Epilogo

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Tre anni dopo...

Dopo il giorno del matrimonio tra Lily Evans e suo fratello, Adeline usò un altro ricordo per evocare il suo patronus. Il ricordo più felice che avesse mai avuto. E non era il momento in cui Lily e James si erano finalmente sposati, fu un momento ancora più bello. Fu durante il lancio del bouquet. Si dice che quando la sposa lancia i fiori, la ragazza che li prenderà sarà la prossima a sposarsi. E quando Lily si girò di spalle, pronta per lanciare il bouquet, Adeline fu incoraggiata da Maxime ad andare tra il gruppo di ragazze pronte ad afferrarlo. Lily fece finta di lanciare il bouquet un paio di volte, ma poi, non lo lanciò. Si girò e corse verso di lei, stando attenta a non inciampare nel suo lungo vestito bianco. Gli mise il bouquet tra le mani e prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, Lily e tutte le altre andarono via. Tutti la fissarono e Adeline non riuscì a capire perché finché non sentì qualcuno chiamarla alla sue spalle.

Adeline si girò e smise di respirare dall'emozione. Regulus era in piedi di fronte a lei, con il suo completo nero stirato alla perfezione senza neanche una singola macchia sopra. E tra le mani, aveva una scatolina nera. Una scatolina piccola. La scatolina di un anello. Adeline diventò rossa come un pomodoro e Regulus le sorrise. Oh, quel maledetto sorriso...

"Velim ut expendas vitam meam tecum." disse, senza smettere di guardarla negli occhi nemmeno per un secondo. "te lo dissi anche durante il nostro sesto anno ad Hogwarts. Tu mi chiedesti la traduzione. Ti ricordi cosa ti avevo risposto?"

"Avevi... Avevi detto che significava che ho sempre torto." balbettò lei, senza riuscire a trattenere un sorriso.

"Ti ho mentito. Vorresti sapere cosa significava?" lei si limitò ad annuire, non aveva la forza di usare le parole. "Significa che vorrei passare il resto della mia vita con te. E vorrei farlo ancora, perciò..."

Regulus si mise inginocchio, aprendo la scatolina che conteneva un bellissimo anello d'argento con un piccolo diamante sopra. Il cuore di Adeline le martellava talmente tanto forte che sembrava potesse esplodere da un momento all'altro e sembrava che le sue gambe si fossero trasformate in gelatina.

"Adeline Euphemia Potter, vorresti rendermi l'uomo più felice della terra e sposarmi?" chiese, con ancora quel suo magnifico sorriso sulle labbra.

Una lacrima di gioia le solcò la guancia destra. "Sì..." sussurrò. "Sì" ripeté con a voce più alta. "E adesso alzati e baciami" affermò. Lui non se lo fece ripetere due volte e si alzò. E con tutti quegli applausi in sottofondo e le loro labbra unite, quello diventò il ricordo più felice di Adeline.

*

Molti anni dopo...

Harry Potter era seduto nel soggiorno di casa sua e stava sfogliando un vecchio album di fotografie appartenuto a suo padre. Sulla copertina c'era scritto anno scolastico 1977/1978, il settimo anno dei suoi genitori e dei suoi zii alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Stava guardando le foto delle squadre di Quidditch. Il suo sguardo non lasciava nemmeno per un istante la foto della squadra di Grifondoro, dove suo padre giocava come Cercatore, proprio come aveva fatto Harry quando era uno studente. Era vero quello che dicevano tutti, era uguale a suo padre. Tranne per gli occhi, quelli li aveva presi da sua madre.

"Papà..." la voce di Albus Severus Potter lo fece girare verso la porta del corridoio.

"Albus, domani sarà il tuo primo giorno a Hogwarts, devi riposare." gli disse Harry, ma il ragazzino non aveva la minima intenzione di tornare nella sua stanza. Anzi, venne verso suo padre.

"Ho fatto un incubo in cui finivo in Serpeverde, non riesco a dormire." affermò il bambino.

Harry sospirò. "Voglio farti vedere una cosa, siediti." Albus si sedette di fianco a suo padre e Harry gli fece vedere l'album.

Gli indicò la foto della squadra di Quidditch di Serpeverde del settimo anno di suo padre. Più precisamente, indicò l'unica ragazza della squadra. Sul suo viso c'era un sorriso a trentadue denti, come se le fosse mancato da morire il Quidditch e fosse molto contenta di essere tornata in gioco. Al suo fianco, un ragazzo alto con i capelli neri gli teneva un braccio intorno alle spalle e sorrideva anche lui.

"Lei è tua zia Adeline, la prima Potter ad essere stata smistata in Serpeverde." disse. "eppure era la persona più coraggiosa che ebbi mai incontrato."

"E chi è lui?" domandò Albus indicando il ragazzo che le cingeva le spalle.

"Lui è tuo zio Regulus, il fratello minore del mio padrino, Sirius." rispose Harry. "sai, sono stati loro a crescermi dopo la morte dei tuoi nonni."

"Perché non ti ha cresciuto Sirius?" chiese il bambino, che a quanto pare non riusciva a tenere a freno la curiosità.

"Insistettero molto per ottenere la custodia. Non riuscivano ad avere dei figli e mi hanno cresciuto come se fossi stato il loro vero figlio, non il loro nipote." spiegò Harry, un sorriso sul volto quando si ricordò di quei bei tempi. "Erano una bella coppia, vorrei che tu li avessi conosciuti."

"Come sono morti?" azzardò a chiedere Albus, temendo di rendere suo padre triste rievocando quei ricordi.

"Durante la battaglia di Hogwarts, quando avevo 17 anni. Combatterono con le unghie e con i denti per proteggermi, ma furono uccisi da Voldemort in persona. Ma era stata una bella vita. Sai, quando avevano capito che era troppo tardi, si erano presi per mano e poi morirono insieme. Ma credo sia meglio così, sai? Se solo uno di loro fosse morto, l'altro si sarebbe disperato. Quei due non potevano fare a meno l'uno dell'altra. Si erano promessi di restare insieme e di aiutarsi a vicenda. Sempre."

THE END

I should hate you, Regulus Black, but I love you.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora