I'll fly with you

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"I just don't care what you've done in your life
baby I'll always be here by your side"



Harry fece scrocchiare per l'ennesima volta le dita delle mani subendosi l'occhiataccia di Louis.

Portava una camicia bianca, un po' larga e tenuta aperta sul petto, faceva freddo eppure lui stava sudando. Strinse il cappotto che aveva diligentemente piegato tra le braccia e con una mano trascinò il trolley, avanzando lungo la fila. Stavano aspettando di imbarcarsi per il volo diretto a Los Angeles ed oltre ad avere caldo, Harry aveva paura. Non aveva mai volato, non aveva mai messo piede in un aeroporto a dire il vero e il sorriso spiritoso di Louis che lo prendeva in giro non era affatto d'aiuto.

"Smettila di agitarti, va tutto bene Harold, ci sono io, ti darò la mano se vuoi!" disse il più grande con fare sarcastico. Harry si accigliò, lui la mano la voleva sul serio.
Li fecero avviare prima rispetto agli altri passeggeri e il più piccolo notò solo allora che avevano la priorità d'imbarco, guardò Louis sorridente al suo fianco.
"Non potevamo viaggiare come tutti i comuni mortali?" chiese.
"Harry, stiamo viaggiando come comuni mortali non mi sembra di essere su un jet privato, ho solo voluto prenotare i biglietti scegliendo il posto, volevo farti vedere il panorama e non volevo rischiare di finire nel corridoio, tutto qui, non sentirti in imbarazzo!" si giustificò.
Harry annuì e lo seguì lungo la pista, dovevano entrare dalla porta anteriore, così si incamminarono verso quell'enorme ferraglia che fece contorcere il suo stomaco.
"Non avere paura piccolo!" questa volta Louis lo disse con un sorriso sincero, guadagnandosi l'accenno di una fossetta sulla guancia sinistra dell'altro.
Cercarono il loro posto e una volta accomodati, il più piccolo iniziò a guardarsi attorno, a studiare attentamente le istruzioni che si trovava davanti, l'aereo non ci mise molto a riempirsi e più il momento di partire si avvicinava, più Harry si muoveva scomposto.
Gli venne ordinato di allacciarsi le cinture, guardò sorpreso le assistenti di volo spiegare loro i metodi di salvataggio poi sorrise nervoso quando sentì l'apparecchio muoversi.
All'inizio con molta calma, poi quando accelerò si spinse indietro sul sedile, sentì la mano di Louis poggiarsi sulla sua e si girò a guardarlo sorridendo proprio mentre l'aereo si innalzava in volo e quel momento sarebbe rimasto nel cuore di entrambi per sempre: quei sorrisi e quelle dita unite li avrebbero accompagnati per i giorni a venire.
Harry si rilassò e poggiò la spalla contro quella di Louis, sporgendosi così verso il finestrino, riusciva a guardare il paesaggio al di sotto e dopo essersi coperto con la giacca, si rilassò, ipnotizzato anche dalle carezze del più grande tra i suoi capelli.
Louis lo guardò chiudere lentamente gli occhi, si era innamorato di quel ragazzo in così poco tempo che quasi se ne spaventava eppure già non immaginava più una vita senza di lui.
Sospirò e recuperò dal piccolo zaino che aveva portato, facendo attenzione, il copione del suo provino. Aveva scelto di interpretare un frammento di Grease, perché era il suo preferito sin da bambino e perché aveva sognato di interpretare Danny Zuko dalla prima volta in cui sua nonna gli aveva fatto vedere il film in televisione. Conosceva a memoria ogni battuta, ogni gesto ed ogni parola della canzone ma sapeva anche che quello che contava non era solo la sua preparazione, ma il suo modo di entrare nel personaggio, il suo modo di coinvolgere e stupire. Era contento di avere Harry come sostegno, anche se Liam gli mancava sul serio, lui conosceva la sua parte melodrammatica, conosceva il suo essere arrogante e dispettoso prima di un evento importante e sperava di riuscire a trattenersi quel tanto che bastava per non far fuggire il riccio a gambe levate.
Il viaggio durò quasi sei ore e non fecero altro che alternare momenti di risa, a sonnellini. Quando atterrarono, Louis era felice ed Harry sollevato per aver superato il suo primo viaggio in aereo ed essere ancora tutto intero. Faceva piuttosto caldo per essere dicembre e Harry trovava Louis più carino del solito in quella felpa verde bottiglia. Trascinavano entrambi un trolley ma il più piccolo intrecciò le dita della mano libera a quelle del castano, guadagnandosi un sorriso enorme, da vero bambino.
Una volta fuori dal gate, si guardarono attorno, quel posto era enorme, sorridevano eccitati e Louis propose di fermarsi a mangiare qualcosa prima di andare in città.
Così seguirono le indicazioni e dopo essere saliti al secondo piano, si accomodarono ad uno dei tavolini di una tavola calda. Harry sorrise, sembravano una vera coppia e quello faceva battere il suo cuore più del dovuto.
"Mi sembra quasi impossibile essere qui, senza preoccupazioni e con te" disse Louis.
"Non immagini quanto sia strano per me, sembra impossibile Lou, un ragazzino del Bronx a Los Angeles!" rispose con gli occhi lucidi e le fossette sul viso, Louis amava il modo calmo in cui parlava, era rilassante per uno come lui che era sempre agitato ed eccitato.
"Hai mai fatto qualcosa di illegale?" chiese ad un certo punto Harry.
Louis sembrò pensarci su.
"In realtà no, se non contiamo un eccesso di velocità e qualche rissa fuori dai pub"
"Rissa? Sei un cattivo ragazzo allora!" lo prese in giro Harry.
"In realtà non riesco a contare fino a dieci prima di parlare, questo mi crea un po' di problemi alcune volte"
"Oh, sul serio? Non me lo sarei mai aspettato!"
Louis fece una smorfia tornando ad esaminare il menù.
"Buongiorno, siete pronti per ordinare?" chiese una ragazza avvicinandosi al tavolo con una penna e un blocchetto.
Harry rivolse il suo sguardo a Louis e lo vide concentrato, così "Non ancora, può aspettare altri cinque minuti per favore?"
Louis intanto aveva alzato lo sguardo e osservava la scena, tirò un calcio sotto il tavolo ad Harry proprio mentre il ragazzo stava chiedendo dell'acqua naturale.
Quando la ragazza si allontanò si girò verso di lui.
"Per cos'era quel calcio? Mi hai fatto male!" protestò.
"Così impari e ora scusa ma devo cercare cosa mangiare!" disse indispettito Louis, tornando ad immergere il viso nel menù. Aveva già deciso cosa prendere ma si era accorto della scenata da prima donna che stava per fare ed era rosso in viso, non poteva guardare Harry.
"Lou" lo richiamò l'altro.
Lui rispose mugugnando qualcosa senza muoversi.
Harry abbassò la carta e lo guardò negli occhi, poi si aprì in un sorriso malizioso, studiando l'altro e dopo aver poggiato i gomiti sul tavolo si sporse in avanti.
"Sei geloso Lou?" chiese sorridendo, Louis negò accigliato, era un bambino.
Harry si aprì, per quanto possibile, in un sorriso ancora più ampio, amava quel carattere tutto pepe di Louis, lo faceva sentire apprezzato, amato e ricercato.
Louis voleva Harry e cercava di dimostrarglielo in tutti i modi possibili e la gelosia è parte costante dell'amore nonostante tutto, è un po' come il sale in una pietanza, ci vuole la quantità giusta, se è troppo poco il tutto risulterà senza sapore, se è tanto risulterà disgustoso e immangiabile.
"Hai deciso cosa prendere?" cambiò discorso il castano.
Harry annuì. "Quello che prendi tu"
Alla fine optarono per un secondo di carne con patatine fritte per Louis e verdure per Harry.
"Quei broccoli mi fanno venire il mal di mare!" disse Louis osservando il piatto di Harry, troppo salutare.
"Quelle patatine sono piene di olio e quelle sì che ti fanno male!" protestò Harry.
"Ti posso chiedere una cosa?" chiese Louis poggiando le posate ai lati del piatto.
Harry annuì e si mise in ascolto.
"Come diavolo è possibile che tu con tutto quello che avevi da fare nel Bronx sei cresciuto mangiando sano, voi non mangiate cibi spazzatura?" chiese perplesso.
Harry lo guardò, forse un po' colpito da quella domanda, non se l'aspettava e lui non amava parlare della sua vecchia vita ma fece uno sforzo per rispondere a Louis.
"Hai presente quanto costa un menù di cibo spazzatura dal Mc Donalds Louis?" chiese e il ragazzo annuì. "Ecco, sai quante buste di verdure surgelate ci compravo da portare a casa? Almeno sette, il che significa che per sette pasti io e Zayn avevamo un contorno decente" continuò alzando leggermente il tono di voce e chiudendo poi gli occhi per calmarsi.
Se lo ricordava il primo periodo in cui abitavano da soli, si ricordava della fatica che facevano per trovare qualcosa da mangiare e si ricordava di come, una volta iniziati i piccoli lavoretti erano riusciti a pagare le bollette, mettendo ogni giorno in un barattolo mezzo dollaro o, se erano fortunati, una banconota per poter comprare da mangiare. Era stata dura per entrambi, per Zayn più che per lui, il moro si era preso addosso per anni anche i problemi di Harry e lui non poteva che essergli riconoscente. Era più di un amico Zayn, era stato una guida, un padre, un modello da seguire per Harry, nonostante il posto in cui erano cresciuti non mancava mai di insegnargli piccole cose.
"Mi dispiace Harry, la mia era solo una battuta, io..." Louis interruppe i suoi pensieri mortificato.
"Non è colpa tua, mi dispiace è che questo è un argomento delicato, sai, quando qualcuno pensa al Bronx etichetta tutti come criminali senza cuore, senza una vera educazione, senza valori e senza morale ma non è così per tutti, non è così che sono io!" si sfogò Harry, non aveva parlato mai con nessuno dei suoi disagi, del suo essere incastrato dentro una persona che non voleva essere.
Louis annuì, gli prese la mano sul tavolo e dopo aver passato il pollice lentamente sul dorso gli sorrise dolcemente.
"Finiamo di mangiare e andiamo in albergo, poi ti va di raccontarmi qualcosa del te che non ho mai conosciuto?" gli chiese.
Harry annuì scosso. "Sì, mi dispiace Louis, non volevo rovinare il pranzo..."
"Tu non rovini proprio niente Harry, al contrario, rendi tutto più interessante!" lo rassicurò Louis.



