Freddo, Buio, Fuoco

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    Il sole era ormai affiorato oltre le scure creste degli Ephel Dùath,* annunciando la partenza della Nuova Compagnia con i suoi taglienti bagliori rossi.
Gli alleati, sfilando come silenziose sagome nere in una lenta processione, si riunirono nel cortile della Cittadella. Qui, le tre grosse Aquile raspavano il pavimento di pietra con le possenti zampe artigliate, impazienti. I loro cipigli, inequivocabili anche sugli affilati volti rapaci, tradivano un irritato disappunto: sui loro dorsi spaziosi erano state caricate le provviste, le armature dei viaggiatori e una considerevole quantità di armi, costringendole a sopportarne le strette cinghie di fissaggio. Mai un Maiar della loro nobile specie si era abbassato ad accettare tanto. Inoltre, con quel peso non indifferente, avrebbero dovuto compiere più pause di quanto fosse saggio, esponendosi al pericolo della terra ferma.
La Stella dei Valar le guardò con espressione colpevole, tentando di sorridere: -Vi siamo profondamente grati per ciò che fate.- L'aquila color bronzo al suo fianco fece schioccare il becco in un suono minaccioso ma si trattenne dal rispondere: dopotutto, era un sacrificio che erano disposte a fare, per il bene dei popoli liberi.
Sempre in virtù di questo principio, l'aquila bronzea lasciò che Ibûn, il mastro fabbro nano, controllasse ancora una volta la sottile armatura in mithril della stella, ben fissata sul suo dorso. Il nano dai favoriti bianchi, scostando la stoffa, fece cenno alla giovane donna di avvicinarsi: -Ricordati di partire sempre dal laccio destro, quando la indossi.- Le ricordò: -E se l'armatura dovesse bagnarsi, asciugala subito. Rimarrebbero- La stella sorrise, intenerita dai suoi gesti apprensivi: -Rimarrebbero brutti aloni antiestetici. Lo so, Ibûn.- Il nano le diede un buffetto sul braccio, lanciandole un'occhiata eloquente: -Beh, ti ho detto tutto. Fa' attenzione.-
Glorfindel, una volta congedati i due Principi di Gran Burrone con un profondo inchino, si voltò verso la stella, indirizzandole un occhiolino sornione: -Andiamo, Sillen. è ora.- La stella, tuttavia, sentì lo stomaco contorcersi per l'agitazione e si costrinse a respirare a fondo. Il viaggio sarebbe stato breve: doveva solo raggiungere la Contea, risolvere il mistero e tornare dai suoi compagni con una soluzione.
Niente di più facile, sarebbe andato tutto bene.
Elessar l'affiancò, intuendo i suoi pensieri cupi, e le posò una mano sulla spalla: -Vedrai Sillen, la Contea ti piacerà. Non hai nulla da temere, laggiù non incontrerai nemici. E porta i miei saluti a Casa Baggins, mi raccomando.- Sorrise, cercando di apparire più tranquillo di quanto non fosse.
L'altra gli strinse la mano, cercando istintivamente i suoi occhi gentili: -Non so come farò senza di te, Elessar. Siamo sempre stati insieme e adesso...- Sospirando, il Re degli Uomini le passò un braccio attorno alle spalle, stringendola a sé: -Stavo giusto cercando di non pensarci. Cerca di non fare niente di stupido o di avventato, questa volta.-
Sillen seppellì il viso nel suo petto, che le scaldò la guancia fredda. La sua voce arrivò al Re soffocata, il tono scherzoso:
-Prometto di provarci ma non ti assicuro nulla. Voi non fatevi uccidere, mentre sono via.- Lui rise, scompigliandole i capelli con tenerezza: -Faremo del nostro meglio.- Poi, deciso, la sospinse con un vigoroso gesto d'incoraggiamento: -Al nostro prossimo incontro, Stella dei Valar!-
Era doloroso guardarla partire, dopo tutto quello che avevano passato insieme ma aveva fiducia in lei. Era giusto che affrontasse quel viaggio, tanto quanto lo era per lui rimanere a difendere la propria casa.
Cercò di scacciare i propri cupi presentimenti, mentre la osservava allontanarsi: -Buona fortuna.- Sussurrò, scrutando poi il cielo dorato con apprensione.
La stella, con rinnovata sicurezza, raggiunse il centro del cortile e chinò la testa rispettosamente, salutando tutti i generali alleati: -Abbiate cura di voi, miei signori. Namárie, tenna' ento lye omenta (addio, fino a quando ci rivedremo).- Ma, osservandoli bene, notò che qualcuno mancava all'appello.
Perplessa, Sillen cercò Legolas con lo sguardo e si stupì non poco, quando lo trovò accanto al padre, vicino alle grandi aquile brune. Fece per raggiungerlo ma le espressioni sui visi dei due elfi le fecero cambiare idea: parlavano tra loro con grande calma, guardandosi negli occhi e scambiandosi lievi sorrisi.
Fu una scena oltremodo inaspettata ma scaldò piacevolmente il cuore della stella: non li aveva mai visti così sereni, insieme.
Thranduil, pur mantenendo il suo portamento innegabilmente regale, aveva messo da parte le sue preziose vesti per adottare una mise decisamente più spartana: una camicia candida, strette brache scure e un lungo mantello color terra. Senza i suoi abituali orpelli, somigliava ancora di più al suo giovane figlio.
Legolas s'inchinò davanti a lui in segno di saluto e, quando si voltò verso la stella per incontrare il suo sguardo attento, parve arrossire. La raggiunse velocemente, facendo ondeggiare i sottili capelli biondi: -Perché mi stai fissando con quell'espressione ebete sulla faccia?- Sussurrò, quasi imbarazzato.
