Abracadabra

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Alle 10, Kevin si attacca al campanello e devo farlo salire per forza.

Entra senza salutare, si fionda in camera mia, apre l'armadio, prende una camicia nera e la lancia sul letto, poi sceglie un paio di jeans.

«I capelli sono perfetti così. Muovi il culo perché mi serve aiuto con Arianna, stasera.»

«Non sono in vena, Kevin» mi siedo sul letto.

«Rugo, ci sono Arianna e il padre, di sotto, che ci stanno aspettando. Sbrigati!» mi tira su. «Luca starà con Francesca, Fili e Leo vengono sul tardi. Cazzo! Se mi lasci da solo con lei non sei un amico.»

«Kevin... ci sarà tutto l'artistico e tutto l'alberghiero. Lo sai, , cosa significa per me? Che ci sarà l'élite dell'inferno!»

«Te li tengo lontani tutti, te lo prometto.»

«Dài, non ho nemmeno il biglietto.»

«Te l'ho comprato io» dice, sfilandomi la felpa.

Posso solo farmi la doccia più rapida del mondo, deodorarmi, infilare i vestiti scelti, e subire Kevin.

«Ma mi spieghi il problema? Sei demoralizzato per Alex? O per Filippo neverending story?» mi chiede mentre prendo le ultime cose.

«Tutti e due.»

«Tu e Filippo avete litigato un'altra volta?»

«Non lo so» commento, stanco.

«Ah, perfetto» ride. «Adoro la tua chiarezza d'idee.»

Il Big Dream è la discoteca più grande della zona, è un bordello epocale e ho voglia zero di essere qui. E' stracolmo di gente. Luca e Francesca sono già arrivati.

Balliamo vicini per gran parte della serata e faccio la spola col bar. L'unico lato positivo, stasera, sono le bevute. Che devo capitalizzare il prima possibile, cioè prima che arrivino Filippo e Valerio. Devo staccare i sensi, visto che la testa non posso. Uso la mia consumazione e pure quella di Ari che non beve niente perché ha paura che le droghino il bicchiere. Una me la offre Kevin. Le altre faccio io.

«Rugo, ma quando glielo do l'abbraccio?» mi chiede Kevin, agitato, mentre Arianna è distratta.

«Kevin, serve una situazione più tranquilla, no? Qui c'è troppo casino. Soprattutto, non rovinare tutto con la tua solita fretta.»

In una delle mie tappe al bar, la quinta credo o la sesta - cazzo ho già perso il conto? - vengo distratto dal riso civettuolo di tre ragazze, vestite con tre centimetri quadrati di stoffa nera. In tutto.

«Oh, ma Morelli? Non è un gran figo?! Ma come ha fatto a entrare?»

Morelli? E ti pareva. Che cazzo ci fa lui qui? E' una festa per studenti. Ma non mi volto, non lo cerco, non lo voglio vedere e non voglio essere visto. Stasera non voglio esistere. Per nessuno, soprattutto per me stesso.

«Maddai, Morelli entra dove gli pare. E poi sta con quelle due, no? Ma è nudo sotto la giacca di pelle?»

«Sì, mado' quant'è bono! Ma cos'è, un serpente?»

«E' un drago cinese» faccio subito chiarezza, perché l'alcol non mi fa vergognare di un cazzo.

Le tre mi guardano sorprese, e poi si allontanano a spasso svelto.

«Oh, ma che ho detto? Mica vi mangio, eccheccazzo

«Ciao, Rugo!» mi saluta una voce che conosco bene. Finisco subito tutto il bicchiere, ne avrò bisogno, e mi volto verso di lui. E lo sapevo che il rum era finto, perché l'effetto che mi fa è quello della carta vetrata sulle palle. Ian mi sorride con i suoi denti bianchi e perfetti, torreggiando sopra gli zigomi a punta. Se li affilerà di notte? Sposto gli occhi col respiro zoppo, ho paura di vedere Alex, ma non c'è.

GabbianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora