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Quel viaggio mi segnò molto più di quanto mi aspettassi: non c'era più spazio per le frivolezze della gioventù, dovevo dimostrare quanto fossi forte.

Ombre e sussurri mi avevano accompagnato in quello spazio dedaleo. Occhi mi avevano perseguitato fin dentro la mente, beffandosi di me.

Ogni cosa avrebbero scoraggiato chiunque a rimanere in vita, a cercare una via d'uscita. L'unica cosa che mi spronava ad andare avanti era il pensiero di mio fratello.

Solo così avrei resistito.

Il bosco dei sussurri

Sì avventurò nel bosco.

Sulle spalle era appoggiato uno zaino con provviste varie, un coltello, una torcia e le munizioni per il fucile che portava a tracolla. Non sapeva quanto sarebbe stato via o se avrebbe corso dei pericoli; il destino, in quel momento, era un enigma.

Dalla cascata si era inoltrato nell'unico punto che la donna aveva potuto attraversare quel giorno. Questa volta lui sarebbe rimasto concentrato, non si sarebbe fatto fregare dai suoi giochini.

Poi si ricordò che era da solo, e tantomeno era un bambino, perché avrebbe dovuto disturbarsi a prenderlo in giro? Perché avrebbe dovuto catturare la sua attenzione?

L'avrebbe stanata come suo padre aveva fatto con le volpi, nelle lunghe giornate di caccia.

Il ricordarsi di quelle carcasse dal pelo fulvo e imbrattato di sangue, lo fecero rabbrividire. Non aveva mai amato il lavoro del padre, era del parere che trafugare la bellezza di quegli animali era un atto orribile; una volpe risplendeva tra tronchi, foglie e ramoscelli, non intorno al collo di una ricca signora.

Se una cosa buona era uscita dalla sparizione di Nevio, era il fatto che suo padre avesse perso la passione per quel lavoro. Non aveva voluto mettere più piede nel luogo che se l'era portato via.

Il silenzio che aveva segnato quella giornata sembrava essere svanito: tutti i rumori del bosco si intensificarono intorno a lui, portandolo a girarsi di continuo da una parte all'altra, stando bene attento a ciò che lo circondava.

Sebbene fosse armato, la paura di incontrare qualche predatore era fuoco adrenalinico dentro di lui; le sue lingue calde si avvolsero intorno al cuore palpitante, stringendolo sempre più, a mano a mano che si addentrava nel folto degli alberi.

Trattenne il respiro quando avvertì dei rametti spezzarsi alla sua sinistra. Sì fermò a osservare quello spazio, imbracciando il fucile.

Ne uscì fuori un'ombra.

Fu al punto di sparare, mosso dai riflessi e la paura, quando si accorse che si trattava di una volpe. Abbassò l'arma, osservando i suoi occhi attenti.

L'immagine di quella creatura legata a una corda nelle mani di suo padre lo fece rabbrividire.

La scacciò con le mani, facendo svanire anche il ricordo, e la volpe corse via senza farselo ripetere due volte.

Sospirò, riprendendo il suo cammino.

Intorno a lui l'aria si fece più oppressiva: la luce del sole faticava a penetrare rami sempre più fitti e annodati, quasi a voler creare un cupola continua sulla sua testa. Le foglie secche che calpestò lo fecero sobbalzare varie volte, abbracciato da un sinistro silenzio arrivato all'improvviso e spezzato solo dai suoi movimenti e dai sibili del vento.

Si immaginò i rami più bassi che come artigli cercavano di ghermirlo per portarselo in cima, intrappolandolo come un uomo appeso a una croce. Ogni ombra fugace che intravedeva tra i tronchi alti e maestosi, gli ricordava figure che ballavano e si nascondevano alla sua vista.

Si sentì osservato. Studiato. Giudicato.

Pensò a suo fratello: non poteva essere scappato e passato da quelle parti. Un ragazzino non avrebbe mai avuto il coraggio di oltrepassare quel pezzo che lo stava inghiottendo sempre più nell'oscurità.

Voci e sussurri si infittirono alle sue spalle, e gli ricordano un corteo funebre dietro la bara. Solo che in quel momento ci si sentiva lui all'interno di quella cassa.

Se solo non fosse stato per il cuore che batteva a ritmi serrati, avrebbe cominciato a pensare di essere diventato un fantasma. E che quella fosse diventata la sua nuova casa.

La strada svanì all'improvviso, facendolo finire in un labirinto di alberi dal quale sembrava non esserci una via d'uscita. Nel guardarsi indietro, non riusciva a notare neanche il punto da dove era arrivato. Tornare sui suoi passi, quindi, sembrava impossibile quanto uscirne.

Il fuoco dell'adrenalina si congelò all'arrivo del terrore. Se ne rimase paralizzato al posto, mentre le figure continuavano a danzare accanto a lui, alimentando altre visione nella sua mente.

Come fare, adesso?

Un rumore squarciò il silenzio.

Nel girarsi, notò una figura oscura camminare tra i rami degli alberi, staccandosi dalle altre. Sembrava più grande e dai contorni sfocati, sebbene si avvicinasse sempre di più. Le sue labbra inesistenti sussurrarono parole che per lui non avevano nessun significato.

Cominciò a correre nella direzione opposta, accompagnato dal martellare del suo cuore nel petto; il fiato corto che si mischiava al rumore pesante dei suoi passi.

L'ombra lo seguiva, poteva avvertirne la presenza dietro la schiena. Per un paio di volte ebbe paura che fosse sul punto di acciuffarlo, ma le sue gambe non cedettero nella corsa.

Bisbiglii sempre più pressanti. Occhi ovunque spostasse lo sguardo.

Si portò le mani alla testa, tra i capelli corvini, cercando di scacciare dalla sua testa pensieri tristi e martellanti.

Mani artigliate agguantarono la stoffa degli abiti, cercando di frenare la sua fuga. Rami più bassi gli graffiarono guance e mani, cercando di ostacolarlo. La terra stessa sembrava farsi più fangosa, trattenendo i suoi piedi.

Nella sua mente tutti i movimenti erano rallentati. Come una pellicola messa alla minima velocità. Non ce l'avrebbe fatta. Era questo il pensiero fisso, mentre si sentiva sempre più sovrastato dal buio.

Sarebbe rimasto tra quelle ombre fumose per sempre.

Poi vide la luce.

CaleidoscopioWhere stories live. Discover now