto sorrisi, incoraggiamenti. I tifosi sono carichi, i ragazzi molto concentrati.

«Forza Chloe» Nico mi passa accanto e mi lancia un buffetto sulla guancia.
«Vedi di giocare bene» lo prendo in giro io, ridacchiando.

Federico mi lancia solo un'occhiata, sorridendomi, prima di scomparire attraverso il tunnel e raggiungere lo spogliatoio.

Prendo un altro respiro profondo.
Il boato dei tifosi rende tutto molto magico.
Le grida, i cori.

L'operatore mi fa un segnale ed è arrivato il mio momento.

«Buona sera e benvenuti. Siamo in diretta dallo Stadio Olimpico di Roma» inizio.
Sofia mi sorride, nascosta dalla telecamera.
«I calciatori hanno appena terminato il riscaldamento e hanno raggiunto gli spogliatoi. I tifosi presenti stasera, sono molto calorosi e noi non vediamo l'ora di commentare insieme questa imperdibile serata. Restate sintonizzati e non perdetevi le emozioni di questa Italia - Spagna» concludo, sorridendo in camera.

L'operatore fa un altro segnale, mandando così gli spot pubblicitari.

«Molto bene» comunica.

Gli spot pubblicitari proseguono, finché non arriva il tanto atteso momento.
Le squadre scendono in campo. Le urla dei tifosi diventano più forti.
Mi passano nuovamente la linea e io alzo il microfono all'altezza della bocca.

«Le squadre sono scese ufficialmente in campo. È il momento degli inni nazionali» comunico e subito dopo parte l'Inno di Mameli.
I ragazzi sono abbracciati tra loro, mano sul cuore e intonano perfettamente l'Inno, così come il resto degli Italiani.

Seguire le partite di calcio, fin da quando sono piccola, è un'emozione indescrivibile. Mi piaceva osservare ogni calciatore con meticolosità, cantare a squarciagola gli inni, intonare i cori ed esultare con mio padre e mio fratello. Adesso che sono cresciuta, che vedo tutto da un altro punto di vista, che sento l'emozione dal bordo campo, la calorosità dei tifosi, la gioia negli occhi dei calciatori, tutto si è amplificato.

Quando entrambi gli inni nazionali finiscono, mi tocca l'ultima battuta, finché i telecronisti, non mi lasceranno di nuovo la linea.

«La partita sta per cominciare, da bordo campo è tutto» dico.

L'intervista • Come tutto è cambiato || F.CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora