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La piega che avevano preso gli eventi la sera prima era stata inaspettata.
La cena era stata tesa, certo, e anche un po’ triste, ma ciò che davvero lo aveva colto di sorpresa era stato Chiasa.
«So che ti avevo dato totale disponibilità, ma credo sarebbe meglio che non dormissi più con me», gli aveva comunicato con sguardo fermo e braccia incrociate.

«Ho fatto qualcosa di male?», chiese subito, nel panico.

«No, no, no, santo cielo, tu sei perfetto», lo rassicurò, sciogliendosi come neve al sole, «Credo solo che qualcuno potrebbe rimanerci male e…non voglio», disse con lo sguardo basso.

Asahi non era sicuro di cosa volesse dire.
«Perché non torni in stanza con Yuuta? Sono certo che non gli darà fastidio come dice», rise sotto i baffi Chiasa, chiudendosi la porta alle spalle.

Che intendesse…? No, che assurdità, era impossibile anche solo da pensare.
Asahi si grattò la testa, dirigendosi verso la sola camera del suo vicino di casa.

Bussò e nessuno rispose, così aprì.
Beh, almeno non c’era, poteva dormire un paio d’ore se era fortunato e poi alzarsi e trovare un altro posto.
Fissò la linea rossa che divideva a metà il materasso, un leggero attacco di emicrania che lo portò a massaggiarsi le tempie, poi si coricò.
Non ricordava molto di come avesse passato la notte, forse ad un tratto si era anche svegliato sentendo dei rumori, come quando era piccolo, ma era tutto molto nebuloso dal momento che era ripiombato subito nel sonno.
Quindi non sapeva di preciso come sia arrivato a trovarsi in una posa tanto equivoca di prima mattina.

♡♡♡

La sensazione di qualcosa di strano gli arrivò prima attraverso il tatto e l’olfatto e, solo dopo, attraverso la vista.
Un profumo forte di frutti di bosco lo stava intossicando, riempiendogli i polmoni fino a fargli girare la testa, mentre il peso di una coscia soda e morbida si premeva contro la sua anca.

Qualcosa gli pizzicava il naso, facendoglielo prudere fino all’inverosimile.
Quando la sua coscienza finì di riemergere dai fumi del dormiveglia, si rese conto che non era solo la gamba di Yuuta ad esercitare pressione su di lui, ma il suo intero corpo dal momento che il ragazzo lo stava usando come fosse un materasso.

E non sarebbe stato neanche un problema se non fosse stato per quella fastidiosa presenza che entrambi avevano tra le gambe e che Yuuta continuava a strusciargli addosso nel sonno, miagolando come un gattino.

Ok, doveva elaborare un piano ed elencare pro e contro.
Ma era dannatamente difficile con quel corpicino premuto addosso al suo e le labbra rosee di Yuuta a così breve distanza.

Riprenditi!

Probabilmente, se lo avesse svegliato in quel frangente, Yuuta lo avrebbe preso in giro per tutto il resto della sua vita, continuando a ridere e rinfacciargli che si era eccitato a causa sua, anche se non era vero, da lì all’eternità.

Doveva alzarsi e calmarsi senza disturbarlo ma non poteva certo uscire in corridoio per raggiungere il bagno con la bandiera a mezz’asta.
Era nel panico più totale.

Era così sgomento, il cuore in gola, che neanche si era accorto di quanto fosse piacevole la pelle calda di Yuuta.
Non era abituato a non provare spasmodico disagio quando qualcuno lo toccava, ogni volta che era andato a letto con qualcuno prima aveva avuto bisogno di ubriacarsi pesantemente per non sentirsi male.
Forse dipendeva dal fatto che nel corso degli anni aveva toccato Yuuta innumerevoli volte: quando sedevano vicini a pranzo, quando si facevano i dispetti, quando litigavano in balcone.
Forse la sua pelle era arrivata ad un punto tale da riconoscere il corpo di Yuuta come un’estensione di sé stessa, per questo era così in pace nonostante la situazione.

Raspberry Paradox [boyxboy]Where stories live. Discover now