Lei rise, divertita: -Sono solo molto felice. Pare che voi altri vi siate riappacificati.- Commentò. L'elfo sollevò leggermente le spalle: -Abbiamo parlato, tutto qui. Non credo che questa tregua durerà a lungo.-
Sillen non osò dubitare delle sue parole sarcastiche ma non poteva che essere contenta per lui.
Era evidente la sua gioia e persino la sua pelle pallida era illuminata da un'aura di energia positiva.
Il suo sguardo si addolcì, nostalgico: -Mi mancherai, amico mio.- Si abbracciarono forte, cercando di non soffermarsi sul terribile pensiero che quella potesse essere l'ultima volta: -Anche tu mi mancherai.-
Quando si lasciarono, Legolas indietreggiò, affiancando un commosso Gimli: -Beh, buona fortuna, Sillen. Che i Valar ti proteggano.- La salutò, tirando su con il naso per mascherare la propria emotività.
Thorin III Elminpietra, energico come sempre, sbatté il manico della sua ascia a terra, rivolgendosi al compagno con tono risoluto: -Se qualcuno deve proteggerla, quello sarò io. Non serve scomodare qualche entità sovrannaturale.- Precisò, lisciandosi la lunga barba intrecciata.
Pur senza la sua armatura, il Re sotto la Montagna vantava un fisico massiccio, le spalle tanto ampie da tirare notevolmente il sottile tessuto della camicia scura: in effetti, nessuno con un minimo di buon senso avrebbe osato mettersi sulla sua strada.
Sillen lo ringraziò con un cenno del capo, sorridendo. -Dunque, vado.- Annunciò, inchinandosi un'ultima volta e raggiungendo Glorfindel.
L'elfo dorato, già pronto da un bel pezzo, le passò seccamente due grossi indumenti, pesantissimi: -Non sarà come volare in battaglia. Il viaggio è impegnativo e ad alta quota farà molto freddo. Mettili entrambi.- Lei cercò di intuire il verso di quegli informi pezzi di stoffa ma, spazientito, Glorfindel glieli tolse dalle mani dopo pochi secondi. Quei gesti veloci e secchi lasciavano intendere alla stella quanto anche quell'irritante e sprezzante elfo fosse agitato, minando la calma che era riuscita a mantenere fino ad allora. Lui le fece passare i due mantelli dalla testa e questi scivolarono lungo il corpo della stella, avvolgendola completamente come il bozzolo di una farfalla. Erano davvero caldissimi, seppur ruvidi e scomodi.
Sovrappensiero, Sillen lanciò distrattamente uno sguardo verso il Re degli Elfi e, all'istante, il suo cuore perse un battito: si ritrovò violentemente incatenata agli occhi di ghiaccio di lui, già fissi su di lei, pungenti come schegge di vetro.
Perché diamine la stava guardando?
Notando il suo sussulto sorpreso, Thranduil s'irrigidì a sua volta, ma distolse rapidamente l'attenzione, come se niente fosse. La stella, libera dal contatto visivo, serrò la mascella e tornò a respirare, maledicendo sé stessa per quella reazione decisamente fuori luogo.
Era inutile fingere, quell'elfo era in grado di destabilizzarla con un solo sguardo.
Ma per tutti i Valar, odiava constatare ogni volta quanto potere lui esercitasse sulla sua mente. E sul suo corpo.
Essersi innamorata di lui, pensò, era la cosa peggiore che potesse capitarle.
Scrollò la testa, cercando di snebbiare la mente in subbuglio.
Purtroppo, l'elfo dorato al suo fianco si era goduto tutto lo spettacolo con un allarmante ghigno stampato sul viso d'alabastro: non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione.
Mentre aiutava un'infagottata Sillen a issarsi sull'aquila, si fece fastidiosamente malizioso, il tono compiaciuto: -Puoi anche fare finta di niente se vuoi, Stella dei Valar. Ma non ti stacca gli occhi di dosso nemmeno per sbaglio.- La stella, sussultando per la sorpresa, non poté fare altro che lanciargli un'occhiataccia di sbieco, arrossendo violentemente.
Non intendeva subire le sue battutine a riguardo.
Glorfindel si stupì quando, alla reazione della stella, il suo cuore accelerò lievemente il ritmo pacato dei suoi battiti. Si portò una mano al petto, pensieroso.
Forse stava cominciando a farsi coinvolgere troppo, da quella storia. Non era già sceso a chiari patti con sé stesso, quando aveva compreso i sentimenti della stella?
Fu la voce tagliente di quest'ultima a distoglierlo dai suoi pensieri turbati: -Certo, quello mi sta con il fiato sul collo. Deve controllare che l'inutile umana non sia d'intralcio.- Commentò, a denti stretti. L'elfo dorato scosse la testa, salendo davanti a lei con movimenti fluidi: -Se lo dici tu, inutile umana.-
Quando tutti e quattro i viaggiatori furono saldamente sistemati sui dorsi caldi delle aquile, Re Elessar sollevò una mano, in un ultimo e solenne saluto: -Vanya sulie, mellyn. I venti vi siano favorevoli! Affidiamo a voi la nostra speranza.-
E i grandi Maiar, rapidamente, si lanciarono oltre il bordo del cortile di pietra, dritte nel vuoto. Presero quota tanto velocemente da far girare la testa alla stella, dandole le vertigini. Per fortuna, Glorfindel era più che stabile e le bastò aggrapparsi al suo mantello grigio per ritrovare l'equilibrio. Abbassando lo sguardo, poté ammirare Minas Tirith nella sua interezza per un'ultima volta: era ancora vistosamente deturpata dalla passata battaglia ma lucente come un gioiello bianco tra le montagne rocciose.
Lasciarla alle proprie spalle, fu tremendamente doloroso.

La Stella dei ValarWhere stories live. Discover now