XVI. La battaglia delle tenebre [Parte Due]

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Il villaggio di Kuranda apparve come un'ombra di sé stesso

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Il villaggio di Kuranda apparve come un'ombra di sé stesso. Case ridotte in macerie e sentieri distrutti delineavano una scena di desolazione. L'ombra, inarrestabile e malvagia, aveva lasciato dietro di sé solo distruzione e terrore. Un silenzio pesante pervadeva l'aria, spezzato solo da lamenti soffocati e il pianto dei sopravvissuti. Infatti, lungo le strade, alcune persone erano semplicemente svanite nel nulla. L'ombra aveva consumato la loro esistenza, facendole dissolvere nel vuoto. Alcuni abitanti erano stati risparmiati dal destino della scomparsa, ma non erano immuni alla violenza dell'ombra. Persone ferite e angosciate cercavano rifugio tra le macerie. L'ombra avanzava inesorabilmente attraverso il villaggio, estendendo le sue braccia oscure per consumare ogni cosa sulla sua strada.

Aurelio, il Guardiano della Saggezza, contemplò con sgomento la scena sotto di lui. Era il nuovo arrivato tra i guardiani, e la sua saggezza si nutriva delle esperienze passate, sempre cariche di tenebre e devastazione, ma comunque appartenenti a epoche lontane, sconosciute a lui. Mentre ora stava partecipando attivamente a una tale crudeltà, per la prima volta, da non sapere nemmeno da dove cominciare per aiutare quelle persone. La vista del villaggio distrutto gli provocò un'ondata di emozioni e sentimenti contrastanti, completamenti diversi da quelli che aveva provato il giorno in cui vide le ombre per la prima volta, sul lungomare della sua città. Quella volta non era ancora un guardiano, non aveva alcuna responsabilità. Adesso, sentiva di essere arrivato troppo tardi, sentiva di essere responsabile di quella sofferenza, sentiva di essere oramai impotente.

«Aurelio, non stare lì impalato, combatti!», gridò Elena nella sua direzione, e in quel momento il Guardiano della Saggezza sembrò risvegliarsi da uno stato di trance. Si accorse di essere già atterrato sul suolo; i suoni, prima ovattati, ora ripresero a rimbombare nelle sue orecchie. Vide le persone correre da una parte all'altra, sentì le loro urla strazianti, udì lo scrosciare del fogliame degli alberi circostanti, piegati a metà. L'aria era impossibile da respirare.

Impugnò il suo bastone e corse nella direzione dell'ombra, gridando ai passanti di mettersi al riparo, di nascondersi. Elena, al suo fianco, scagliava frecce di fuoco a raffica, ma i tentacoli dell'ombra gliele spezzava in due, senza rimanere minimamente ferita.

«Non è possibile», sussurrò Elena. Anche Aurelio tentò di colpire la creatura con i fulmini che uscivano dal bastone, ma senza successo. L'elettricità attraversava l'ombra, ramificandosi in essa, illuminandola, ma nessun danno sembrava essere stato inflitto. L'essenza malvagia di quella tenebra continuava a crescere sempre di più, e nessuno dei guardiani riusciva a spiegarsi quell'avvenimento.

«Questo male è troppo potente. Com'è possibile?» Einar appariva turbato, e si girò nella direzione di Aurelio. «Tu che hai letto il Liber luminae, sai qualcosa?»

Il Guardiano della Saggezza scosse la testa. «Niente del genere era mai avvenuto. La mia conoscenza sembra inutile», rispose. Tuttavia, gli venne in mente che c'era ancora una parte del libro che non riusciva a leggere, come se fosse bloccata, e la sua mente non era in grado di penetrarvi. Forse conteneva qualcosa che poteva spiegare la crescente potenza delle ombre? Il perché diventassero sempre più malvagie e i loro poteri non riuscivano a scalfirle? Aurelio non lo sapeva, ma pensò che fosse arrivato il momento di indagare più a fondo.

La Danza Dei GuardianiWhere stories live. Discover now