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Mentre Jecob scompariva inghiottito dalla folla danzante, il mio sguardo continuava a cercarlo, non capivo del perché si fosse allontanato.
Ancora rossa in viso decido di allontanarmi dalla calca.
Continuo a camminare non curante del fatto che oramai sono rimasta sola. L'oscurità mi avvolgeva completamente, l'atmosfera si stava facendo via via più tetra. Non ero più tanto sicura della mia decisione di allontanarmi, avrei fatto meglio a ricongiungermi con le mie amiche, anziché giocare a cappucetto rosso nel bosco.
Dopotutto non si può mai sapere chi si aggira nei boschi di notte; proprio in uno di questi boschi qualche settimana fa la polizia aveva ritrovato due corpi, un'animale avevano detto al notiziario. L'istinto mi suggeriva che dovevo andarmene da qui e anche in fretta.
Senza pensarci iniziai a correre a perdifiato verso la salvezza, finché in avvertitamente non inciampo in una radice.
Proprio adesso doveva succedere?
Il fruscio delle foglie che vengono portate dal vento inizia a terrorizzarmi.
Poi il rumore di un ramo spezzato richiama la mia attenzione.
É la fine lo sapevo... mamma, papà... aiutami
Quando penso che la mia vita sarebbe finita, una voce profonda mi risveglia dallo shock.
D'istinto alzo lo sguardo incrociando due pozze cristalline quasi irreali, la pelle bianca come la porcellana perfetta nel suo pallore, i capelli anch'essi canditi come la neve.
Mi sembra di conoscere quel ragazzo, ma proprio non ricordo dove... eppure il suo viso e quegli occhi non sono così facili da dimenticare.

"Ti hanno mai detto che non è saggio passeggiare nei boschi da sola?" Dice
"Non pensavo di essermi allontanata così tanto"
"In ogni caso non sai mai chi potresti incontrare, questa volta ti è andata bene perché hai incontrato me, la prossima potresti non essere così fortunata"

Mi allunga la mano diafana per aiutarmi, senza che dessi alcun comando al mio corpo, esso si mosse da solo. La sua mano era fredda in confronto alla mia che sembrava fuoco.
Ci guardammo per un'istante quasi di sfuggita, volevo cogliere ogni minimo particolare di quel ragazzo di cui ancora non sapevo nulla.

"Grazie per avermi aiutata, sono Eden comunque"
"Alexander" dice semplicemente.

Il biondo si guarda intorno come se percepisse qualcosa, ma alla fine gira i tacchi e se ne va.

"Ci vediamo Eden" mi saluta.

Alexander scompare dal mio campo visivo diventando un tutt'uno con le tenebre.
Rimango ancora per un'attimo a fissare il punto in cui il biondo è sparito, mi sento triste e non ne capisco il motivo, lo conosco da qualche secondo e già ne sento la nostalgia, come se quell'individuo fosse una parte fondamentale di me.

Alexander's pov

È una notte tranquilla, perfetta per cacciare, ho notato che c'è una festa nei dintorni e ciò significa solo una cosa: adolescenti con più alcol che sangue nelle vene.
Ma devo essere prudente, quei cani pulciosi potrebbero essere nei paraggi.
Credo che rimarrò nei paraggi, sicuro che qualche coppia o singoli si addentrino nella boscaglia, completamente ignari che non torneranno più indietro.
L'attesa è quasi snervante, ma dopotutto anche questo fa parte della caccia.
Mi porto una sigaretta alla bocca aspettando che la mia cena si consegni da sola.
Finalmente la mia attesa viene ripagata, la mia preda emana un'odore invitante.
Finalmente la trovo, é caduta in una radice, riesci a sentire i battiti del suo cuore accelerati, come se sapesse cosa le sta per accadere.
La ragazza che ad occhi e croce avrà si e no diciassette anni lentamente alza il viso.
Mi pietrifico all'istante. Non può essere lei.
Caroline è morta da oramai 104 anni.
Questa ragazza è identica a lei.
Per più di mille anni ho vissuto nel segreto, nascosto nell'ombra, un predatore che si nutre della linfa vitale degli essere umani, condannando per l' eternità a rivivere la stessa tragedia che da mille anni mi perseguita. Possono passare gli anni, i mesi o i secoli, qualunque sia il luogo o il tempo sono destinato inevitabilmente a rincontrarla.
In qualche modo sembra riconoscermi, nella mia testa un pensiero si fa largo: fa che lei non si ricordi di me...
La cosa più giusta che possa fare per lei è andarmene, altrimenti non riuscirò più a farlo.
Lei deve stare a debita distanza da uno come me, non ho nulla da offrirle se non il gelido abbraccio della morte. Ma il suo viso, quegli occhi così espressivi, quelle labbra e infine il suo cuore così giovane ma soprattutto umano, mi spingono ad avvicinarmi a lei.

"Ti hanno mai detto che non è saggio passeggiare nei boschi da sola?" Le dico
" Non pensavo di essermi allontanata così tanto" cerca di giustificarsi
"In ogni caso non sai mai chi potresti incontrare, questa volata ti è andata bene perché hai incontrato me, la prossima volta potresti non essere così fortunata" concludo.

Le allungo la mano per aiutarla a rialzarsi, il contatto tra di noi è come un fulmine a cel sereno, la sua pelle calda a contatto con la mia gelida mi provoca tante piccole scosse in tutto il corpo, i nostri sguardi si incontrano per una frazione di secondo, quel singolo contatto in qualche modo ha smosso qualcosa che fino a quella notte era rimasto sepolto nell'angolo più recondito del mio essere.

"Grazie per avermi aiutata, sono Eden comunque" dice infine.
"Alexander" rispondo automaticamente.

Oramai è tempo di andare altrimenti avrei finito per prosciugarla, sicuramente avrei trovato qualcun altro che avrebbe saziato la mia fame.
La lascio lì a guardare la mia figura mentre ritorna ad essere un tutt'uno con l'oscurità.

"Ci vediamo Eden" la saluto.

Alle sue orecchie quel 'ci vediamo' le sarà suonato come un addio, invece per me era un'arrivederci, sapevo che ci saremmo incontrati nuovamente in un modo o nell'altro.
La decisione di levare le tende inoltre non è stata dettata solo dal fatto che ci fosse lei, avevo avvertito un'altra presenza: un lupo.

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