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Scallywag Inn, al centro di Skull Bay

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Scallywag Inn, al centro di Skull Bay. Centoventi leghe a Nord-Est dal Casolare.

Dopo tre ore di cammino, Vaelor raggiunge il termine del sentiero di terra battuta, e si affaccia dalla cima della scogliera. 

È notte fonda, ormai. Ma, a Skull Bay, nessuno dorme mai. 

Dalle finestre aperte delle taverne, coni di luce giallastra si proiettano sulle assi del molo. Lo sciabordio delle onde, gli schiamazzi e il tintinnio delle stoviglie riecheggiano nell'insenatura, assieme al ritmo ossessivo dei bonghi tribali. La luna, sempre piena nella volta del cielo, si riflette sulla superficie scura della laguna, in mezzo ai profili sottili delle scialuppe. Al centro dell'orizzonte, si erge la possente maestosità di un veliero, che non batte nessuna bandiera.

Il sentiero sulla terraferma è collegato al molo da una ripida serie di gradoni di pietra scolpiti direttamente nel costone, e poi da un intreccio di piattaforme lignee e di ponti sospesi. Vaelor li discende con passo pesante, senza alcuna espressione sul viso. Le sue mani sono sporche di terra per la recente sepoltura, e il lungo mantello, appena smosso dalla brezza notturna, è ancora incrostato di sangue di goblin.

Ma, a Skull Bay, nessuno ci fa caso. L'isola del Karrash è, ed è sempre stata, Terra di Nessuno. Quasi tutti i governi di Arcadia hanno tentato, nel corso dei secoli, di trascinarla sotto al loro dominio. Hanno messo in campo, alla bisogna, quando le più subdole strategie, quando la violenza più spietata. 

Ma il Karrash li ha sempre ricacciati indietro, come delle metastasi. Ha distrutto i fortini, bruciato gli avamposti, sterminato gli eserciti. E così, il porto di Skull Bay è rimasto libero: crocevia di razze, rifugio di truffatori e assassini. Covo dei pirati. 

Nemmeno Vaelor, dal canto suo, fa caso agli altri. Cupo e silente come l'acqua della laguna, avanza a testa china tra i marinai a riposo e i mercanti del pesce; aggira il corpo di un ubriaco disteso sul molo e finge di non vedere il goblin indigeno che si è messo a rovistargli nella saccoccia. 

Una grossa mano nerboruta e verdastra, a un tratto, sbuca dall'ombra e gli sfiora la spalla. 

«Buonasera, umano.» sussurra l'orchessa. Se ne stava riparata, nell'intercapedine tra due costruzioni in legno. Il suo bustino borchiato è così stretto che sembra che stia per esplodere,. «Ti serve una padrona, per stanotte? Sono solo venti zelleri.»

«Desolato» risponde il guerriero di Eldorian. «Non ho nulla con me.»

Ed è la verità. Gli hanno portato via tutto, mentre stava nella grotta. Oramai, gli resta solo la sua spada, e il piccolo sacchetto di iuta, che stringe tra le dita con la freddezza del rigor mortis. 

Il molo, a forma di semicerchio, percorre la baia nella sua interezza. E, al centro, tra un rivenditore di spezie e il negozio di un armaiolo con le serrande abbassate, c'è il posto che sta cercando. 

Alla ricerca di DenvarWhere stories live. Discover now