Capitolo 35 (Arthur e Maddie)

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Quelle labbra. Quelle fottutissime labbra erano l'ingresso al paradiso. Ma furono anche la mia rovina. Avevo provato tante droghe in passato, ma mai nessuna come come il suo sapore.

Mi staccai da quelle labbra e la osservai. I suoi occhi... Dio, i suoi occhi che mi guardavano era magnetici. Le chiesi un tacito permesso e scesi a baciarle il collo, bramando di andare sempre più oltre. Scesi delicatamente con la mano sul suo fianco ma mi trattenni dall'andare oltre. Dopo quello che era successo non volevo esagerare.

Un sentimento di ira mi scorse nelle vede. L'avrei ammazzato, cazzo. Altro che poi salire su una moto. Non avrebbe più fatto nulla dopo che avessi finito con lui. Come si era permesso di farle una cosa del genere? Come poteva anche solo pensare di farlo a qualsiasi ragazza.

Avrei abbandonato la gara se le non fosse venuta. Senza pensarci due volte. A fanculo la carriera. Non mi importava se lei aveva bisogno di me.

Ero felice che fosse lì, che avesse conosciuti anche Liv e Tommy. Ma davvero aveva capito che provavo qualcosa per Olivia? Le bionde non facevano per me, non che non ne avessi avute. Ma l'unica ragazza che avevo mai amato era lì con me in quel momento.

Liv e io saremmo sempre rimasti solo degli ottimi amici, mai nulla di più. Ma ciò che raccontai a Mad era vero. La invidiavo. Aveva Adam, l'uomo che aveva sempre desiderato. Era felice, nonostante la sua vita difficile.

Ma evitai di pensare a tutto ciò perché dopo anni che la desideravo, lei era lì. Sotto di me, che si godeva ogni mio singolo bacio.

E quel vestito poi. Una provocazione a toglierlo e buttarlo sul pavimento insieme alle sue mutandine. Cazzo, se era bella.

Continuai la scia di baci fino all'inizio dei suoi seni formosi e la sentii gemere silenziosamente inarcando la schiena.

Una cazzo di premio per mio autocontrollo, ecco cosa meritavo.

Era la più bella sensazione che avevo provato in tutta la mia vita e niente poteva farmi cambiare idea. L'idea di avere qualcuno al mio fianco. Era lì con me, finalmente.
«Arthur, sei pronto?». La voce di Eddy ci fece scattare.

Ditemi che era uno scherzo. Ero duro come non mai e il mio amico aveva appena rovinato tutto.
«Dammi un minuto!» urlai al coglione che mi aspettva dietro la porta. Il tempismo peggiore. Le sorrisi e le diedi un breve bacio a stampo prima di alzarmi e sistemarmi. Il mio pene era ancora lì più che pronto. E io irritato come non mai. La guardai e la vidi persa. «Tutto bene?» le chiesi dubbioso. Cosa avevo combinato?

E realizzai che per l'ennesima volta avevo rovinato tutto. Non avrei dovuto baciarla, come mi era saltato in mente?

E rimasi per tutta la sera incazzato con me stesso. Avevo perso la mia amica, ancora.

Maddie

«Ehm... si... » mi alzai anch'io dal letto, cercai di sistemarmi in modo da non far vedere che avevo appena limonato con il mio migliore amico e presi la borsa per dirigermi verso il corridoio dell'Hotel.
«Amico, ci hai messo una... Maddie, wow. Sei stupenda! Se non fossi nella fase post ex ti chiederei di uscire». Gli sorrisi. Eddy non la smetteva di guardarmi. E anche Arthur lo aveva notato. Un po' mi aveva sorpresa il suo complimento perché di solito era un tipo molto chiuso, o ameno lo era con me. Con Arthur e Max invece sembrava un'altra persona. Era bello che cercasse di legare anche con me.
«Giù le mani... » dissi Arthur chiudendo la porta. Era geloso?
«Capito, amico». Eddy mi fece un occhiolino e mi venne da ridere. Arthur invece si limitò ad alzare gli occhi al cielo e incamminarsi verso l'ascensore da solo. Adesso si era incazzato?
«Non preoccuparti... ». Eddy indicò con un cenno della testa Arthur, il quale era troppo lontano per poterci sentire. Come erano possibili questi cambi d'umore così repentini? Fino a pochi minuti prima ci stavamo baciando e un attimo dopo che il suo migliore amico, il quale non mi avrebbe mai toccata, mi fece un complimento se ne andò tutto incazzato.
Arrivammo nella hall dell'Hotel e dopo essermi complimentata con la scelta dell'abito da parte di Liv, ovvero un abito azzurro che ricordava tanto il colore dei suoi occhi, ci dirigemmo verso la Range Rover di Arthur. Decisi di sedermi davanti e appena salì anche il mio amico fu sorpreso di trovarmi lì ma non lasciò trasparire nessun altra emozione.
«Madison, qual'é il tuo cantante preferito?» mi chiese Liv collegando il suo cellulare alla macchina di Arthur per mettere un po' di musica. Per me la musica era sempre stata un bel modo per evadere dal mondo. Spesso mi immaginavo anche le storie che potevano esserci dietro una canzone, pensando all'autore e alla ragazza di cui si parlava. Una storia d'amore bella o brutta raccontata attraverso una canzone era qualcosa di speciale.
«Dipende, ne ho un po'. Ed Sheeran, Justin Bieber... »
Arthur fece una mini risata strozzata beccandosi una bella occhiataccia da parte mia.
«Qualche problema?» dissi arrogante. Aveva chiesto i miei gusti non i suoi.
«No, assolutamente» disse facendo un sorriso da stronzo. Mi stava facendo uscire di testa. «È solo... banale. Della banale musica da quattro soldi che racconta di storie d'amore finte e delusioni irreali»
«Non è vero...»
«O invece sì. L'amore non è assolutamente così speciale come lo fanno passare». Non stavamo più parlando di musica. Mi mancò un battito. Davvero pensava quelle cose?
«E scusa, vorresti illuminarmi. Chi sarebbe che non fa musica da quattro soldi?»
«Non ascolto musica... »
«Però la stai giudicando...»
«Ho espresso un opinione»
«... chiamata critica!»
«Sono solo sincero »
«Sei solo uno stronzo» dissi esasperata. Non c'era nulla di collegato alla musica. Non mi interessavano per niente i suoi gusti musicali. Era solo uno stronzo perché mi aveva trascurata per tutto il tempo dopo il bacio e per le affermazioni che aveva fatto. Non gli sarà piaciuto avermi baciata ma non c'era assolutamente bisogno di trattarmi come spazzatura.
«Ok... la scelgo io la musica... ». Max scelse una playlist orribile ma la musica il quel momento era l'ultimo dei miei problemi. Per il resto del tragitto mantenni lo sguardo verso il finestrino non girandomi mai verso Arthur.
Quando arrivammo al ristorante scesi velocemente dalla macchina e mi incamminai con Liv per chiedere al cameriere di accompagnarci al tavolo apparecchiato. Mi sedetti vicino a Max, Arthur di fronte a me vicino a Liv ed Edward a capo tavola.
«Ciao ragazzi, cosa vi porto?». Una cameriera alta e con così tanti tatuaggi che schizzavano fuori dalla camicia rimase abbagliata alla vista dei tre ragazzi che erano in compagnia mia e di Liv.
«Acqua e una coca cola, direi... » disse Eddy senza alzare lo sguardo dal menù. La cameriera era troppo sfacciata; lo si vedeva al mondo in cui appoggiava la penna sulle labbra in attesa di scrivere sul taccuino tenendo lo sguardo puntato su Arthur. Se non fossimo stata in un luogo pubblico avrei potuto anche fare una scenata. Ma nessuno dei tre ragazzi lo notò. Solo io e Liv, la quale prima guardò me come a chiedermi il permesso e poi decise di prendere la mano di Arthur sul tavolo e appoggiarsi alla sua spalla. Avevo capito il suo gioco.
«Tesoro, tu cosa prendi?». Arthur la guardò confuso, ma non fece resistenza e decise di assecondarla.
«Credo una pizza, tesoro». Arthur sottolineo in modo molto evidente il termine "tesoro" facendo spuntare un sorriso e una risata trattenuta ai suoi amici. Però lui si girò a guardare me cercando di capire cosa stessi provando in quel momento. Ero solo incazzata con lui e un po' gelosa. Ma non di Liv, sapevo che lei stava scherzando, ma di quella ragazza che non si era fatta problemi a sbavargli addosso. Come se quella mossa da parte di Olivia l'avesse risvegliata da una trans, la cameriera tolse lo sguardo da Arthur e finì di prendere le ordinazioni: 4 pizze e un insalata per me accompagnata dalle occhiate furenti di Arthur. Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa ma onestamente della sua opinione me ne fregava ben poco.
«Puoi spiegarmi cos'era quello?». Appena la cameriera se ne andò Arthur staccò la mano da quella di Liv e cercò risposte.
«Quello - disse Liv indicando il punto in cui le loro mani si erano toccate - era per farle capire che eri off limits. Dovresti ringraziarmi!»
«Per cosa, scusa?»
«Se non fossi intervenuta di sarebbe saltata addosso da un momento all'altro»
«E se avessi voluto che mi saltasse addosso?» disse con un sorrisino arrogante. Non l'aveva detto veramente. Si girò verso di me notando la mia reazione sconcertata. Ma, nonostante questo, sostenni il suo sguardo. Il quel momento quegli occhi verdi che mi facevano sempre sentire unica mi stavano facendo sentire come una ragazza qualunque succube dell'effetto Raynard. Finimmo di mangiare velocemente e andammo al locale che era stato scelto da Max per la serata.
Non appena scesi dal sedile posteriore delle macchina mi squillò il cellulare. Archie. Archie mi stava chiamando. Perché? Perché quel maiale mi stava chiamando? Sarebbe stato di sicuro ubriaco in qualche bar con i suoi amici, magari anche con Charles. Charles! E se era successo qualcosa a mio fratello e lui mi stesse chiamando per questo? Risposi senza pensarci troppo. Indicai ai miei amici di entrare e indicai il telefono per far capire loro che dovevo rispondere.
«Archie... »
«Madison... ». Era ubriaco, ma non troppo. Forse il giusto per non sostenere una conversazione del genere che mi sarebbe aspettato. Charles non c'entrava nulla. Anche se era stato uno stronzo con me, se fosse accaduto qualcosa a mio fratello me lo avrebbe detto subito.
«Cosa vuoi?» dissi acida. Dopo al serata che stavo passando ci mancava solo lui. Cosa avevo fatto di male?
«Te. Voglio te»
«Vai a farti fottere». Non gli avrei mai permesso di toccarmi un'altra volta. Nella mia mente tornarono i ricordi di quel momento, tanto che mi sembrava di riviverlo.
«Mi sembra che io ti abbia già avuta una volta... Posso averti tutte le volte che voglio»
«No invece. Prova solo a toccarmi e ti farò rimpiangere di avermi sottovalutato!». Vidi Arthur uscire dal locale e venire verso di me, ancora vicino alla sua macchina, accendendosi una sigaretta.
«Mhm, non credo succederà... »
«Cosa vuoi dire?». Arthur si appoggiò alla portiera della macchina a qualche metro da me.
«Non dirai a nessuno quello che è successo tra noi»
«Vuoi scommettere che lo farò?». Mi ero ripromessa che al più presto possibile avrei raccontato tutta la verità ai miei genitori.
«Se provi solo a dire una parola farò in modo che i tuoi vengano licenziati. In fondo è mio padre il possessore dell'editoria e, nonostante sia amico dei tuoi, se trovasse qualche documento incriminate li sbatterebbe fuori subito ». No, non stava succedendo. Come poteva minacciare il lavoro dei miei genitori? Era uno stronzo manipolatore. Per i miei genitori il lavoro era tutto, era la loro vita, la nascita del loro amore. Non potevo fargli questo. Scrivevano spesso per la sua editoria e adoravano farlo. Non poteva.
«Spero sia chiaro, tesoro. Buona serata». Attaccò subito lasciandomi dall'altra parte completamente bloccata. Arthur buttò a terra la sigaretta e venne di fronte a me lasciando da parte l'atteggiamento da stronzo che aveva avuto per tutta la serata. Non potevo affrontare anche lui in quel momento.

