10. La bella addormentata

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«nell'amorosa quiete delle tue braccia»

Stava dormendo beatamente sulle mie gambe. Era bello vederla tranquilla e senza quegli incubi che la tormentavano. Aveva addirittura un piccolo sorriso stampato in volto.
La accarezzai dolcemente, avevo paura di svegliarla. Controllai l'ora prendendo il mio cellulare in tasca. Era tardissimo.
Saremmo dovuti già essere tornati.
«Juliette, Juliette svegliati!» urlai.
Ma non si svegliava. Si girò contrariata rivolgendomi qualche verso. Poi si girò di nuovo. Ebbe un sussulto e poi basta.
Sembrava stesse dormendo ma sapevo ci fosse qualcosa che non andava. La scossi. Le diedi delle carezze. La chiamai. Feci di tutto eppure non si svegliava.
La presi in braccio caricandola con me sul cavallo. La tenni con un braccio stretta al petto mentre con quello libero tenevo le redini.
Slegai anche il suo cavallo che ci seguì a ruota anche senza cavaliere.
Per fortuna c'erano due addetti nelle stalle a cui potei lasciare il compito di sistemare i cavalli. Non avevo ne il tempo ne la testa.
La presi in braccio precipitandomi dentro la tenuta. Aprii la porta con il piede facendola sbattere con un sonoro boato.
«Aiuto, ho bisogno di aiuto!» urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.
Lucas si precipitò subito da noi saltando addirittura gli scalini. Mentre Alyssa e Marco riemersero dalle loro stanze.
Mio fratello appena vide la scena sbiancò avvicinandosi al viso di Juliette. Alyssa invece nascose il viso nel petto del suo amico.
Mi venne ordinato di portarla in camera sua e di adagiarla sul suo letto. Ma non riuscivo a lasciarla. Sentivo che se l'avessi lasciata le sarebbe accaduto qualcosa. E in un certo senso pensavo che fossi responsabile della sua condizione.
«Leo lasciala» mi ordinò Lucas.
«n-non posso» avevo la voce che mi tremava e gli occhi lucidi.
Mi poggiò una mano sulla spalla:«starà bene».
E la lasciai. La posai sul suo letto anche se non volevo. E non successe nulla. Continuava a dormire. Almeno sembrava che stesse dormendo perché ne dubitavo. Sembrava la bella addormentata che attendeva il bacio del vero amore. Ma sarebbe mai arrivato?
La regina venne informata subito. Non diede in escandescenza, mi fece varie domande e risposi a tutte. Mi abbraccio e mi tranquillizzò dicendomi che la colpa non era mia e non dovevo addossarmele senza motivo. Si era seduta accanto a lei posizionandole la testa sulle sue gambe e iniziò ad accarezzarle la testa. Il medico arrivò poco dopo. Constatò che era entrata in coma. Non sapeva come fosse stato possibile ma decise che era meglio portarla in ospedale dove avrebbero potuto usufruire di tutti gli apparecchi medici necessari.
La trasportarono in ambulanza. Con lei salì la regina che volle Lucas con se. Noi li seguimmo in auto.
Affitto una camera privata e un'infermiera ci chiese di uscire tutti tranne Alyssa per poterla cambiare.
E la madre non sarebbe potuta essere avvisata. Pensai.
Marco era seduto in un angolo della stanza. Osservava tutti come un'avvoltoio. Non parlava e non sembrava essere neanche più con noi.
Alyssa invece aveva posizionato una sedia accanto al letto di Juliette. Le stringeva la mano senza lasciarla andare per nessuna ragione. Stava al suo capezzale come se stesse morendo.
Lei non morirà, non può. Dobbiamo tornare in estate alla cascata e farci un bagno insieme. Quindi non può.
Lucas non stava fermo un secondo, camminava avanti e indietro per la stanza tenendosi il meno. Sapevo cosa stesse facendo. Stava calcolando la situazione. Controllando tutto dall'inizio alla fine e stava pensando a qualsiasi soluzione possibile. Non si sarebbe dato pace finché non sarebbe finito tutto.
La regina era uscita per chiedere delle informazioni ai dottori. Con noi erano arrivati due bodyguard che stazionavano a turni fuori dalla camera e quelli della regina.
Eravamo alla deriva. Allo sbaraglio.
Doveva svegliarsi perché nessuno di noi avrebbe retto.

2 giorni dopo-Alyssa
Continuava a non svegliarsi. Era immobile in quel letto. Imprigionata. Vederla così mi distruggeva. Io ero quella stronza, scorbutica, sarcastica sempre di malumore lei era quella felice, sorridente che entrando in una stanza la illuminava con la sua luce. Se ero triste era lei a tirarmi su. Era lei la quella forte. Io semplicemente fingevo. E avrei voluto averla qua. Tutti l'avremmo voluto. Anche quello stronzo di Lucas. Che fingeva. Tutti avevamo capito che il suo odio celasse altro tranne Juliette. Troppo ingenua in certe cose, troppo scaltra in altre.
Ero andata a prende una cioccolata calda per me e Lucas. Quella notte eravamo rimasti noi dando il cambio a Marco e Leo.
La stupida macchinetta mi aveva mangiato un euro. Non te lo consiglio. Dovevo rimanere calma o l'avrei spaccata. Qualcuno diede un pugno a destra facendola ricominciare a funzionare. Mi girai e trovai un medico. Alto, abbronzato, con i capelli rasati e gli occhi verdi. In altre circostanze l'avrei notato. Ma ora era l'ultimo dei miei pensieri.
«grazie»
«di nulla» e mi rivolse un sorriso ammiccante.
Alzai gli occhi al cielo e me ne andai. Siamo in un ospedale madonna. La camera di Juli era in fondo al corridoio. Lucas era seduto su una delle sedie fuori. Mi stava aspettando.
Juliette non sa quanto è fortunata. Appena si sveglia gliene dico quattro.
Gli posai la mano sulla spalla richiamando la sua attenzione. Si alzò di scatto incatenando i suoi occhi nei miei. Aveva due occhiaie chilometriche che gli solcavano il viso. Sembrava quello che ne risentiva di più. E lo era.
Gliela passa evitando di dirgli che non era il quinto caffè della giornata che mi aveva richiesto. Doveva dormire. Accettare la proposta di Loretta di fare cambio. Juliette l'avrebbe rimproverato. Si comportava come una madre con il proprio figlio con quei ragazzi. Altre volte come una sorella, altre come una amica. Camaleontica.
«ti ha infastidito quel tipo» sgranai gli occhi scioccata.
Non pensavo l'avesse visto. Teneva la testa china tra le braccia.
«no tranquillo»
Mi sedetti accanto a lui sorseggiando la mia cioccolata.
«sarò schietta, niente mezze parole» richiamai la sua attenzione.
«sei allo sbaraglio, fatti una doccia, dormi minimo 10 ore e smettila con i caffè, lei non vorrebbe vederti così»
Sorrise beffeggiandomi «te lo scordi». Tu sei stronzo? Io lo sono il triplo.
Alyssa! Smettila e sii gentile. Sentii Juliette riprendermi.
Solo per lei. Non lo uccido solo per lei.
«se si sveglia e ti vede così penserà di essere finita in un'apocalisse zombie» la buttai sull'ironia.
«io non me ne vado» rispose imperturbabile.
Dovetti aggrapparmi a tutti il mio autocontrollo per non vomitargli addosso tutta la verità e le bellissime parole che stavo usando mentalmente per descriverlo.
«o vai a casa o ti ci spedisco a calci in culo»
Mi guardò come un cucciolo ferito e capii.
Oh merda.

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