21. La fuga

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Non era stato uno scontro ad armi pari ed erano stati baciati dalla fortuna.

Se Katakuri non avesse perso la concentrazione, probabilmente non l'avrebbero sconfitto nemmeno pregando in tutte le lingue del Nuovo Mondo.

Ma Doflamingo e Kidd non erano certo uomini d'onore –erano pirati, che diamine- e la lealtà in battaglia la lasciavano volentieri agli imbecilli che si arruolavano in Marina. Preferivano la gloria all'onestà, loro. Perciò avevano vinto colpendolo alle spalle.

Kidd si asciugò con un gesto rozzo il sudore dalla fronte e osservò un'ultima volta il corpo esanime di Katakuri ai loro piedi.

"E' stata una faticaccia ma alla fine è caduto di schiena proprio come tutti quelli che hanno osato sottovalutarmi. Ben gli sta."

"Non infierire" si limitò a rispondere Doflamingo. "Non ho mai incontrato un avversario del suo calibro. Ha dimostrato determinazione e orgoglio."

"Tsk, razza di sentimentale" lo derise Kidd.

Lo Shichibukai scelse di ignorare l'ennesima provocazione. Affondò le mani nelle tasche dei pantaloni zebrati, valutando oltre le lenti opache i combattimenti attorno a loro.

Borsalino aveva già concluso da molto lo scontro con Smoothie ed era intento a gustarsi la vista del porto di Whole Cake Island, seduto a gambe incrociate sopra al balcone, totalmente incurante delle esplosioni attorno a lui. Gli mancava solo un cocktail da sorseggiare, poi si sarebbe detto perfettamente a suo agio anche in quel clima di urla agonizzanti e di lanci di poteri.

Rafael era alle battute finali e stava terminando proprio in quell'istante il duello contro Cracker, mentre Kira e Bege erano occupati con Perospero e Oven e sembrava che ne avrebbero avuto ancora per parecchio.

Il soffitto sopra alle loro teste, tuttavia, si stava sgretolando ed era questione di pochi minuti ormai prima che l'intero palazzo si attorcigliasse su se stesso.

Doflamingo strinse le labbra. "Andiamocene via. Big Mom è stata sconfitta, non ha senso restare" suggerì, girandosi verso il pirata dalla folta chioma rossa.

"Ti ho già detto un centinaio di volte di non darmi ordini" sbottò per l'appunto lui, prima di dargli le spalle con il montone nero che si muoveva scomposto attorno alla sua figura. Lo sentì poi borbottare qualcosa che suonava come: "Killer, hai finito di divertirti? Ottimo, torniamocene alla nave. Qui non serviamo più a un cazzo."

Doflamingo scrollò le spalle. Che bambino capriccioso. Poi aggrottò la fronte e si mise a cercare Berlay. Si sollevò in volo sfruttando una crepa del soffitto –e agganciandosi con i fili alle nuvole- per perlustrare al meglio ogni angolo della grossa sala finché non la individuò, appoggiata esanime con tanto di testa cadente che quasi toccava il petto all'unica parete ancora non crivellata da colpi.

Per un istante rimase impietrito dalla vista ed esitò, ma poi Doflamingo si lanciò verso di lei.

Neanche il tempo di atterrare che già se la stava portando al petto. La fissò con attenzione: era pallida con i boccoli mori appiccicati alla fronte imperlata di sudore e pareva più tra i morti che tra i vivi. Il corpo era completamente attraversato da bolle e ustioni sotti ai vestiti lacerati in più punti, tanto che diverse porzioni di pelle come il ventre piatto erano completamente in mostra. Non sembrava nemmeno lei ma una sua copia sbiadita.

Quasi trasalì.

"Berlay mi senti?" chiese prima di iniziare a scuoterla anche se con una certa accortezza per quanto il momento ad alta tensione glielo permetteva. "Sei un Imperatore adesso. Non puoi mollare."

Il Trono di CuoriWhere stories live. Discover now