Appoggiò le sue mani sulle mie braccia e mi guardò preoccupato. «Maddie, che hai?»
Avevo quasi le lacrime agli occhi. Ma Arthur sapeva ciò che Archie aveva fatto e anche se ero incazzata con lui, avevo bisogno del mio amico.
«Era... Archie... ». Arthur tolse le mani dalle mie spalle per metterle sui miei fianchi trascinandomi verso la portiera dalla sua auto. Cosa stava facendo? La mia schiena si scontrò delicatamente con la portiera e lui si avvicinò di più a me.
«Cosa ti ha detto?». Era calmo, il completo opposto di ciò che mi aspettavo. O forse cercava di essere calmo. Sentendo le sue mani muoversi dolcemente e lentamente sul mio corpo mi sentii più rilassata. Forse era per questo che lo fece. In modo che potessi raccontargli tutto senza mettermi a piangere. Era un abuso del potere che esercitava su di me, ma in quel momento non mi interessava affatto.
«Ha minacciato i miei genitori, o meglio il loro lavoro. Ha detto che se racconto quello che è successo li farà licenziare... »
«Tu che gli hai detto?»
«Nulla. Come non dirò nulla a miei genitori... »
«Secondo me dovresti dirglielo, Mad». Come potevo dire una cosa del genere? Non potevo assolutamente.
«Per i miei il lavoro è tutto, Arthur. Non posso fargli una cosa del genere... ».Portai le miei mani davanti alla faccia per cercare di calmarmi ma lui le sposò lentamente.

