XVI

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Dopo circa un'oretta arrivò la cena, a lui si chiuse subito lo stomaco, si irrigidí e lei se ne accorse, gli prese le mani con dolcezza e avvicinò il naso al suo in un gesto molto tenero, poi gli diede un lieve bacio, e sussurrò al suo orecchio di stare tranquillo, gli disse che lei sarebbe stata lì, sempre.
"E facciamo sta stronzata, tanto ormai non c'è niente da perdere" Disse lui con fare sarcastico.
"Eddai, non prenderla così, ci provi, ti do una mano e poi vediamo come va, anche solo provarci è una piccola vittoria"
Lui non rispose, prese la forchetta, gli tremó la mano.
"Vuoi che ti aiuti?" Chiese lei sperando che Tristan non si vergognasse delle sue debolezze.
"No tranquilla, devo solo calmarmi un attimo" Le rispose lui cercando di restare calmo.
Un senso di rabbia si insinuò in lui, voleva mandare tutto a fanculo e non pensarci più ma in fondo aveva promesso ad Elly che non avrebbe più fatto piangere Talia, e aveva già infranto quella promessa una volta, non poteva farlo ancora. Quindi prese coraggio e ingoiò il primo boccone. Venne scosso da conati di vomito, ma non si fece abbattere, provò a mandare giù qualcos'altro e ci riuscì, lei continuò a rassicurarlo tenendogli la mano sulla spalla.
Tristan riuscì a finire metà di quello che gli avevano portato, lei in tutta risposta lo baciò, contentissima di quel traguardo. Continuò a pregare che lui non vomitasse.
Dopo un quarto d'ora lui prese Elly e iniziò ad accarezzarla, era pensieroso, Talia non seppe decifrare il suo sguardo, era cupo, triste, a tratti apatico ma con una punta di felicità.
Passò una mezz'ora e lui decise di fare una richiesta a quella magica ragazza.
"Mia piccola principessa, visto che io ho mangiato, e non ho ancora vomitato nulla non é che mi faresti un favore?" Nella mente di Talia si palesarono milioni di scenari e proposte terribili, ma infondo poteva sempre dire di no.
"Sentiamo, non garantisco nulla" rispose lei titubante.
"Ho bisogno di fumare, è da quando sono qui che non tocco né sigarette né alcol né il resto, non pensi sia ora di ricominciare? Almeno una sigaretta"
"No" Nei pochissimi secondi precedenti la risposta lei aveva cercato di frenare la sua voglia di strangolarlo, limitandosi a rispondere in modo da non lasciare alcuno spazio all'immaginazione.
"Perché?" Chiese lui credendo di meritare una motivazione valida per desistere.
"Cosa cazzo credi? Che mi sia dimenticata quando ti ho trovato, puzzavi di fumo e alcol, non voglio che tu torni così, non sapevi neanche dov'eri, non eri lucido, sei riuscito a disintossicarti non buttare via tutti i progressi che hai fatto" Okay, forse era stata troppo dura, ma in fondo aveva ragione, e lui lo sapeva.
"Nemmeno io me ne sono dimenticato, ma Cristo, io mi sto impegnando, so che vuoi cambiarmi, aggiustarmi, dillo come ti pare, ma non posso rinunciare a tutto, almeno il fumo concedimelo" Protestò Tristan.
"Però in questi mesi sei riuscito a stare senza" Osservò Talia.
"Ma neanche stavo in piedi, non sono mai stato lucido se non con te e qualche altra volta, ultimamente sto meglio e ne sento molto di più la mancanza" Provò a spiegarle.
"Non puoi chiedermi di aiutarti in questo, e poi stiamo cercando tua sorella, vuoi che ti veda distrutto, o che senta costantemente l'odore di fumo ed erba intorno a te? Spiacente, ma non credo sia una grande idea, e poi non puoi fumare qui dentro, facciamo così, ti darò la prima sigaretta quando arriverai al cortile, e dopo massimo una al giorno sempre in cortile, però alcol e droga scordateli" Rispose la ragazza pur sapendo che l'ultima cosa che aveva detto era ovvia ma preferendo precisare tutto.
