Sessantuno - Madness and pain

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A separare la follia dal dolore c'è un confine sottilissimo, quasi invisibile. Il dolore ti prende dal cuore e si diffonde nel resto del corpo come il cancro: piano, all'inizio nascosto e poi devastante tutto d'un colpo. E la follia è la stessa cosa, solo che si fa spazio nell'anima come un animale affamato: veloce, arrabbiata, feroce, incontrollabile.E mentre Harry si fiondava all'interno dell'ospedale spalancando la grande porta a vetro non so assicurarvi quale delle due si fosse per prima impossessata di lui. Forse un misto di entrambe, il che lo rendeva ancora più rotto di quanto non fosse mai stato.Molti dicono che in certi momenti e soprattutto quando ti vengono date notizie come quella che Harry aveva avuto il giorno prima non puoi far altro che pensare a milioni di cose per ore, per giorni, arrivando quasi ad impazzire. Ma lui non era riuscito a pensare a niente mentre prendeva l'aereo, mentre chiamava il taxi per raggiungere l'ospedale di Brighton dove sapeva di trovare Louis. Non era riuscito a pensare a niente perchè il dolore e la follia, insieme, glielo avevano impedito.C'era solo una cosa in grado di fargli ricordare di essere ancora nella realtá, ed era il cuore che batteva all'impazzata, neanche dovesse correre una maratona. Una volta entrato, dopo che il silenzio tipico degli ospedali lo aveva avvolto, lo aveva sentito battere così forte, il cuore, che aveva temuto quasi che il suo battito rumoroso potesse esser sentito da chiunque si fosse trovato non troppo lontano da lui.Notò immediatamente un bancone bianco dietro il quale erano tre persone in divisa da ospedale, che guardavano varie cartelle o vari computer. Il cuore continuò ad accellerare -tanto che credette di sentirlo scoppiare- mentre attraversava l'ingresso e la grande sala per raggiungerlo.L'ospedale aveva questi muri azzurro pallido davvero tristi, che lo resero ancora più freddo.

"La prego"- ansimò stanco delle emozioni che stava provando, una volta raggiunta la signora dietro il bancone, appoggiandosi sul bancone per trovare un po' di sostegno -"il mio fidanzato ieri ha fatto un incidente. La prego, dove posso trovarlo?"

La signora lesse terrore, negli occhi di Harry. Negli occhi di lui a cui era venuto spontaneo chiamare Louis fidanzato. Lo aveva detto senza un attimo di esitazione, solo con quell'incertezza tipica di chi vuole sentirsi rivelare che niente di ciò che ha detto è accaduto davvero. La signora, che era sulla sessantina e che sicuramente stava trovando la situazione dolce quanto triste, lo guardò compassionevolmente e prese in mano una delle tante cartelline, apparentemente a caso.

"Come si chiama il tuo fidanzato, tesoro?"- gli chiese, guardandolo dolcemente.

"Louis, Louis Tomlinson. La prego, mi dica dove posso trovarlo."- la voce supplicava, pregava, sperava.

La signora sfogliò le pagine che la cartella conteneva per un'infinità di tempo, prima di parlare -"E' stato portato in terapia intensiva, perciò non ti faranno entrare, dolcezza. Ma il corridoio è il 17B al secondo piano. Le scale che portano lì sono in fondo a destra e.."- non fece in tempo a finire la frase, perché Harry aveva già cominciato a correre.

Evitò una decina di persone e un ragazzo con le stampelle prima di raggiungere le scale, salirle due gradini alla volta correndo, pregando di non inciampare per non rompersi la faccia. Arrivò al secondo piano e si fermò all'improvviso, prima di guardare a destra e poi a sinistra. Il primo che riconobbe fu Niall, seduto su una delle sedie di plastica di cui il corridoio era fornito, con le braccia abbandonate lungo il corpo, il viso contratto e il capo rivolto all'indietro, che si poggiava al muro. Poi riconobbe Zayn, seduto per terra nella stessa posizione del biondo, ma con gli occhi chiusi. Le occhiaie sotto gli occhi gli suggerirono che non doveva aver dormito molto. Per ultimo c'era Matthew, seduto distante dai due, da solo. Come meritava di stare, aggiungerei.Harry gli passò davanti cercando di non guardarlo, ma non ci riuscì. Semplicemente vide il braccio fasciato, lo zigono gonfio e dei punti sul collo. Allora si ricordò di quello che Niall gli aveva detto al telefono: Matthew e Louis avevano fatto un incidente con la moto. Matthew aveva il casco, Louis no. La rabbia si fece spazio tra il dolore e la follia, prendendo possesso di tutta la sua mente. E Matthew ebbe paura quando lo sguardo di Harry incrociò il suo, e fece bene ad averne. Se le occhiate avessero potuto uccidere Matthew sarebbe già finito agonizzante sul pavimento, pronto a spirare l'ultimo respiro. Ad Harry passò davvero per la mente di infierire sul suo corpo già malconcio per un po', ma fu distratto da tale pensiero quando le braccia di qualcuno lo avvolsero. In un primo momento pensò che fosse Niall, ma quando girò la testa per ricambiare l'abbraccio i capelli scuri di Zayn lo resero subito riconoscibile. Rimase un attimo interdetto da quel gesto, ma poi ricambiò l'abbraccio, stringendolo forte. Sentì un singhiozzo, e seppe in quell'istante che gli occhi già gonfi di lacrime del ragazzo avevano preso a piangere di nuovo. Non sapremo mai con quale forza riuscì a contenersi dal piangere a sua volta, ma ce la fece e noi dobbiamo solo esserne fieri, anche se alle volte un pianto liberatorio fa meglio di molto altro.

Lately | Larry StylinsonWhere stories live. Discover now