𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟖 || 𝐋.

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Da quella notte, il rapporto tra me e Zoe si è fatto sempre più strano

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Da quella notte, il rapporto tra me e Zoe si è fatto sempre più strano.

Ha iniziato a venire all'Ultra in modo molto più sporadico, soprattutto negli orari di punta in cui il locale è affollato e non posso dedicarle il tempo che vorrei. E quando le scrivo un messaggio per chiederle di scendere, mi risponde con qualche scusa "dolori da ciclo, sorry" o "ho troppo da studiare :("

Sono convinta che si senta in imbarazzo. E un po' la capisco, perché anche io mi sento come se avessimo scopato, anche se non è effettivamente successo. Ovviamente, nessuna delle due ha mai menzionato quella chiamata.

Sicuramente adesso sono consapevole del fatto che sia attratta da me, almeno un minimo. Perché dai, la tensione sessuale tra noi è innegabile.

Parlarne con Jonah mi aiuta a sfogare i miei pensieri, naturalmente senza fare riferimento alla sua doppia identità e lavoro segreto. Perché va bene che a Jonah confido tutto, ma non mi permetterei mai di dire i fatti personali di Zoe ad altri. Nei miei racconti, ometto quel piccolo dettaglio.

Stasera il locale è particolarmente pieno, essendo sabato, e sto servendo un Mojito a un cliente quando vedo entrare Zoe con un ragazzo al suo fianco.

Accidentalmente, verso il contenuto del drink sul bancone. La vista di Zoe dopo tanto tempo mi rallegra, ma sapere che è venuta qui con qualcun altro mi manda in bestia.

Mi scuso con il cliente per aver rovesciato il suo Mojito, e pulisco in fretta il tavolo mentre i miei occhi non fanno che fissare i due nuovi arrivati.

Lui è notevolmente più alto di lei, ha i capelli neri e scompigliati che continua a spettinarsi con le mani. Ha il viso allungato e ben definito. È muscoloso e i suoi bicipiti stanno stretti nella camicia nera aderente, leggermente sbottonata. Ha l'aspetto del classico ragazzo che fa innamorare tutte nei libri.

Riconosco che sia un bel ragazzo, e questo mi infastidisce particolarmente. E la cosa che mi fa ancora più rabbia è che Zoe non mi rivolge neanche uno sguardo.

I due si siedono a un tavolo, e io ne approfitto per avvicinarmi a loro.

"Buonasera, cosa vi porto?" Faccio finta di non conoscerla mentre prendo le ordinazioni.

"Per me un Gin Tonic." Risponde lei, ma già lo sapevo.

"E per il tuo fidanzato?" Chiedo io, rivolgendo un'occhiata al ragazzo. Non la guardo, ma sento i suoi occhi puntati su di me.

"Un Negroni, grazie." Tosto. E il fatto che non abbia battuto ciglio al sentire la parola fidanzato mi allarma leggermente.

Quando mi giro per tornare al bancone, sento una rabbia incontrollata che mi ribolle nella gola. So di non avere il diritto di essere gelosa, ma non riesco a pensare razionalmente.

Jonah nota che c'è qualcosa che non va, e mi chiede se preferisco che ci pensi lui. Nego con la testa. Ci penso io.

Per tutta la serata, li osservo dalla mia postazione di lavoro con uno sguardo velenoso. Lei le tocca la mano, i loro piedi sotto il tavolo si sfiorano, il braccio di lui circonda la sedia di lei, sono troppo vicini.

𝐌𝐀𝐒𝐐𝐔𝐄𝐑𝐀𝐃𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora