capitolo 2

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Una volta varcata la soglia di casa, un devastante odore di vaniglia mi avvolse completamente, recandomi quasi la nausea "sono così felice di vederti finalmente" una donna dai capelli biondo cenere mi venne incontro, indossava una gonna stretta viola scuro, con una camicetta bianca che delineava perfettamente la sua figura snella e slanciata "oh che sciocca" la donna si portò una mano alla fronte, mostrando un caloroso sorriso "io sono Susan, molto piacere", mi porse la mano e io gliela strinsi con riluttanza "io sono Mae" mi presentai svogliatamente "mamma lasciala in pace è appena arrivata" una figura muscolosa si presentò dietro le spalle della donna "lo so, solo che era tanto che desideravo conoscerla" Susan si massaggiò il collo nervosamente e le sue guance si tinsero di un rosa opaco "se non vi dispiace, io sarei stanca e vorrei riposare, posso vedere la mia camera'" riccioli d'oro si riprese immediatamente "certo cara, Carlos puoi accompagnarla tu?" il ragazzo mi sorrise amichevolmente e, senza staccare gli occhi dai miei, rispose alla madre "certo" mi voltai verso mio padre che mi stava già guardando "Mae io vorrei parlarti" Edward cercò di prendermi per il bracco, ma io mi scansai e di impulso mi nascosi dietro alla schiena massiccia di Carlos "non ci provare mai più" sputai acida. Mio padre chinò il capo, come per discolparsi, a quel punto presi le mie valige e feci un leggero cenno con il capo a Carlos, che all'inizio era scioccato, ma decise comunque di accompagnare.

Mentre salivamo le scale, il silenzio era quasi assordante, la tensione era palpabile "mi dispiace" sussurrai per spezzare l'imbarazzo "figurati, avrai avuto le tue buone ragioni" mi tranquillizzò. Gli sorrisi e finalmente giungemmo dentro ad una stanza. Era enorme, rosa pastello, una scrivania bianca era posizionata sulla sinistra, mentre un maestoso letto matrimoniale si ergeva al centro della stanza, sulla destra c'era un'enorme cabina armadio "da oggi questa sarà la tua stanza, spero ti piaccia" Carlos si sfregò una mano sulla testa "è molto bella" lo rassicurai "questa sera vorremmo andare in un ristorante in riva al mare, per festeggiare il tuo arrivo, per le 20:30 andiamo" feci cenno di approvazione con la testa e poi il biondo abbandonò la mia stanza.

Una volta sola, aprii la mia valigia e posizionai le mie foto sulla scrivania. Spinta dalla curiosità mi avvicinai alla cabina armadio, la spalancai e ciò che vidi mi fece trasalira,  schiusi leggermente le labbra per lo stupore. Appesi, c'erano una miriade di vestiti di qualsiasi colore e modello, sulla parete interna si ergeva un armadietto a più piani con all'interno molte scarpe. Un piccolo spazietto riservato attirò la mia attenzione, li c'erano tre gonne scozzesi viola, tre camicette bianche e una giacca tinta unita, abbinata alle gonne appese, il mio pensiero fu proiettato sulla scuola, sicuramente era la divisa del nuovo istituto dove avrei passato gli ultimi anni di scuola. Dopo poco andai a farmi una doccia rinfrescante, per levarmi tutto lo sporco della giornata. Una volta uscita, mi asciugai i capelli e mi vestii con un semplicissimo vestito nero che mi arrivava leggermente sopra il ginocchio, abbinai un paio di tacchi non molto alti, nero lucido e una borsa ceh riprendeva il colore delle scarpe. Mi truccai leggermente, un po' di lucidalabbra e un pizzico di mascare, non amavo truccarmi e onestamente non ero nemmeno in grado di farlo.

Guardai l'orologio e vidi che erano le 20:03 quindi decisi di scendere e bere un bicchiere d'acqua prima di uscire. Una volta giunta in cucina mi recai verso la credenza dalla quale estrassi un bicchiere, andai verso il rubinetto e lo riempii. Mi sedetti sulla penisola della cucina e il telefono mi vibrò, vidi un messaggio da parte di un numero sconosciuto, lo aprii e ciò che vidi mi lasciò senza parole. C'era una foto di Jasper che baciava un'altra, ma non una qualsiasi, era la sua migliore amica, non che la persona che disprezzavo di più in tutta Austin. Una lacrima rigò il mio viso bruciandomi la pelle, seguirono altre goccioline umide e una serie di singhiozzi smorzati dal fiato corto che non riuscii più a controllare "fiorellino tutto bene?" fiorellino? chi cavolo è che mi chiama così?.

Mi voltai rapidamente e vidi la figura possente di Carlos. Mi asciugai velocemente le lacrime e mi affrettai a regolarizzare il respiro "eih, Carlos,va tutto bene, non ti preoccupare" il biondo si avvicinò a me e mi accarezzò la guancia, cercando di levarmi alcune goccioline che mi erano sfuggite "non mi sembra, so che non ci conosciamo bene, e so che non sei obbligata a parlarmene, ma se te la senti,me lo puoi raccontare" lo guardai per qualche secondo, ma non riuscii a dire nulla, così gli passai il telefono. Carlos lo afferrò e guardò le foto di Jasper e Catarina "lui è il tuo ragazzo?" feci un cenno di approvazione con la testa "mi dispiace fiorellino" mi abbracciò, ma qualcuno ci interruppe "ma che fate? siete in cucina, andatevene in camera" ci voltammo entrambi nella direzione dalla quale proveniva la voce "Jet chiudi quella fogna, non è un buon momento per le tue battutine" io e Carlos sciogliemmo l'abbraccio e gli occhi di Jet saettarono verso di me "perchè piangi mostriciattolo?" non diedi retta al suo stupido nomigniolo, scesi dalla penisola e mi scansai "niente", ma quando mi voltai verso di lui, notai che i suoi occhi non erano più sul mio viso, ma bensi sul mio vestito. Quando si accorse che lo stavo fissando si ricompose "tra meno di 10 minuti usciamo, sbrigatevi piccioncini" io e carlos ci guardammo e un lieve pizzicorio fece capolino sulle mie guance.

NEVER SAY NEVERWhere stories live. Discover now