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Levi, senza se e senza ma, seguì Eren...non prima di essere entrato all'interno e aver salutato Hange.
La donna aveva capito tutto dal suo sguardo; era felice. E non lo aveva mai visto così tanto su di giri, quindi aveva mosso la mano e gli aveva detto:《va bene, ho capito. Vai via, mi raccomando non adottate bambini, perché non voglio diventare nonna troppo presto.》
Il tutto accompagnato da un sorriso. Levi aveva fatto un cenno della mano, prima di chiudersi la porta alle spalle e scendere le scale con il cuore in gola. Non vedeva l'ora di stare con Eren, ma prima però dovevano affrontare il boss finale.
Per lui, avrebbe potuto anche evitare la cena se non fosse stata di importanza così vitale per la futura carriera di Eren. Voleva vederlo realizzato sì,  ma con dei soldi puliti.

Salì subito in auto, Levi si allungò  un attimo verso il castano, per prendere il suo viso con una mano e sfiorare la sua pelle delicatamente con le dita poi gli lasciò un bacio a fior di labbra, prima di mettersi seduto sul sedile.
《Mikasa e Gabi ci aspettano già li. Ho notato che non hai messo il maglione natalizio che ti ha consigliato lei.》
Lo sguardo di Eren si corrugó,  mentre iniziò  a guidare verso casa di Grisha. Sarebbe stata la prima volta, per lui, vederla.
A quelle parole, istintivamente la mano di Levi si alzò per toccare il tessuto del maglioncino nero che stava indossando e anche lui si ritrovò a corrugare lo sguardo senza volerlo:《davvero pensavi che lo avrei messo ? Odio il natale, sì,  ma ciò non vuol dire che avrei indossato un maglioncino con una renna per compiacere tuo padre.》
Rispose prontamente il corvino, facendo scattare un sorriso sulle labbra all'altro.

《Non ti avrei nemmeno obbligato a metterlo.》
In effetti, nemmeno lui indossava dei vestiti del genere. Le uniche che avevano onorato la tradizione sembravano essere state Mikasa e Gabi, solamente perché era stata costretta dalla corvina.
Le aveva viste di sfuggita però quelle gonne tartan, rosse e a quadri, gli erano risaltate subito all'occhio.
E lui non lo avrebbe mai fatto.
Mai e poi mai nella vita a indossare degli abiti del genere o dei maglioncini natalizi con le renne. Per quanto comodi e caldi sarebbero stati. Non si sentiva a suo agio.
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Arrivarono subito di fronte la grande villa di Grisha, addirittura più grande di quella di Eren.
La notte la rendeva molto più bella e misteriosa.
Il cancello in ferro battuto, lungo e largo, si aprì non appena il castano accostò con l'auto davanti a esso. Poi c'era in enerome giardino, separato da una via in pietra per il passaggio delle auto così non avrebbero potuto rovinare il verde dell'erba. Più avanti, tra gli alberi rigorosi e i cespugli portati in modo così perfetto, spiccava la grande villa bianca a tre piani.
Levi si chiese a cosa fosse serviva se Grisha era un uomo solo; da quello che sapeva, Eren non aveva più sua madre era cresciuto solo con l'uomo, che poi aveva adottato in seguito Mikasa per fargli compagnia.
Il ragazzo fermó  l'auto in un parcheggio adibito apposta e scesero insieme. Prima di avviarsi, però, si diedero un veloce bacio a stampo sulle labbra.

L'interno della villa di Grisha era molto più grande di come sembrava da fuori. Davanti a loro c'era un grande atrio, con parquet in legno e due scale che portavano ai piani superiori dove c'erano delle finestre e un lungo corridoio.

《Vedo che non avete indossato ciò che vi ho chiesto.》
L'uomo li accolse così, sbucando da un grande arco in pietra grezza che conduceva a una stanza adiacente. Levi gettò uno sguardo alle sue spalle vedendo già la grande tavola imbandita con una tovaglia rossa, candele dello stesso colore e al di sopra c'era qualsiasi leccornia. Vide Mikasa e Gabi già  sedute. Sembravano essere entrate in sintonia quelle due, le vedeva parlottare sempre tra di loro.

