Capitolo DUE - Gufi ed Auror

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- Un Mese Prima - 

Le luci soffuse della biblioteca mi facevano sempre compagnia. Era uno dei primi luoghi in cui mi ero sentita totalmente a mio agio quando arrivai ad Hogwarts. L'odore di inchiostro e pergamena, il suono delle pagine sfogliate e dei calamai che scarabocchiavano, le scrivanie dietro alle maestose librerie di legno. Non c'era niente che potesse comparare quella sensazione. Un posto in cui perdersi - fisicamente e mentalmente.

Immediatamente dopo aver cenato nella Sala Grande, arrivava il mio momento preferito per correre tra le file e file di libri. Tutti mangiavano e chiacchieravano allegramente sopra i loro piatti e questo voleva solo dire che la biblioteca era quasi sicuramente tutta a mia disposizione. Potevo starmene tranquillamente tra libri e fantasmi fluttuanti a studiare il mio libro di testo fino all'ultimo secondo disponibile senza finire in qualche guaio. Saltare qualche pasto non era un problema - non avevo troppa fame in quei giorni, e se il mio stomaco brontolava, dopo la sessione di studio, potevo sempre passare dalle cucine prima di ritornare in stanza. Agli elfi non sembrava dare fastidio e negli ultimi tempi avevano anche cominciato a lasciarmi un spuntino: lo avvolgevano in una confezione marrone e la chiudevano con un fiocco nero. Lo appoggiavano su una botte vicino all'entrata della cucina con un un gufo disegnato sopra: un messaggio solo per me. 

La prima volta che finii nelle cucine fu per puro caso. Avevo saltato cena per l'ennesima volta e mi ritrovai a seguire il mio naso dopo una lunga sessione in biblioteca. Erano le 21:55 circa e dovevo tornare nella mia stanza ma un profumo di patate al burro e granturco stuzzicò il mio naso e guidò i miei piedi verso un'altra direzione. Strisciando accanto alle botti, notai un quadro di frutta con una fessura, aperto come una porta - come se qualcuno fosse appena entrato, o uscito, e si fosse dimenticato di chiudere. Avvicinandomi provai ad aprirla lentamente. L'aria che si avvolse intorno alle mie guance mentre entravo era calda e pregna di ogni tipo di odori. Biscotti appena sfornati, patate al burro, saporita salsa di salsiccia, pannocchie e qualcosa di eccessivamente dolce che non riuscivo a riconoscere.

Quattro lunghe tavolate al centro della stanza e grosse colonne di pietra si innalzavano sopra e intorno all'intera stanza. Barili e barili di cibarie e bevande erano impilati al muro e un enorme camino accoglieva uno dei più grandi focolari che avessi mai visto. 

"Buonasera signorina. Tooby può portarle qualcosa?"

Un dolce piccolo elfo domestico strattonò gentilmente dal basso la mia tonaca nera ed io quasi caddi all'indietro, il cuore mi batté negli orecchi. 

"Oh! Mi s-scusi! Non era mia intenzione entr-introdurmi. Stavo solo seguendo questo buonissimo odore. Posso uscire!" Iniziai a girarmi ma Tooby prese ancora il mio vestito. 

"Sono terribilmente dispiaciuto signorina. Tooby non intendeva spaventarla. Voleva solo offrire qualcosa da mangiare! La prego, non se ne vada." Le sue grandi orecchie sobbalzavano un po' mentre parlava. "Qui, lasci che Tooby le prenda qualcosa". Delicatamente, alzò la mano per picchiettare sulle mie dita ed io lo lasciai guidarmi verso un piccolo tavolo improvvisato in un angolo. Sembrava una botte molto grande con una tavola di legno poggiata sopra precariamente e attornato da due botti più piccole con tovaglioli rimpiegati sopra come cuscini. Tooby mi indicò lo sgabello più basso vicino a me. "Tooby torna subito." Fuggì frettolosamente solo per poi tornare con un piatto pieno zeppo di purè di patate e burro sgocciolante. Il granturco era stato messo sopra come quando si mettono i chicchi di zucchero colorato sul gelato.

"Ecco a lei signorina! Tooby di solito non vede streghe e maghi nelle cucine o nei sotterranei. Specie così tardi. Di solito solo la signorina dei gufi, ma a Tooby non dà fastidio. Mangi!" 

Sorrisi - ero genuinamente incredibilmente contenta per l'ospitalità dell'elfo. 
"Grazie a te Tooby. Davvero."

Tooby si teletrasportava avanti e indietro sui suoi piedi.

Me and the Devil: Sebastian Sallow (IT)Where stories live. Discover now