Prologo

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4 anni prima, in un locale non precisato di Dressrosa...

















Berlay aveva pianificato ogni dettaglio, ogni mossa, perché la fredda razionalità era tutto per lei.

Aveva impiegato lunghi sudati anni per scegliere la persona giusta, il maestro che le avrebbe consentito di raggiungere il suo scopo: diventare la Regina dei Pirati.

Tuttavia, prima di lanciarsi all'avventura per mari ignoti formando la sua personale ciurma, doveva capire come funzionava tra i fuorilegge e, soprattutto, come sopravvivere nel Nuovo Mondo senza perire sotto la supremazia dei più forti.

Già, Berlay nonostante la giovane età aveva le idee piuttosto chiare su come funzionava da quelle parti, nell'età della peggiore pirateria e di grandi eroi, e aveva tutta l'intenzione di lasciare un segno indelebile del suo passaggio.

Ma prima di far conoscere ai popoli di ogni isola e continente il proprio nome, doveva imparare dal migliore in materia. O peggiore, se voleva essere precisa.

E così, dopo aver osservato con meticolosa attenzione le taglie dei pirati più noti e aver raccolto informazioni sul passato dei più loschi figuri, aveva individuato la sua preda, il suo capo ideale: Donquijote Doflamingo.

La mente scattante di Berlay ripassò velocemente gli ultimi dettagli del piano mentre fendeva la folla del gremito locale di Dressrosa. Il mantello nero scandiva ogni passo e si muoveva sinuoso attorno alla sua figura temprata da duri addestramenti. Gli stivali in cuoio, alti fino al ginocchio, non producevano nessun rumore, silenziosi come la loro padrona.

Le tre persone che cercava erano sedute davanti al logoro bancone, intente a parlare concitatamente. Una figura in particolare –quella che le interessava- era di schiena: si trattava di un uomo estremamente alto, caratterizzato da corti capelli biondi e da una corporatura a dir poco possente, dagli evidenti muscoli guizzanti che aspettavano solo di entrare in azione. Una bizzarra giacca di piume rosa, nonostante fosse piena estate, gli fasciava alla perfezione le ampie spalle, lasciando alla mercé dei suoi occhi solo le lunghe gambe, che terminavano all'interno di costosi mocassini in pelle nera. Berlay dovette ammettere che dal vivo faceva un certo effetto.

È proprio lui.

Donquijote Doflamingo.

Le persone che lo affiancavano rispettivamente sul lato sinistro e destro erano due dei suoi tre alto ufficiali, Diamante –uno spilungone da evidenti e dubbi gusti rock in fatto di vestiario- e Trebol –un individuo disgustoso che perdeva della sostanza, colla, muco forse? da ogni buco immaginabile, persino dal cappotto che gli avvolgeva la luride spalle-.

Berlay pensò che fosse meglio ignorarli e concentrarsi unicamente sul loro boss.

"Doflamingo, giusto? Vorrei parlarti e proporti di entrare in affari."

A quelle parole un pesante silenzio di morte calò nel locale.

Gli umani e i giocattoli che affollavano la stanza smisero di bere dai propri boccali e si voltarono sconcertati nella direzione della giovane. La squadrarono con terrore e si chiesero poco velatamente se fosse impazzita – o se cercasse una morte certa-, perché Berlay ci avrebbe scommesso ma nessuno aveva mai lontanamente esordito come lei davanti al Re di Dressrosa.

Eppure Berlay non era una sprovveduta: si era informata su Doflamingo e sapeva esattamente cosa dire per impressionarlo e quali tasti accarezzare per spingerlo a credere nella sua causa.

Diamante la squadrò con malcelata ostilità attraverso gli occhi chiari, sapientemente truccati. "Mocciosa, sei consapevole a chi ti stai rivolgendo con quel tono fin troppo arrogante?"

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