《Già, non abbiamo avuto tempo di vestirci come volevi.》
Intervenne Eren, mettendosi al fianco del corvino.
I due si guardarono negli occhi; c'era un'aria così tesa che poteva essere spezzata con il filo del rasoio.
Lo sguardo di Grisha nei confronti di suoi figli era uno sguardo di sufficienza che gli concesse con un sopracciglio alzato.
A lui, invece, non lo aveva guardato nemmeno per sbaglio.
Per fortuna che Levi non sapeva cosa volesse dire vivere con un padre con un dito nel culo come quello di Eren, altrimenti già se ne sarebbe andato da un bel po' di tempo. Per fortuna suo zio non era così, nonostante il suo passato da uomo violento nei suoi confronti, si era calmato da quando aveva detto di Eren e in effetti era da un po' che non lo sentiva. Non gli aveva nemmeno fatto gli auguri per natale, non sapeva memmeno se fosse vivo o morto a quel punto.
Si accomodarono al loro posto e iniziarono a mangiare.

La cena passò tranquilla, nonostante Levi avesse toccato poco e nulla, il suo stomaco era abituato a ingerire così poco che all'antipasto già era pieno. Grisha non si era sprecato, per quella cena almeno quello glielo poteva riconoscere. Vedeva che fosse un uomo che non voleva fare brutta figura.

《Papà...》
La cena venne interrotta dalla voce ferma di Eren.  Levi ebbe un brivido, mentre stava inghiottendo in modo forzato quel pezzo di pane raffermo; non lo aveva mai sentito che lo chiamava in quel modo, nemmeno per sbaglio e sapeva anche cosa volesse dirgli.
《Io lascio.》

《Cosa ?》
Fece Grisha, per sbaglio lasciò stridere la forchetta nel piatto e si innalzò un sussulto generale.

《Hai capito bene. Lasciò il mio posto a qualcun altro, Armin sembra essere la persona più valida per sostituirmi.》 A quel punto si alzò. 《Voglio vivere la mia vita insieme a Levi,  tranquillamente, e ti prego di non intracialciarmi nella mia scelta.》
Levi sussultó  quando vide Eren avvicinarsi  a lui, inginocchiarsi e prendere una scatola in velluto dalla tasca.《Levi, vuoi sposarmi ?》
Levi era rimasto senza parole. Allora il castano faceva sul serio quando aveva asserito si voler lasciare il suo posto di dirigente.
Si alzò anche lui e si lasció  cadere sulle ginocchia, con gli occhi sgranati. Felicità. Finalmente avrebbero ottenuto ciò che da tempo desideravano.

《Sí,  Eren cazzo. Lo voglio. 》
Gettò le braccia intorno al suo collo e gli diede tanti baci sul viso. Il cuore che gli scalpitava forte nel petto era la prova che tutto quello non fosse affatto un sogno.

《Bene.》
Fu solo il commento di loro padre.

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A cena terminata; Eren e Levi  si misero in auto.
Mikasa e Gabi sarebbero invece andate con la limousine che le aveva accompagnate, per non disturbarli, a detta di Mikasa.
Levi era felice, di passare quel momento con Eren...il suo futuro marito.
《Ora voglio portarti prima da una parte però.》
Aveva dichiarato, prima di rimanere in silenzio per tutto il viaggio. Levi era curioso di sapere dove lo avesse portato.
Quando riconobbe però il posto, i suoi occhi si accesero dalla felicità.

Era quel posto, immerso in mezzo al verde, in cui erano stati il giorno della loro cena romantica. Quando erano stati interrotti da quella dannata chiamata.
Eren parcheggió, in mezzo a due alberi, si girò verso di lui e Levi fece lo stesso;i loro occhi si incontrarono, in quelli di Eren vide la vita, la luce. Forse per la prima volta.
《Levi io...》
Ma Eren non finì mai di parlare; le i vetri del finestrino si ruppero alle sue spalle, un proiettile colpí Eren dritto sul viso.
Tutto accadde così lentamente.
Il sangue, il corpo subito diventato freddo del ragazzo. Poi altri tre spari, al petto. Non vide nemmeno chi fosse stato a spararlo, ma si fermó  lì.
Il silenzio tutto intorno venne spezzato da un rumore molto più forte di uno sparo; le sue urla. Si rese conto di star urlando quando la sua gola divenne rovente, le sue guance si bagnarono subito dalle lacrime e il corpo stretto a quello freddo e senza vita del ragazzo.  Poi realizzò; non si sarebbe mai sposato con Eren, non avrebbe mai creato quella vita tranquilla che aveva sempre desiderato.
Osservò il viso del ragazzo. I suoi occhi erano chiusi, in un'espressione tranquilla. Aveva trovato lì la pace che desiderava, nella morte.
Fece combaciare le labbra con quelle dell'altro: 《addio, mio Eren.》
















With you (ereri)Where stories live. Discover now