L'inizio (1997-1998)

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Lui era il compagno di classe alle scuole medie di Marta, la mia migliore amica.
E io lo odiavo.
In realtà lo odiavo prima, qualche anno prima.
Un ragazzino insopportabile come pochi.
Lui e il suo gruppetto di amici infastidivano me, mia sorella e Marta quando, in estate, giravamo per la Via Clemente Ravetto con le nostre biciclette.
Si credevano forti, si credevano intoccabili, e pensavano di poter fare tutto quello che gli passava per la testa. Ci spruzzavano con le loro odiose pistole ad acqua e combinavano innumerevoli monellerie da ragazzini sicuri di sé.
Ma questo accadeva nel 1996.
Dopo più di un anno di indifferenza da parte mia nei suoi confronti, ecco che all'improvviso qualcosa cambiò.
Era l'autunno del 1997 quando cominciai a provare una strana simpatia, ma niente di più, per questo ragazzino che prima detestavo con tutta me stessa: mi infastidiva persino incontrarlo per caso per strada! Ma tutto si fermò lì, solo una semplice simpatia.
La scuola era ricominciata e per alcuni giorni, con la scusa di arrivare qualche minuto prima, col mio motorino lasciavo Marta davanti al cancello della sua scuola soffermandomi lì insieme a lei e le sue compagne, solo il tempo di scambiare quattro chiacchiere e andare via, così da non tardare all'entrata del mio istituto d'arte, in Piazza Turba, al corso Calatafimi. Ma lì, naturalmente, davanti scuola di Marta non c'erano solo lei e le sue compagne.
C'era anche lui che, una mattina, quasi con grazia, stava per mandarmi in manicomio. Come? Avevo messo in moto il mio Free che era sempre partito subito ma quella mattina, contrariamente alle altre volte, ad un tratto si spense; lo feci ripartire ma accadde la stessa cosa.
Oddio, pensai, e adesso? Questo fino a quando non sentii delle risate provenire da dietro le mie spalle. Sì, era lui che mettendo il piede sullo sfiato della marmitta faceva spegnere il motorino mentre se ne stava lì a sghignazzare con un paio di compagni.
Stranamente non lo odiai, anzi, risi insieme a loro, salutai Marta e andai via.
Passarono i mesi, la vità andò avanti, arrivò la primavera e io avevo preso l'abitudine di andare a trovare Marta a scuola durante l'ora della mensa. Ancora oggi mi chiedo come sia stato possibile che mi permettessero di passare quella mezz'ora in un' altra scuola, da esterna, come se nulla fosse.
Forse era tutto già scritto, destinato a essere così. Anche se al destino non ho mai davvero creduto.
Sta di fatto che un bel giorno, mentre passeggiavo con Marta nell'atrio interno di quella scuola, lo vidi. Rideva e scherzava con i suoi compagni e per un momento mi si fermò il cuore. Era spalle al muro con un piede poggiato sulla parete.
Per la prima e unica volta nella mia vita anche io sentii svolazzare le farfalle nello stomaco! Ricordo come fosse ieri la domanda che rivolsi a Marta:
«Ma quello è Luca?»
«Sì! Hai visto quanto è bono?».
Rimasi sotto shock senza riuscire a capirne la ragione. Era da un po' che non lo vedevo perché, pur essendo anche lui in quella scuola, trascorreva il tempo con altri ragazzi. In così poco tempo era cambiato, era diventato un altro, e in un attimo capii che era lui ciò che volevo, e avrei fatto qualsiasi cosa pur di riuscire ad averlo. Lo giurai a me stessa.
Non passò giorno in cui non pensassi a Luca e ne parlassi con Marta. Era diventato un pensiero fisso tanto da sognarlo anche la notte. Era bellissimo. Mi bastava incrociarlo per strada per non capire più niente.
Mi imbambolavo e tormentavo Marta che pazientemente, da vera amica quale era ed è tutt'oggi, mi ascoltava e mi consigliava, fantasticando a sua volta con me.
Quell'anno, il 1998, è stato l'anno più bello della mia vita. Non lo dimenticherò mai. Anche adesso, se chiudo gli occhi, riesco a rivivere quei momenti; riesco a sentire ancora certi profumi; riesco a provare quelle emozioni, e vorrei tornare indietro anche solo per un breve istante così da percepire di nuovo la stessa euforia e spensieratezza di quei giorni, la stessa gioia, la stessa libertà, la stessa voglia di essere innamorata sperando che i miei sentimenti fossero ricambiati.
Marta faceva parte degli scout, così una sera di inizio giugno mi invitò a una festa organizzata da loro al centro sociale. Ci divertimmo come solo noi sapevamo fare, ci bastava poco per ridere ed essere felici. Non ricordo bene come ma, ad un certo punto, arrivò Luca accompagnato alcuni amici.
Non mi sembrava vero fosse lì.
Quasi a fine serata gli scout misero in scena uno spettacolo. Ricordo che ci sedemmo sulle scalinate d'ingresso del centro sociale per assistere indisturbati all'esibizione che, in realtà, non guardai nemmeno per un secondo perché il mio sguardo era rivolto altrove.
Luca e gli altri erano seduti un gradino sotto me e Marta, ma improvvisamente lui si alzò e si spostò di due metri circa. Per tutto il tempo non feci altro che lottare con me stessa e con la paura di alzarmi e sedermi lì, ma temevo che, se lo avessi fatto, si sarebbe alzato.
Finito lo spettacolo e la festa ci avviammo verso casa. Sulla strada di ritorno, uguale per tutti noi, si cominciò a parlare di scemenze varie, di sigarette, e in particolare di chi fumava e di chi invece lo odiava. Io facevo parte dei secondi e lo dissi. Ricordo bene che anche Luca fece lo stesso guardandomi negli occhi e mi venne spontaneo abbracciarlo.
Lui ricambiò.
Dentro scoppiavo di gioia per quel semplice abbraccio che era durato solo qualche secondo ma che per me fu un'eternità. Pensai oddio, l'ho abbracciato e lui ha ricambiato! Arrivati davanti casa mia ci salutammo, Luca si allontanò con gli altri e io aprii la porta di casa per entrare e commentare brevemente la serata e ciò che era appena accaduto con Marta. Dopo poco anche lei andò via.

Il Racconto del Cuore Where stories live. Discover now