"Sai che non esco mai di qui" Disse lui abbattuto.
"Ci proverai, e come sempre ci sarò io al tuo fianco, quindi con calma, a piccoli passi ce la farai" Detto questo lei lo baciò dolcemente e, spostato il vassoio con il cibo si sedette di fronte a lui. I loro nasi si sfiorarono. Fu così romantico. Passarono del tempo a farsi le coccole, Talia cercava di addolcire Tristan, che ormai rassegnato aveva messo il broncio. Poi lui si addormentò e lei dovette andare a casa. Di lì a poco avrebbe avuto la maturità e quindi voleva ripassare almeno un altro po' prima dell'esame.

Il tempo passò, a detta di Talia troppo in fretta, mancava infatti poco più di mezz'ora e lei avrebbe sostenuto uno degli esami più importanti della sua vita, l'esame che avrebbe posto fine all'ennesima avventura. Non era troppo in ansia, solo avrebbe voluto che lui ci fosse. Sapeva di non poterglielo chiedere, l'avrebbe fatto sentire malissimo, lui era stato bocciato per l'ennesima volta, sembrava non rendersene conto, era fuori dal mondo, in clinica non si aveva una totale percezione della realtà, era come una bolla, e forse, al momento, era meglio, o almeno così la pensava Talia. Lui sapeva bene che giorno fosse, aveva provato in ogni modo ad uscire da quella trappola quale la sua stanza, ma non ci era riuscito. Non c'erano né Karen, né Katherine e tantomeno Talia, ed era giusto così. Gli infermieri che erano di turno non conoscevano la situazione, infatti dopo aver provato a calmarlo durante l'ennesima crisi della giornata, con scarsi risultati, e forse peggiorando la situazione, l'avevano sedato e legato, in modo da tenerlo buono alla meno peggio per più tempo possibile.
Appena riprese lucidità Tristan si accorse di essere stato catapultato nel suo peggiore incubo, era da solo, completamente solo, avevano allontanato pure Elly, l'avevano gettata in un angolo come fosse niente, lui iniziò a lottare, a dimenarsi, ad urlare, non poteva rimanere legato, né vedere la piccola elefantina lontano da lui, era l'unico oggetto che aveva di lei, era il suo bene più prezioso, aveva bisogno di sentirla vicina ed Elly era una parte di lei. Poco dopo capì che poteva usare i lacci ai polsi per farsi del male e riprendere il controllo della sua mente, e così fece, iniziò a tirare più che poté, in modo da sentire la pelle bruciare. I medici non se ne accorsero, nessuno se ne accorse, finché qualcuno non entrò nella stanza, non era un medico, era un ragazzo, magrissimo, con gli occhi azzurri e i capelli castani e mossi, lunghi fino alla spalla. Si avvicinò piano a lui, che indietreggiò sul letto, avendo paura della situazione appena creatasi.
"Tranquillo, ti capisco, io sono qui da un anno, ricordo la prima volta che l'hanno fatto a me, brutto vero? Comunque non urlare, cerca di rimanere calmo, dimmi cosa posso fare per aiutarti" A Tristan non parve logico parlare con il misterioso sconosciuto, ma al momento era l'unica persona che poteva aiutarlo e che lo capiva, quindi non badò troppo alla voce nella sua testa che gli diceva di non fidarsi.
"Vedi quel peluches, ti prego prendilo, so che é strano, immaturo e bambinesco, ma ti prego appoggialo qui vicino a me" Chiese con tono supllichevole.
"Va bene, comunque io sono Ares, tu come ti chiami?" Si presentò il ragazzo mentre gli riportava Elly.
"Tristan" Rispose lui.
