~Chapter 1~

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Il ticchettio della pioggia riempiva il doloroso silenzio che era calato.
Le gocce di pioggia che vedevo scivolare dal mio ombrello nero, assomigliavano molto alle lacrime che solcavano il mio viso.
C'era solo una differenza: il motivo.
La pioggia c'era, perché era fondamentale per la natura.
Mentre le mie lacrime scendevano, per il dolore di una perdita.
Quella di mio padre. Non potevo credere che il corpo alto, robusto e forte di mio padre, ora si trovava nella bara marrone posta nella buca di fronte a me.
Non potevo credere che il mio adorato padre, adesso doveva giacere lì dentro...per poi diventare cenere. Non potevo credere che se ne sarebbe andato così presto.
Il prete finii di recitare la benedizione sulla bara e sui presenti, per poi ordinare a degli uomini, di seppellire tutto.
Mentre questi prendevano le pale, mi avvicinai alla buca, mi inginocchiai e lanciai la rosa bianca al suo interno. "Addio padre..." Sussurrai, appena essa toccò il freddo legno della bara, mi alzai e mi sistemai il vestito nero.
"Mi dispiace molto per tuo padre, Scarlett" mi mormorò mia zia Alli.
Lei era sua sorella e tra due giorni, dovevo andare a vivere da lei.
L'abbracciai e piansi sulla sua spalla.
Ero orfana adesso...non avevo né genitori, né fratelli, né sorelle, né una famiglia.
Altre persone mi vennero incontro e mi dettero le condoglianze. Alcuni provarono a tirarmi su il morale, ma fu tutto inutile. Anche perché, ho perso mio padre...come potrei ridere al suo funerale!?
Stavo per incamminarmi a casa, quando due figure catturarono la mia attenzione.
Con la pioggia, non riuscivo a vedere i loro volti...ma potevo assolutamente confermare che erano uomini. Quest'ultimi erano vestiti di nero e a primo impatto, non mi davano un senso di pura gioia...ma bensì, mi misero paura.
Potevo giurare su me stessa, che mi stavano fissando, riuscivo a sentire i loro occhi bruciare sul mio viso.
Poi, non li vidi più.
"Scarlett...vieni dobbiamo andare" mi disse mia zia, prendendomi per un braccio e facendomi distogliere lo sguardo.
Abbassai il capo e la seguii fino alla sua macchina.
In meno di 15 minuti, arrivammo a casa mia. Il viaggio fu molto silenzioso e nessuna delle due proferì parola.
Appena aprii la portiera sentii mia zia dirmi "Dopodomani ti passo a prendere...mi raccomando fatti trovare pronta alle 9, buona notte Scarlett"
"Buona notte zia Alli" risposi, uscendo finalmente da quella macchina.
Entrai in casa mia e chiusi la porta d'ingresso a chiave, per poi appoggiarmi ad essa.
Chiusi gli occhi e stetti in quella posizione per un po' di tempo.
Il silenzio che mi circondava era molto inquietante e mi dava un senso di disagio.
Quella, non sarebbe mai più stata casa mia tra due giorni. Anzi, neanche adesso lo era più. Mi sento così abbandonata. Così sola.
È davvero orribile essere orfana. Non avere calde braccia che ti stringono quando stai male, avere qualcuno che si prenda cura di te quando hai la febbre e passare intere giornate assieme alle persone che dovrebbero essere lì accanto a te.
A passo lento, andai in cucina e appogiandomi allo stipite della porta...mi ritornò in mente una scena.
"Buongiorno Papi" esultai andando in cucina. Avevo 11 anni e mia mamma non c'era già più. "Buongiorno Principessa" mi rispose lui abbracciandomi e dando un bacio in fronte.
"Che cosa cucini?" Chiesi. "La tua colazione preferita...uova, bacon e ....Nutella!!" Appena sentii la parola Nutella, saltai dalla gioia! Misi le braccia attorno al collo di mio papà ricordo di avergli detto "Ti voglio tanto bene Babbo" e lui mi aveva fatto un enorme sorriso. Quel sorriso che mai avrei scordato...
