• 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 10 ~ 𝒮𝑜𝓅𝒽𝒾𝑒

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«Qual buon vento vi porta qui, quest'oggi, lady Sophie?»

Seriamente? Mi sta prendendo in giro?

Peccato non possa vedere la mia espressione di pura sufficienza, devo ammetterlo, ma l'occhiata che mi rivolge Thomas, il valletto alle spalle del Duca, mi rivela che è a dir poco eloquente. Inoltre il suo sguardo divertito è impagabile, anche se cerca di nascondersi dietro una mano. È davvero un bel ragazzo, ora mi rendo conto perché Sarah trascorre tutto il tempo che siamo qui a fissarlo come se stesse guardando un filetto di manzo appena cotto.

I miei occhi tornano su quelli verdi del Duca, vacui e persi nella stanza, e dato che sono in vena di apprezzamenti mi rendo conto che anche lui è un uomo di bella presenza, con un portamento regale e dei lineamenti marcati, ma allo stesso tempo dolci. Sbarbato com'è, sembra che abbia dieci anni di meno rispetto a quelli che ha. Lady Amelia, qualche giorno fa, si è lasciata sfuggire che abbiamo otto anni di differenza. Eppure sembra un ragazzino, a guardarlo ora: un ragazzino con uno sguardo perso nei ricordi. Vorrei sapere cosa gli passa per la testa, quando è così in silenzio. Vorrei potergli mostrare cosa si sta perdendo, anche senza gli occhi.

Naturalmente, le parole di quest'uomo così enigmatico mi riportano alla realtà: quando mi parla in questo modo vorrei soltanto urlargli contro. Le regole del bon ton, tuttavia, mi intimano di non farlo, così opto per un semplice sarcasmo.

«Passando davanti alla vostra casa mi sono resa conto che tutte le tende erano tirate e l'oscurità aleggiava qui intorno, così mi sono chiesta: perché non portare un po' di allegria al padrone di quest'abitazione così tetra con una bella lettura dei Pensieri notturni di Edward Young?»

Il mio tono canzonatorio non lo scalfisce per niente, anzi, con un gesto placido della mano m'invita a proseguire la lettura, così ritorno sulla pagina aperta e leggo: «La nostra nascita non è altro che l'inizio della nostra morte.»

Richiudo il tomo con un tonfo sordo e polveroso. Non ho assolutamente intenzione di ammorbare me stessa e i presenti con una pesantezza di tale entità. So benissimo che il Duca prova piacere quando sono in difficoltà, credo ami proprio sentire i miei sospiri infastiditi tra una riga e l'altra di tutte le letture che mi propone. Lo immagino mentre trascorre tutta la mattina pensando a quale libro propinarmi qualche ora dopo, per godere poi della mia difficoltà e del fastidio che provo. Perché anche se non può vederlo, so che è ben consapevole delle mie reazioni.

Gli altri suoi quattro sensi sono davvero ben sviluppati e a volte ho anche l'impressione che mi stia guardando negli occhi. Questo è uno di quei momenti, e mi rendo conto in una rivelazione lampo che vorrei davvero essere vista da lui, sentire l'effetto che fa avere i suoi occhi su di me.

Per fortuna l'uomo che ho di fronte è prevedibile, e prima che io possa sotterrarmi da sola per aver solo pensato certe cose, mi dice: «Perché vi siete fermata?»

«Volete dire che vi piace la mia voce?»

«Volevo soltanto dire che, siccome siamo incatenati entrambi in questa routine quotidiana, vorrei almeno sfruttarla al meglio per udire parole che non posso leggere da tempo.» Gesticola appena con una mano, mentre è poggiato allo schienale del divanetto in una posa morbida e a suo agio. Percepisco una punta di malinconia nella sua voce, ma è davvero ben celata, così cerco di cogliere il momento, perché... sì, mi piace il rischio.

E sì, so già che me ne pentirò.

«Da quanto siete...» Faccio una breve pausa. «Da quanto non...» Sono titubante, non riesco a trovare le parole giuste per non risultare invasiva.

«Cieco?» Mi spiazza lui, con tanta brutalità.

Getto un'occhiata veloce a Thomas e Sarah, che in verità non stanno minimamente pensando a noi, ma si scambiano piuttosto delle occhiate cariche di mille pensieri non detti. Questi due non me la raccontano giusta, tuttavia ho necessità di arginare il discorso intrapreso con il Duca, perché ho gettato il sasso ma ora non ho più il coraggio di continuare.

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