Capitolo 1

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Le giornate si susseguivano pigre da quando suo padre aveva rinunciato all'idea di trovarle un marito. «D'altronde, almeno avrò la certezza di lasciarti una buona eredità.» Le aveva detto una mattina. «Non ci sono parenti maschi a cui lasciare la casa, quindi andrà tutto a te, e questo mi consola.» Le aveva sorriso dolcemente e lei si era sentita tranquillizzata da quelle parole.

Molte delle giovani donne che conosceva erano state costrette a gettarsi tra le braccia del primo gentiluomo interessato a sposarle, solo perché avevano un qualche lontano cugino che avrebbe ereditato tutte le proprietà della loro famiglia lasciandole senza niente.

Ma Artemisia era fortunata. Nessun cugino, da nessuna parte. «Devo ringraziare il cielo che la zia non abbia mai procreato allora.» Sorrise scherzosa al padre che la fulminò con lo sguardo.

«Non sono cose da dire, Artemisia!» Ma non riuscì a rimanere serio abbastanza da farla sentire in colpa.

Artemisia era già con un piede fuori dalla porta quando sentì il padre urlarle di far visita a sua zia. «E che ti sia da punizione per averla presa in giro!»

Si girò verso di lui e lo vide ridacchiare. «Forse allora dovresti venire anche tu a trovarla!»

Con le mani sui fianchi lo guardò con aria severa, la fronte corrugata la faceva sembrare quasi arrabbiata. Ma non durò che pochi secondi e poi si mise a ridere.

«Allora vado dalla zia, poi passo anche da Lady Moore!» Disse, salutando il padre con la mano, mentre oltrepassava la metà del vialetto.

Sulla strada per villa Taylor, la casa dei suoi zii, Artemisia ebbe modo di intravedere la signorina Evans a passeggio con uno dei gentiluomini che avevano danzato con lei all'ultimo ballo di Lady Moore.

«Ciao Janet!» La salutò da lontano, per non intromettersi nella loro conversazione. Nulla la annoiava di più che sentire i discorsi di un giovane corteggiatore alla sua amata.

Janet le sorrise, mentre il giovane che era con lei si portò una mano al cappello, in cenno di saluto.

Artemisia pensò che tra tutti gli uomini che avevano ballato con lei, Janet avesse scelto di farsi corteggiare proprio dal più brutto. Ma un'occhiata al suo bastone da passeggio le fece intendere che probabilmente era anche il più ricco.

Janet era la prima di quattro sorelle femmine e con un cugino maschio da parte della madre. Quindi doveva dare il buon esempio e trovare un marito entro la fine della stagione. Un marito ricco, ovviamente.

Artemisia si dispiacque per lei. Un sospiro le abbandonò le labbra mentre si perdeva tra i suoi pensieri.

La vita è veramente ingiusta a volte.

A distrarla fu la vista di una donna che armeggiava con le piante di un'aiuola a lei familiare. Sua zia se ne stava accucciata tra le piante, intenta a sistemare le rose e a borbottare contro le spine che le pungevano le dita.

Appena vide la nipote, la salutò con la mano e le chiese: «Come mai quell'aria corrucciata, cara?»

«Buongiorno. Nulla, nulla, ero solo un po' pensierosa» Non voleva tirare in ballo l'argomento matrimonio con sua zia, che non riusciva a comprendere il suo desiderio di rimanere nubile.

«Ti verranno le rughe a pensare troppo, tesoro.»

Mai quante ne sono venute a te, zia.

Nonostante i suoi commenti fossero spesso molto infelici, voleva bene a sua zia. «Cercherò di fare pensieri più felici allora.»

La signora Taylor fu soddisfatta della risposta della nipote e le riservò un gran sorriso, prima di invitarla in casa.

«Lo zio c'è?»

Il rintocco della mezzanotteWhere stories live. Discover now