Capitolo 20

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Ridere. Ridere mi faceva sentire bene. Ridere veramente e non fingendo. Era come perdersi nella realtà e dimenticarsi di tutto per un po'. Fu proprio quello che successe durante il viaggio di ritorno a casa. Arthur mi faceva sentire bene. La sua voce, le sue risate, i suoi consigli. Era tutto perfetto.
«Arrivati». Arthur spense il motore dell'auto e io mi resi conto che il weekend era terminato. Avevo sbagliato a pensare che sarebbe stato uno dei peggiori fine settima della mia vita, come avevo sbagliato a giudicare Arthur quando si avvicinò a me qualche giorno prima a scuola.
Uscimmo entrambi dall'auto e io presi il mio borsone dal portabagagli. Successivamente incominciai a cercare le chiavi di casa dentro la borsa.
«Grazie... davvero Arthur. Mi sono divertita molto» dissi frugando in borsa.
«Non mi devi ringraziare Mad». Distolsi gli occhi dalla borsa, nella quale avevo finalmente trovato le chiavi, e li rivolsi verso il suo volto. Era in imbarazzo, come se non sapesse cosa dire. Non so perché lo feci, ma mi venne naturale: lo abbracciai. Un abbraccio sereno e sincero. Lui ricambiò e restammo così per un po'.
«Promettimi una cosa... ». Mi allontanai leggermente da lui, ma le sue braccia rimasero salde intorno a me. Avevo bisogno di sentire che quel weekend non sarebbe stato dimenticato. Lui annuì.
«Promettimi che ciò che abbiamo costruito, la nostra amicizia intendo, non verrà dimenticata... »
«La verità che io non ti ho mai dimenticato, né te né la nostra amicizia. Ma ti prometto che non dimenticherò niente». Terminò la sua frase, mi diede un bacio sulla guancia e sfrecciò via con la sua macchina.
«Sono a casa!» urlai per vedere se ci fosse qualcuno, cosa che dubitavo, e posizionai il borsone all'ingresso avventutandomi in casa in cerca di qualche membro della mia famiglia.
«Ciao Maddie! Come è andata la piccola vacanza?». Entrai in cucina e la prima cosa che vidi fu Isla intenta a cucinare qualcosa.
La abbracciai e lei ricambiò. Mi passò un piatto con un panino sopra e mi guardò come se mi stesse intimando di mangiarlo. Non me lo feci ripetere due volte. Erano quasi le due di pomeriggio e io ed Arthur non ci eravamo fermati per mangiare qualcosa lungo la strada.
«Bene daii... » dissi con la bocca piena. Isla si mise a ridere. Isla sapeva della mia riluttanza a mangiare carboidrati, per questo mi preparava sempre qualcosa di buono con pochi grassi. Quel panino era uno strappo alla regola ma dopo aver mangiato insalata per diversi giorni sembrò di toccare il cielo con un dito.
«I miei?».
«Sono usciti con dei loro amici e Charles è rimasto a Londra». Era logico. Una parte di me sperava che per il mio ritorno a casa ci sarebbe stata la mia famiglia ad abbracciarmi, a cui potessi raccontare di Winchester ecc; la mia parte razionale mi diceva di non illudermi. Sapevo che i miei non sarebbero rimasti a casa. Ma lì con me c'era Isla che consideravo parte della mia famiglia e a cui volevo un mondo di bene.
«Tua mamma mi ha detto che stasera non sei a cena... esci con qualche bel ragazzo?». Isla era forse la persona più interessata alla mia vita. Di solito le raccontavo tutto, come facevo con mamma. Ma non so se me la sentivo di raccontargli di Archie. Lei lo conosceva visto che veniva spesso a casa ed essendo anche il migliore amico di Charlie. E lo considerava un bravo ragazzo ma non so, qualcosa me lo impediva.
«Se con "bel ragazzo" intendi Eve, sí... uscirò con un "bel ragazzo"». Si mise a ridere e io pure.
«Aspetta se non c'è nessuno stasera perché stai cucinando?». La domanda mi sorse spontanea.
«Credo che i tuoi vengano qui con i loro amici... o almeno, questo me lo ha detto tua mamma prima di uscire». Aveva un senso.
Andai in camera mia per mettermi a fare un po' di compiti e recuperare ciò che mi ero persa venerdì. Sul letto vidi gli appunti che Eveelen mi aveva promesso e le mandai un messaggio per ringraziarla. Studiai fino alle sei e mezza e poi andai a prepararmi per la serata. Optai per un paio di jeans, un top azzurro pastello e la giacca di pelle nera sopra. Ai piedi le mie fidate Nike e presi la borsa.Prima di uscire, svuotai il borsone nero e posizionai il libro che avevo comprato su una delle tanate mensole dedicate alla mia passione.
Andai di nuovo in cucina dove c'era Isla che nel mentre aveva sformato una quantità esagerata di roba.
«Non ho capito, scusa. Ma con "amici" intendevi tutto l'esercito inglese?». C'era di tutto: dagli stucchini agli affettati, dalle lasagne all'arrosto, dai biscotti al pudding. Mi sentivo sazia solo a guardare.
«Sandra non mi ha detto quanti saranno. Mi preparo ad ogni evenienza». Mi misi a ridere e improvvisamente mi suonò il cellulare per indicarmi l'arrivo di un messaggio. Guardai il nome che compariva sul display: Eve.

Quello che non ti ho mai dettoOnde histórias criam vida. Descubra agora