Capitolo TRE - Difesa Contro le Arti Oscure

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La mattina seguente arrivò più velocemente di quanto avessi voluto. 
La luce dell'alba splendeva sulle grandi vetrate del dormitorio di Grifondoro e mi stuzzicava il naso. Mi rotolai dalla parte opposta e mi tirai le coperte fin sopra la testa.

Rimasi sotto a quella caverna di coperte fin quando una delle mie compagne di stanza non sbatté un libro particolarmente grosso sul comodino accanto al mio letto e mi ritrovai costretta a sfidare la luce del sole. 

"Andiamo Atley! Non vuoi fare tardi vero? SU!" Mi disse, tirandosi su le calze e saltando su e giù per infilarsi la gonna. Florence, credo si chiamasse così. Avevo conosciuto tutte le mie compagne di stanza molto velocemente la notte che sono arrivata ma non ci avevo parlato molto da allora. Tornavo sempre in ritardo dopo che loro si erano già sistemate a letto e passavo la maggior parte del mio tempo libero esplorando i corridoi di Hogwarts, a studiare in biblioteca o a esercitare alcuni dei miei incantesimi di difesa sotto al grande albero vicino al campo da Quidditch. Occasionalmente mi ritrovavo nella guferia che, odore a parte, era un luogo rilassante. 

Grugnendo profondamente, calciai via le coperte e provai a rotolarmi controvoglia fuori dal letto, ma il piede mi rimase impigliato in un lenzuolo, mi rovesciai e atterrai di pancia. 

Si prospetta una giornata fantastica.

Non mi sono mai considerata una persona mattiniera, ma svegliarsi non è mai stato così difficile. Ho cominciato ad avere problemi col sonno due anni fa e speravo che una scuola di magia sarebbe bastata a distrarmi, ma non ho avuto fortuna. Trovarmi nel posto più magico sulla terra era più che entusiasmante: in effetti, non riuscivo a spiegare bene a parole quanto straordinariamente felice mi rendesse. Aveva più a che fare con la carenza di sonno da quando ero arrivata, o più precisamente, dall'attacco del drago. Se riuscivo ad addormentarmi, nel migliore dei casi era un sonno agitato. 

Gli incubi erano senza tregua.

Certe volte mi ritrovo di nuovo in quella carrozza volante, il Professor Fig ed io stiamo per arrivare a Hogwarts. Mi mostra il contenitore che sua moglie aveva spedito a Osric e sfioro con le dita quel fumo brillante che riuscivo a vedere solo io. Il contenitore si apre e proprio mentre sto per toccare con la mano il metallo della chiave al suo interno, un forte CRASH - BOOM - RIP rituona nell'aria, distruggendo la nostra carrozza e uccidendo Osric. Un drago

I miei sogni mi riproponevano la sua morte di continuo e finivo per svegliarmi spesso urlando, coperta da un pesante strato di sudore e respirando con difficoltà come se avessi appena corso tutte le rampe di scale di Hogwarts. Marlene, il cui letto era vicino al mio, era corsa al mio fianco in più di un'occasione. Mi teneva per mano e mi massaggiava la schiena con quella libera mentre cercavo di tornare alla realtà e riprendere coscienza di ciò che mi circondava. Non ha mai detto una parola, ma mi guardava sapendo cosa succedeva, con un bagliore confortevole negli occhi e il calore nel suo sorriso. Ero grata che non mi chiedesse mai niente in cambio. Non sapevo cosa avrei potuto dare. Mi parlò solo dopo la terza notte di fila che mi svegliai in un impeto di urla. Mi scusai subito profondamente per averla svegliata. Fortunatamente, era l'unica che avevo svegliato con le mie grida. Le altre sembravano davvero in un sonno MOLTO profondo. Ma ciò non cambia che mi sentissi infinitamente in colpa che i miei terrori notturni stessero rovinando le sue abitudini di dormiveglia. Lei ripeteva che non le importava troppo e che era felice di aiutare. Quando la rassicurai ancora una volta che stavo bene, che stavo solo avendo brutti sogni, e mi scusai ancora, lei si offrì di insegnarmi un incantesimo di silenziamento che potevo invocare intorno al mio letto. Non ero ancora abbastanza brava con la magia ma nel peggiore dei casi sarebbe svanito presto la mattina dopo.  

Me and the Devil: Sebastian Sallow (IT)Where stories live. Discover now