Due

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La prima settimana vola: Derek si dimostra un abile insegnante quasi quanto un pessimo studente di informatica. Hanno passato tre pomeriggi a preparare una verifica di Stiles le prime due ore, fare una piccola pausa e poi tentare di sistemare lo studio di Derek che non scherzava quando diceva che aveva fascicoli ovunque. A Stiles piaceva passare del tempo con Derek che non lo faceva mai sentire un ragazzino inadeguato nonostante lo riprendesse spesso quando si distraeva o si perdeva in chiacchiere.
“Cosa stai cucinando di buono?”

Stiles quasi si schiaccia un dito nel forno per lo spavento. Sorride. “Muffin con gocce di cioccolato.”

“Sai che a tuo padre non fanno bene.”

“Non sono per lui.”

“Ah no?” gli domanda Claudia con un’espressione furba sul viso.

Stiles arrossisce come colto con le mani nel sacco. “Se vuoi te ne lascio un paio da mangiare di nascosto.”

“Non cambiare discorso. Per chi sono?”

Stiles sa che dovrebbe mentire ma non ci riesce, non con sua madre. “Prometti di non arrabbiarti?”

“Mi sono mai arrabbiata? A parte quando hai distrutto la finestra con una pallonata.”

“Beh lì è stata colpa di Scott anche se nessuno mi ha mai voluto credere.”

“Sapevi che non dovevate giocare lì.”

Stiles alza gli occhi al cielo. “Mi sto facendo aiutare a studiare” spiega.

“E come fai a pagare le lezioni?”

“Dando lezioni a mia volta a questa persona.”

“Mi sembra un’ottima soluzione. Perché tu e il tuo compagno di studio non venite qui qualche volta?”

“Preferiamo stare fuori casa” mente.

“Va bene. Ma mi piacerebbe conoscerlo. Non ti ho mai visto interessato a nessuno oltre a Scott” dice facendolo arrossire di nuovo.

Stiles tenta disperatamente di cambiare discorso. “Siamo solo compagni di studio. Non potrà mai esserci niente tra di noi.”

“Peccato. Allora, posso assaggiarne uno?”

Stiles sbuffa una risata per poi passare un muffin a Claudia.

Stiles porta i muffin a Derek il giorno dopo, perché pagarlo con le lezioni di informatica non gli sembra abbastanza. E Derek ne sta proprio mangiando uno, mentre Stiles sbatte con la fronte contro il libro di fisica. “Sono stupido, non ci arrivo, non riesco a risolverlo.”

Sente Derek sbuffare, poi lo vede avvicinarglisi. “Guarda qui” dice e Stiles guarda il quaderno. “Durante l’equazione della dimostrazione a un certo punto ti sei perso un segno negativo, quindi ti si è sballato tutto. Il processo è giusto, sei solo distratto, come ti ho già detto.”

“Non è colpa mia! È il mio cervello che si perde.”

Derek sembra guardarlo con tenerezza. “I tuoi hanno mai pensato di portarti da uno specialista?”

Stiles comincia a tremare. “Per cosa? Credi abbia dei problemi? Sono davvero stupido?!”

Derek gli poggia una mano sul braccio. “No, assolutamente, ma dici spesso che il tuo cervello va troppo veloce, che pensi a cento cose tutte insieme. Potrebbe solo essere un deficit dell’attenzione. È una cosa molto comune.”

“Io non sono rotto! Non posso essere difettoso! Papà mi... devo andare!” esclama, alzandosi e infilando le sue cose alla rinfusa nello zaino. “Scusa se non facciamo la tua lezione oggi” dice poi quando è sulla porta, “è che mi esplode la testa.”

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