Sorrisi ripensando a quel sorriso, volevo che uscisse un sorriso felice...ma sapevo che chiunque in quel momento avrebbe notato la malinconia che era presente in quest'ultimo.
Decisi di andare a farmi una doccia e rilassarmi.
Salii le scale e mi chiusi in bagno. Mi tolsi il vestitino che avevo messo per il funerale. Era corto. Ma sotto avevo messo le calze e il tutto appariva molto raffinato.
Mi girai per mettere il vestito e le calze a lavare, ma mi soffermai sulla mia figura nello specchio.
Avevo un corpo per niente perfetto, devo ammetterlo. La cosa migliora era il fatto di non essere grassa, e questo lo devo agli anni dedicati allo sport. Però avevo una cosa che detestavo, le smagliature. Fortunatamente non si notavano molto, grazie alle creme. Ma a me pesava il fatto di averle, per di piú nell'interno coscia.
In più non mi cerettavo da ormai mesi e ho sempre odiato vedere il mio corpo coperto di peli, quindi mi promisi che a casa della zia mi sarei depilata.
Legai i miei capelli in uno chignon.
Decisi di lasciar stare e di spogliarmi completamente, per poi entrare nella doccia e lasciarmi trasportare dall'acqua calda.
In quella doccia, ho vissuto un altra volta i momenti più belli della mia vita condivisi con mio padre.
Non mi accorsi nemmeno delle lacrime di nostalgia e di dolore che mi stavano scendendo.
Avevo paura.
Molta paura.
Paura del futuro.
Paura di un futuro senza mio padre.
Paura di un futuro brutto e pieno di dolore.
Uscii da quella doccia, con molti pensieri che girovagavano nella mia testa.
Asciugai le lacrime e mi struccai,per poi avvolgere il mio corpo con un asciugamano.
Raccolsi gli indumenti sporchi e li misi a lavare, subito dopo andai in camera mia e mi misi un paio di mutande grigie, dei pantaloni del pigiama colo grigio chiaro e una canotta bianca senza reggiseno.
Scesi le scale e andai a vedermi un po' di tv, volendo saltare la cena e passare il tempo.
Stavo per entrare in soggiorno, quando un foglietto bianco sotto la porta catturò la mia attenzioni.
Mi accovacciai davanti alla porta e lessi il bigliettino:
"Preparati ad essere mia" diceva.
Mi assalii il panico.
Chi era costui che mi aveva scritto il biglietto?
Che cosa voleva dire con le parole "essere mia"?
Che cosa voleva da me?
E perché?
Troppe domande per quattro fottutissime parole!!
Senza pensarci un momento, corsi in soggiorno bloccando ogni finestra e chiudendo anche quelle con le inferriate. Feci così per tutti e due i piani e mi rannicchiai al divano, terrorizzata.
Avevo così tanta paura...
Chi mi salverà adesso?
Mi slegai capelli e incominciai a mordicchiare l'elastico.
Lo so, è una cosa strana e un po' idiota, ma quando ero agitata mordicchiavo sempre qualcosa, come le unghie, gli elastici, le matite o qualsiasi cosa di facilmente mordicchiabile.
Mi alzai e andai a bere un bicchiere d'acqua, e quando tornai in soggiorno vidi un ombra nera fuori dalla finestra. Mi spaventai e cacciai un urlo, per poi correre in camera mia, chiudendomici dentro.
Andai a dormire, sperando di prendere sonno.
Tirai le coperte fino al naso e tremai dallo spavento preso.
"Non era nessuno, Scarlett...stai tranquilla...non era nessuno..." Continuai a ripetermi.
Poi, la stanchezza accumulata in quel giorno, si fece sentire e lentamente mi lasciai andare in un sonno profondo e ansioso.

DangerousWhere stories live. Discover now