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Il vociferare delle persone in città, il rumore delle ruote dei carri e delle auto sulla strada battuta, l'abbaiare dei cani agli sconosciuti, le risate dei bambini che giocano nei parchi, le offerte dei mercanti di prezzi ancora più bassi. Quanta vita. Io però ne sono esclusa. -Adesso arrivo, non ti lascio morire di fame stai tranquillo- spengo il fuoco e tolgo la pentola dai fornelli e ne verso il contenuto in una ciotola -Ecco fatto, la colazione è servita-. Mi siedo a tavola e lo guardo mangiare con avidità la sbobba che gli ho preparato, sono anni che mi chiedo come faccia a piacergli questa roba. Lui è stato l'unico che non mi ha mai lasciata sola. Il minimo che possa fare è prendermi cura di lui. Gli accarezzo la morbida testina bianco latte, spesso mi trovo a sperare che lui sia diverso, ma poi lo guardo e so che probabilmente non lo amerei tanto se fosse qualcos'altro perché io lo amo esattamente per quello che è. -Piaciuta la sbobba?-. Alza il suo vispo musetto dalla ciotola vuota e mi guarda -Si?! Beh ne sono onorata-. Lavo la ciotola e mi stendo sul divano. Il soffitto è punteggiato di piccole macchie di umidità e il lavello continua a gocciolare producendo un fastidioso rumore. -Zippo cosa facciamo oggi? Mi annoio, voglio giocare-. Mi sale sulla pancia e si mette su due zampe guardando prima me e poi fuori dalla finestra. - No, dai! Non voglio uscire! Sai che poi mi prendono in giro! L'ultima volta ti hanno anche fatto male- e poi non voglio che lui trovi la casa vuota quando ritorna. L'ho tenuta in ordine più che ho potuto in modo che quando lui sarebbe ritornato l'avrebbe trovata bella pulita, non voglio perdermi la sua faccia quando torna. Zippo appoggia il suo nasino umido sul mio -Secondo te non torna più?-. Chi volevo prendere in giro? Ormai sono più di tre anni che non torna a casa, eppure io sono qui ad aspettarlo. Non voglio lasciare la casa di mamma e papà. -Andiamo a comprare da mangiare?-. Più veloce della luce lui è già sulla porta, così io lo raggiungo e dopo essermi messa il cappuccio esco chiudendo bene la porta. Zippo mi si accoccola tra i capelli e la nuca come al solito e chi non lo sa non potrebbe neanche immaginare che lui è con me. Non scendo in paese, non ho voglia di andare in mezzo alla gente così vado all'alimentari dietro la collina. Guardando giu dalla collina si vede la città, grande, rumorosa e caotica, piena di persone ipocrite e stronze. Davanti a casa mia c'è una strada che raramente viene utilizzata e per questo non veniamo spesso disturbati, anche se la confusione della città arriva fino a qui. L'alimentari è un piccolo negozio di produzione propria dove praticamente ci vado solo io.
Entro e la campanella collegata alla porta suona per annunciare un nuovo cliente. -Buongiorno- Zippo salta giù dal collo e va in esplorazione degli scaffali. Prendo un cestino e ci metto dentro una bottiglia di latte di riso, una scatola di cereali integrali e della frutta secca. Appoggio il tutto sul bancone e aspetto Zippo. -Sono 7 scudi- metto una mano in tasca e appoggio sul bancone 2 corone, il commesso mi da il resto ed esco con Zippo accanto a me. -Ho preso la pappa, sei contento?- lui mi sale sulla spalla e mi da un bacino sulla guancia -Anche io ti voglio bene-.
A casa mi metto subito al lavoro e comincio a fare pozioni e medicinali. Questo una volta era il lavoro di mamma e papà ma da quando non ci sono più devo farlo io. La scrivania è piena di ampolline ed erbe, polveri ed appunti. Medicine di ogni tipo, da quelle per un comune raffreddore a quelle contro la paralisi e perfino quelle contro i veleni. Poi ci sono le mie preferite; sono pozioni molto difficili da creare correttamente e servono per teletrasportarsi ovunque si voglia, anche su altri pianeti. La mamma ci è stata molte volte e le pozioni le ha create assieme a papà. Una volta casa nostra pullulava di persone che andavano e venivano, ma da quando loro non ci sono più e mio fratello se n'è andato nessuno passa di qui se non per una questione di estrema importanza, come una malattia. Devo stare molto attenta alle dosi perché se sbaglio rischio di alterare l'effetto. Mi ricordo che la mamma non sbagliava quasi mai e lo faceva sembrare tanto facile, ma poi il papà ci diceva che in realtà la mamma era tanto preoccupata e aveva paura di sbagliare. La mamma e il papà erano fantastici e darei qualunque cosa per riaverli con me. Quando sono morti per un breve periodo qualcuno della gilda a cui facevano parte venne a salutarci, poi tutto cambiò, mio fratello era grande e decise di partire e io rimasi sola. 5 anni fa, esattamente 5 anni fa. Nella notte delle stelle cadenti, il giorno del mio 5 compleanno loro sono stati uccisi dalla stessa gilda a cui avevano dato tutto. Io non li perdonerò mai. Assassini.

La ladra di sogniWhere stories live. Discover now