«Maddie, i tuoi sono dei giornalisti fantastici. Tutti li conoscono; non faranno fatica a trovare un nuovo giornale per pubblicare i loro articoli... ». Il lavoro in televisione li aveva resi famosi, ma scrivere per il giornale del padre di Archie era ciò per cui entrambi si erano laureati. Arthur non aveva torto. Erano i migliori nel loro settore, ma per quanto ne sapevo io la loro fama era dovuta anche dalle parole del padre di Archie, il quale era molto influente. Con le sue conoscenze avrebbe fatto in modo che non trovassero un lavoro e io non me lo sarei mai perdonata.
«Non è così semplice. Il signor Nolan potrebbe rovinare la loro carriera e io ne sarei responsabile»
«Non è colpa tua se un ragazzo ti ha molestato e ora ti ricatta...»
«Arthur... io.. è anche colpa mia. Ogni tanto lo provocavo e... » mi bloccò subito.
«Non osare terminare quella frase. Provocare è un conto, molestare è un altro, Mad. Non è colpa tua». Arthur mi abbracciò e decisi di accoglierlo tra le mie braccia.
«Arthur?» dissi tenendomi ancora tra le sue braccia mentre io alzai il volto in cercai dei suoi occhi.
«Dimmi». Arthur mi guardò negli occhi e dopo qualche minuto di indecisione si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte. Non dovevo stare lì con lui dopo il modo con cui mi aveva trattata ma avevo bisogno di lui. E forse speravo un po' di più rispetto a un bacio sulla fronte.

«Non voglio entrare...» confessai tenendo gli occhi ancora chiusi per cercare di non pensare ad altri che al ragazzo di fronte a me.
«Possiamo rimanere qui fuori...»
«Non voglio rovinarti la serata, Arthur». Era andato lì per divertirsi prima della gara che lo aspettava il giorno dopo. Anche se il mio umore era totalmente contrario a quello di una festa in un locale affollato, non dovevo trasformare il mio malumore anche nel suo.
«Se passo con te la serata, non è affatto rovinata». Arthur mi tirò sul il volto con la sua mano per darmi un bacio a stampo rapido ma sincero; mi strinse la mano e ci incamminammo verso l'uscita dal parcheggio. Con l'altra mano Arthur mandò un messaggio sul gruppo avvisando gli altri che non saremmo entrati.
«Dovremmo inserire anche Liv...»
«Non credevo foste diventate così amiche in poco tempo» disse sorridendo. Era totalmente vero. Ma appena iniziammo a parlare quel pomeriggio capii che Olivia era una persona sincera.
«Onestamente non lo avrei mai pensato neanche io». Arthur mise il suo braccio, con il quale teneva ancora stretta la mia mano, sopra la mia spalla e mi diede un bacio sulla tempia. Erano quei piccoli gesti che mi mandavano in confusione. Il malumore di poco prima era come svanito, ma io non smettevo di pensarci. Perché si era comportato così? Le battutine, le affermazioni poco carine, erano tutte cose che mi facevano capire che forse un po' mi sbagliavo. Non avevo ancora conosciuto tutte le parti del nuovo Arthur Raynard. E non sapevo neanche se ne sarei rimasta sconvolta.

Quello che non ti ho mai dettoWhere stories live. Discover now