"Vedo che sei di molte parole, comunque ti va se parliamo un pò, magari ci conosciamo e diventiamo amici, sai qui in un anno non ho conosciuto nessuno e poi boh passavo di qui e ho sentito urlare e diciamo che so che i medici ti lasciano lì se stai male ma comunque sei legato perché sanno che non rischi nulla di troppo grave" Disse Ares.
"Va bene, credo, raccontami di te visto che l'idea è tua, oppure trova tu un argomento, io non so, cioè mi sento come vuoto" Gli rispose.
"Ci sta, già mi stai simpatico, allora parliamo dei nostri sogni, il mio é sposare il mio ragazzo, spero appena uscito da qui, e vorrei diventare uno stilista, voglio dire come si fa a non amare la moda" Iniziò lui felice.
"Scusa se ti interrompo, ma hai detto ragazzo giusto?" Chiese Tristan.
"Si perché?" Rispose tranquillo Ares.
"Non hai pensato potessi essere omofobo o che so io?" Gli domandò.
"No, non devo vergognarmi di essere me stesso con nessuno e anche se fosse tu sei legato quindi il problema non si pone, tu sei etero vero? No perché sono abbastanza geloso e non vorrei diventare un cervo" Disse Ares sereno.
"Tranquillo, c'è già qualcuno, ma ovviamente non posso averla, é il mio piccolo angelo, mi ha regalato lei questo peluche, ed è sempre stata lei a salvarmi, quindi, tranquillo, non ci sono problemi, sarà sempre e solo lei".
"Grazie a Dio, veramente sono la persona più gelosa al mondo. Comunque se vuoi passiamo alle domande delicate, tanto alla fine siamo qui, non abbiamo nulla da fare, tanto vale arrivare subito al dunque. Sempre se vuoi ovviamente, più che altro perché vorrei conoscerti, ma io tendo ad andare sempre troppo in fretta, quindi dimmi se non vuoi, parliamo d'altro. Scusa se stiamo facendo tutto così a caso e di fretta, ma io qui non conosco nessuno e tu sei simpatico e scusa sto parlando in modo confuso e frenetico, lo faccio quando sono felice, il mio ragazzo dice che dovrei smetterla".
"Tranquillo, va bene, domanda secca, perché sei qui?" Disse Tristan che poteva ben capire il nuovo amico.
"Allora i miei sono omofobi e molto arretrati, hanno scoperto che ero fidanzato, mi hanno picchiato per giorni, convinti di portarmi alla conversione, inoltre io ho un disturbo alimentare, morale della favola il mio ragazzo non mi ha potuto vedere per mesi, e quando ci siamo rivisti, ovviamente di nascosto con tutti i problemi del caso, gli sono svenuto addosso, e lui mi ha portato qui, la sua famiglia è abbastanza ricca, e sta pagando per tenermi qui, sono molto affezionati a me ed io a loro, anche se ogni tanto mi sento un peso. Tu?" Spiegò brevemente Ares.
"Stavo per buttarmi dal tetto della scuola, una piccola pazza, traumatizzata perché il migliore amico si era suicidato la settimana prima, è salita sul tetto, mi ha fatto patire le pene dell'Inferno, e mi ha convinto a scendere, mi ha portato a casa sua e dopo mi ha convinto a venire qua, mia madre ha rinunciato ai suoi diritti, quindi paga la mia madre affidataria, presto adottiva, e niente oltre a questo aggiungi in sintesi autolesionismo e vomito dopo ogni pasto. Comunque, visto che mi é venuto kN mente, posso farti una domanda, voglio dire scusa la pochissima delicatezza, ma il tuo ragazzo ha visto i tuoi lividi? Perché la tipetta credo abbia visto i miei ma non ha detto nulla, e non so come reagire, quindi vorrei mi dicessi cosa fare o come hai fatto tu. Per carità è successo ancora all'inizio, però non ne abbiamo mai parlato, credo anche perché la cosa mi fa sentire malissimo, cioè non voglio che veda le mie debolezze".
"Lui li ha visti, mi ricordo ancora, il giorno dopo essere stato portato qui lui è entrato in stanza, é venuto verso di me, poi si è seduto sul letto, conta che io ero praticamente distrutto, praticamente catatonico. Mi ha fatto sedere, e mi ha chiesto se poteva sfilarmi la maglia, io ho abbassato lo sguardo, ma non gli ho negato nulla, quando l'ha tolta mi é crollato il mondo addosso, lui mi ha alzato il viso, mi ha baciato e ha iniziato a sfiorarmi, poi ha baciato i miei lividi, mi ha tolto i pantaloni e mi ha aiutato a mettere un pigiama, poi si è steso vicino a me e mi ha abbracciato forte mentre io piangevo, non volevo che mi vedesse così, beh che dire spoiler non è stata l'ultima volta, alla fine mi sono addormentato abbracciato a lui, e devo dire che é stata la notte più bella della mia vita, mi sono sentito protetto dopo tantissimo tempo"
Tristan non replicò, si limitò a riflettere.
Conclusero entrambi le loro storie, convenendo che non solo le loro storie e famiglie facevano schifo, ma che per loro parlare di quelle cose era normalità. Dopo la conversazione si spostò su argomenti ritenuti normali dalla società, e i due continuarono a chiacchierare a lungo. Passò ancora qualche minuto e qualcuno bussò alla porta. Entrò un ragazzo, quel ragazzo, Joaquin, il fidanzato di Ares.
"Ciao tesoro, non ti ho trovato e mi hanno detto che eri venuto qui, tutto ok?" Chiese lui agitato, era la prima volta che non trovava il suo ragazzo in stanza quando arrivava, aveva pensato al peggio.
"Si, calmati, sei sempre troppo agitato, ho conosciuto un nuovo amico, carino eh?" Disse lui sorridendo.
"Ovvio. Comunque io sono Joaquin" Disse il ragazzo.
"Piacere, Tristan" Gli rispose tranquillo.
"Ares, se vuoi vai, forse tra poco arriverà la tipetta" continuò.
"Beh, se non ti dispiace io ora voglio conoscerla, e poi credo che lei e Joaquin andrebbero molto d'accordo, gli manca una migliore amica, dillo se siamo troppo invadenti comunque" Rispose Ares contentissimo.
"Non siete invadenti, tranquillo, vabbè aspettiamo e speriamo che venga". Disse Tristan con un velo di tristezza.
Nel frattempo continuarono a parlare per un bel po'.
Il tempo passava, e mentre Tristan era ancora legato e parlava con i due nuovi amici, Talia non arrivava, il ragazzo sapeva che era il giorno della maturità e che avrebbe dovuto lasciarle spazio, ma sperava di vederla, per darle il regalo che aveva scelto e fatto comprare da Katherine.

"Posso chiedervi una cosuccia?" Chiese Tristan molto tranquillamente.
"Certo" Risposero in coro.
"Prendete quel sacchetto vicino alla porta, è un regalo per Talia, potreste dirmi se è almeno un po' carino? Almeno ho il parere di qualcuno" Disse il ragazzo.
"Va bene" rispose Joaquin alzandosi é andando verso la porta.
I due fidanzatini guardarono il regalo, un bellissimo cane di peluches, ne furono subito innamorati, e beh, che dire capirono immediatamente quello che Tristan provava per lei, e scherzosamente iniziarono a cantare.
"Io l'ho già capito! Ma loro ancora no! Si stanno innamorando e il nostro trio... Diventerà un duo" Tristan iniziò a ridere.
"No oddio, vi prego, siamo solo amici" Disse lui ridendo e cercando di negare la realtà dei fatti.
"Si si, credici" Disse Ares.
"Eddai hahahah" Tristan si sentì più libero di sempre, finalmente aveva degli amici veri.

Πάντα ῥεῖ 🍁Where stories live. Discover now