~Chapter 28~

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<< When you try your best but you don't succeed

When you get what you want but not what you need >>

< Fix you - Coldplay >

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In quel preciso istante sentii il sangue raggelarsi nelle vene, solidificandosi in  ghiaccio.

Sentii tutte le mie speranze infrangersi, come le onde sugli scogli.

Sentii la preoccupazione, la paura, la disperazione investirmi come un onda anomala.

E sentivo di star per affogare.

Il Padrone sostava davanti al portellone del furgone con le mani racchiuse in due pugni che cadevano a penzoloni sui fianchi e uno sguardo duro in volto, che gli conferiva
un'aria  ancora più austera e spaventosa del solito.

Lui aveva visto.

Aveva visto tutto.

Aveva visto il nostro amore proibito.

Aveva visto il nostro atto di ribellione.

Aveva visto il nostro sciocco tentativo di libertà.

Aveva visto che nonostante tutto ciò che ci aveva fatto passare, non avevamo paura di amare. Eravamo liberi di amare, non avrebbe potuto toglierci anche quella nostra libera e non saremmo rimasti più intrappolati dalle sue crudele mani che ci tenevano in pugno, che ci controllavano.

E sapevo bene che le conseguenze sarebbero state dure. Che non ce l'avrebbe fatta passare liscia.

Che saremmo praticamente morti.

Mi alzai di scatto guardandolo con occhi sgranati e sentendo le gambe tremare leggermente, ma ebbi comunque la forza di pararmi di fronte al corpo di Harry, come dal proteggerlo dalle sensazioni negative che il Padrone emanava con la sua sola presenza.

"Tu.." sussurrò impercettibilmente, guardandomi dritta negli occhi.

E facendomi capire quanta rabbia provasse nei miei confronti.

E quanto dolore mi avrebbe fatto provare, pur non potendo comunque farmene percepire la medesima quantità.

Successe tutto in una manciata di secondi.

i suoi occhi si inchiodarono nello sguardo di Harry.
irrigidì ancor di più la mascella.
portò la mano nel retro dei pantaloni.
Estrasse un oggetto lucido di colore nero.
lo puntò verso Harry.
realizzai.
corsi.

Corsi come mai prima di allora nella mia vita  mi era mai capitato di fare, perché non si trattava delle gare di corsa che ci facevano fare a scuola, ma si trattava di vita o di morte, e non ci sarebbe stato nessun premio di consolazione.
Sentii svariate urla, prima di arrivare davanti la  figura del Padrone e buttarmici sopra a capofitto.

Iniziò una contesa tra me e lui, nonostante si sapesse già chi ne sarebbe uscito vincitore.

Cercai, se non di disarmarlo, di far cambiare traiettoria alla canna della pistola utilizzando la poca forza delle mie mani.

"Tu non lo ucciderai!" Esclamai presa da una rabbia mista ad una disperazione improvvisa.

Ma si sapeva che non sarebbe stato possibile fermare la pioggia nel mezzo della tempesta.

Il Padrone emise un grave gemito prima di colpirmi lo zigomo con la canna dell'arma che impugnava e farmi perdere l'equilibrio, facendomi rotolare di schiena a terra, debole, ferita e incredibilmente incazzata.

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