Mezz'ora dopo erano sul taxi diretti all'albergo che li avrebbe ospitati per questi giorni, guardandosi attorno indicando sorpresi tutto ciò che c'era sulla strada.
Erano arrivati a destinazione con le mani incrociate e con gli sguardi sorridenti, avevano scaricato i piccoli trolley e dopo aver preso le chiavi della loro stanza erano saliti al secondo piano, continuavano a tenersi per mano, in silenzio, lungo quel corridoio dai colori chiari che li divideva dalla loro stanza.
"Eccola, 289!" disse Harry fermandosi.
Aprirono la porta con una piccola emozione nel cuore, era avvolta dalla luce del sole e da un venticello fresco che entrava dalle finestre lasciate aperte.
"Potrei abituarmi a questo clima!" esclamò Harry avanzando di qualche passo, l'inverno da quelle parti non era di certo paragonabile a quello di New York, lì sembrava primavera, con quella giusta dose di caldo e freddo.
Louis rise, la stanza era bella come in foto, il letto matrimoniale al centro della stanza che aveva scelto luminosa perché ricordava perfettamente di quando Harry gli aveva confessato che amava stare nel salotto nella casa comprata da Liam perché con la luce del sole gli sembrava tutto più bello.
Poggiarono le valigie ed uscirono sul balcone, c'era un piccolo tavolo con due sedie e Louis pregustava già la loro colazione seduti lì, insieme. Aveva il cuore che galoppava in petto, si avvicinò ad Harry che estasiato guardava il panorama e lo richiamò picchiettando sulla spalla.
Louis avrebbe tanto voluto poter fermare il tempo quando gli occhi verdi di Harry incontrarono i suoi, ma non era possibile, così impose alla sua mente di catturare quell'istante, di catturare quel sorriso e quelle fossette che avrebbe custodito gelosamente per tanto tempo.
Si avvicinò piano a quelle labbra rosse che sognava anche di notte e le catturò nelle sue.
Strinse le mani attorno ai fianchi del più piccolo e lo spinse indietro, fino a quando Harry non si poggiò con le mani alla ringhiera di ferro.
"Grazie per avermi portato qui con te" disse Harry accarezzandogli una guancia e quel contatto così intimo e dolce fece assottigliare gli occhi di Louis e lui non poté far altro che ridere.
"Sembri un bimbo!"
"Non trovi che la vita sia più bella se vissuta con gli occhi di un bambino?" chiese allora Louis e Harry scrollò le spalle semplicemente. "Non lo so, ma ti va di farmi provare cosa significa?"
Quello in risposta gli prese la mano e lo trascinò all'interno della stanza.
"Ora mi lavo velocemente e metto qualcosa di più leggero addosso, quando esco ci accoccoliamo sul letto e mi racconti di come sei diventato la persona che amo e io vedrò cosa fare per farti scoprire qualcosa in più" disse Louis sincero e Harry annuì felice.
Sbottonò la camicia e aprì la valigia per prendere una maglietta pulita, poi aspettò il suo turno per rinfrescarsi.
Quando entrambi finirono, si ritrovarono nel letto, con la televisione accesa in sottofondo e le mani di Louis tra i capelli di Harry, mentre li accarezzava in un dolce ritmo cadenzale.
"Dovresti farli allungare sai, ti ci vedo bene con i capelli lunghi!" disse Louis baciandolo.
"Mi arrivano già quasi sulle spalle Lou, a lavoro la signora Devine vorrebbe uccidermi, me lo sento!"
Louis sorrise. Rimasero in silenzio ancora per un po' ed Harry si chiese cosa raccontare del suo passato a quel ragazzo che era riuscito in poco tempo a realizzare la maggior parte dei suoi sogni.
"Mi ricordo un giorno in particolare della mia adolescenza" iniziò "Avevo quattordici anni, Zayn quindici, eravamo stati reclutati per un piccolo furto. Ogni giorno che passava avevo gli incubi, avevo paura di rimanere ucciso o che facessero del male ai miei genitori, a mia sorella" il viso poggiato sul petto del maggiore. "Anche quel furto andò bene, avevamo fatto da palo ad altri due ragazzi, avevamo portato il bottino al nostro capo, non era ancora Andy, ma lui non era contento del lavoro che avevano fatto, la refurtiva non gli bastava... Ne uccise uno davanti ai miei occhi. Ci risparmiò, perché noi avevamo fatto il nostro dovere e nessuno ci aveva scoperti, da quel giorno non parlavo con nessuno. Ero costantemente arrabbiato con il mondo, perché era troppo cattivo e io volevo solo andare a scuola come gli altri, mangiare un gelato come gli altri, in quel periodo io e Zayn diventammo una coppia d'attacco, ci invidiavano tutti, nessuno poteva toccarci, ci eravamo legati ancora di più e lui mi proteggeva sempre" disse mantenendo un tono piatto.
"È lui che devi ringraziare se sono diventato come mi vedi adesso, lui mi ha insegnato che se hai due pagnotte di pane, una la puoi lasciare a quella vecchia signora dall'altro lato della strada che ha una nipotina piccola da sfamare, è lui ad avermi insegnato ad essere forte, a rialzarmi dopo essere caduto, non ce l'avrei fatta senza di lui, non mi conosceresti nemmeno" continuò con la voce leggermente incrinata. "Mi ha insegnato a sorridere a tutti, ad accarezzare i capelli di un bambino quando passavamo per strada, Zayn per me era il bianco e l'ho visto farsi carico del mio nero, tanto che a guardarci adesso quello candido sono io, ma lo devo solo a lui" concluse.
Louis si mosse inquieto, era grato a Zayn per tutto quello che aveva fatto per il suo ragazzo e forse una volta tornati a New York avrebbe dovuto parlare con lui, si era sempre comportato da altezzoso nei suoi confronti e un po' si pentiva di averlo fatto, il problema era che quel moro gli teneva testa e lui odiava essere secondo a qualcuno.
"Sono felice che abbia incontrato Liam, è stato in grado di tirare fuori una parte di Zayn che non riusciva ad emergere del tutto, hanno vissuto tante cose ma sono un po' come il mare e la sabbia loro due, non trovi?" chiese il più piccolo.
"Il mare e la sabbia?"
Harry annuì. "Sì, hai presente quando un'onda arriva, bagna parte della spiaggia e questa la assorbe? Ne viene fuori un materiale con cui si può edificare persino un castello. Ecco, loro sono esattamente questo, due elementi diversi che si fondono per dar vita a qualcosa di unico" spiegò.
Louis lo guardò sorpreso, anche lui pensava a Liam e Zayn come una coppia diversa dalle altre ma non si aspettava quelle parole da Harry, forse non lo riteneva all'altezza?
Si agitò e Harry rise.
"Lou, non sto dicendo che voglio essere come loro, non mi sono innamorato di Liam o di Zayn, mi sono innamorato di te, quindi stai tranquillo e dammi un bacio piuttosto!"
Louis si rilassò immediatamente, lo accontentò e lo strinse ancora un po' tra le braccia.
"Harry, non mi importa quello che eri prima, ti ha plasmato per essere quello che sei ora e per me va bene, io voglio stare accanto a te e sì, ti aiuterò a prenderti qualcosa che ti è stato negato" disse, poi lo costrinse ad alzarsi. "Forza, devo portarti a fare un giro!"
Era stato a Los Angeles un paio di volte con la sua famiglia e prima di partire aveva fatto una piccola lista di cose da far vedere ad Harry ma ora i suoi piani erano cambiati, voleva tornare bambino e trascinare il riccio con sé.
Scese nella hall prima di Harry e si fece consegnare una cartina.
"Può indicarmi qualcosa di particolare da visitare nei dintorni?" chiese e rimase ad ascoltare le dritte del ragazzo in divisa fino a quando Harry si fece largo tra le persone presenti.
Uscirono mano nella mano dall'hotel e si fermarono a respirare l'aria fresca di quel posto, Louis trascinò Harry da una parte all'altra per fargli visitare quante più cose possibili, passarono davanti alla scuola dove Louis avrebbe sostenuto il provino il mattino seguente e incrociarono entrambi le dita. Il più grande comprò ad Harry un pacco di caramelle e altri dolcetti e poi si fermò per chiamare un taxi.
"Dove stiamo andando?" chiese il riccio.
"Vedrai!"
Diede l'indirizzo all'autista e poi poggiò la schiena sul petto di Harry, chiuse gli occhi e baciò il petto lasciato scoperto.
"Lo sai che sei bellissimo vero?"
Harry arrossì e distolse lo sguardo dopo aver notato il sorriso che l'uomo aveva lanciato ai due dallo specchietto. Piano piano che si avvicinavano alla meta gli occhi verdi di Harry si spalancavano sempre di più, e scendendo dal Taxi boccheggiò qualche secondo per poi urlare.
"Oh mio Dio!"
Louis si fermò a pagare la corsa sorridendo e osservò il suo ragazzo guardare estasiato l'insegna enorme davanti a lui. C'era da fare un po' di fila per acquistare i biglietti ma entrambi erano felici.
"Non ci posso credere!" ripeté Harry quando sospirando attraversarono i cancelli, sotto quell'incredibile scritta che recitava Disneyland. Si fermò immediatamente, colpito da una lastra di pietra nera con incisa su una frase.
Qui voi lasciate l'oggi ed entrate nel passato, nel futuro e nella fantasia*
Sorrise mentre Louis intrecciava le loro dita insieme e si avventuravano all'interno consapevoli di aver lasciato la maturità fuori da quel posto.

*

Dall'altro lato della nazione Zayn stava dipingendo l'ultima parte del muro di casa sua, avevano passato gli ultimi due giorni a pittare ogni stanza, per le ragazze in un modo, per i suoi genitori in un altro. Era stanco, ma vedere Liam sotto sforzo valeva ogni singola goccia di sudore.
Si fermò con il pennello a mezz'aria mentre lo osservava sollevare una scatola, inclinò di lato la testa e sorrise quando "Smettila di guardarmi il sedere!" protestò l'altro.
"Non è colpa mia, non puoi abbassarti in modo decente quando devi fare qualcosa?"
"In modo decente? Perché come mi sto abbassando?" rispose Liam poggiando la scatola al suo posto e incrociando le braccia. Portava una maglia bianca e dei jeans vecchi, un po' più larghi di quelli che era solito portare e a Zayn piaceva particolarmente il modo in cui ricadevano sui suoi fianchi.
"Liam, sei un provocatore nato e nemmeno te ne accorgi!" scosse la testa Zayn.
Il più piccolo sbuffò e tornò a dedicarsi al suo lavoro, montò una nuova mensola in salotto e dopo aver sgomberato la stanza da scatoloni e teli di plastica portò dentro alcuni mobili.
Zayn finì l'ultima mandata, scese dalla scala e andò a lavarsi le mani, ormai incrostate di bianco.
"Posso farti una domanda?" disse mentre passava le dita sotto l'acqua fredda. Liam annuì in risposta e lui continuò.
"Louis è andato in California per raggiungere il suo sogno, tu hai pensato al tuo futuro?" chiese.
Liam si bloccò immediatamente "Io... Non lo so..." disse a disagio.
Zayn annuì, voleva parlarne ma il suono del telefono li distrasse.
Avevano iniziato ad odiarlo, soprattutto se a chiamare era Niall dal suo ufficio. Liam prese un bel respiro e rispose. Dall'altro capo del telefono l'ispettore rispose con tono serio dicendo al ragazzo di farsi accompagnare in centrale da Zayn e questo non fece altro che agitarlo.
"Che succede Niall?"
"Ti dirò tutto di persona" continuò l'altro.
"O-ok il tempo di arrivare" disse il ragazzo chiudendo la chiamata.
Zayn gli fu immediatamente vicino chiedendogli spiegazioni.
"Non lo so ma ha detto di andare lì, sembrava serio e preoccupato" disse Liam.
"Ok, andiamo, hai portato dei vestiti di ricambio giusto?" chiese ottenendo un accenno affermativo in risposta.
"Vedrai che è tutto ok Lee" disse dolcemente Zayn dandogli un piccolo bacio.
Liam annuì e lo seguì al piano di sopra, il cuore che batteva veloce.

*

"Dio Lou è stato tutto così bello, aspettiamo di vedere lo spettacolo stasera vero? Mangiamo qualcosa qui, tanto c'è alle otto e mezza!" disse entusiasta Harry.
Louis annuì con il sorriso sulle labbra, si erano divertiti tantissimo, erano saliti su ogni giostra a cui gli era consentito l'ingresso, avevano fatto foto con personaggi Disney e riso come bambini.
"Chiamo Zayn, devo dirgli dove mi hai portato!" continuò sorridendo.
Louis aspettò con calma che facesse partire la chiamata e lo osservò mentre spostava il peso da una gamba all'altra in attesa di risposta.
"Zay!" urlò dopo tanto "Finalmente, non sapevo dov'eri finito, devo dirti un sacco di cose, qui è fantast... Oh, sì, certo te lo passo" disse cambiando tono.
Louis lo guardò interrogativo quando gli passò il cellulare.
"Vuole parlare con te" si giustificò scrollando le spalle sorpreso.
"Ehilà moro, dimmi tutto!" esordì allegro.
"Louis" il tono freddo di Zayn lo fece tremare. "Il padre di Liam è morto."



*La scritta all'interno del parco c'è davvero.  

The Roses | Ziam&LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora