Capitolo 19: Lei non ti ama

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I need you more than anyone, baby,
You know that I have from the start;
So build me up (build me up),
Buttercup, don't break my heart...

- "Build Me Up Buttercup" The Foundations, 1967

Tornare furtivamente nel suo dormitorio sabato mattina tardi sarebbe stato più facile se non avesse avuto l'aspetto di uno che é stato messo in un'asciugatrice insieme a diversi tubetti di rossetto. L'idea di Mary di una punizione prevedeva di ricevere un bacio da ciascuna ragazza dove volevano (Mary si era avvicinata pericolosamente alla sua bocca) e poi si erano rifiutate di lasciargli rimuovere il trucco per il resto della notte. A quel punto tutti e cinque erano stati comunque massacrati a dovere, e Remus alla fine si era addormentato sul tappeto accanto al letto di Lottie, ancora coperto di macchie rosse.

Era stato un po' più mortificante essere svegliato da Marlene, l'unica di loro che non dormiva ancora o si lamentava per i postumi di una sbornia. Almeno una delle ragazze era stata così gentile da infilargli un cuscino sotto la testa dopo che era svenuto, ma doveva comunque rimettere a posto ogni giuntura rigida. Marlene gli offrì una tazza di tè, ma era già quasi mezzogiorno e lui sapeva che se non fosse tornato nel suo dormitorio per vomitare non sarebbe mai più riuscito a guardare le ragazze negli occhi.

Praticamente strisciando verso la finestra, Remus se ne andò nello stesso modo in cui era entrato, saltando sul prato per fare l'orribile viaggio di ritorno al suo dormitorio senza nemmeno allacciarsi gli stivali.

"Devo darti punizione", disse Benjy, quando lo fece scendere sulle scale del secondo piano. Remus si limitò ad annuire e Benjy gli porse un foglietto rosa prima di lasciarlo sgattaiolare di nuovo nella sua stanza. Per fortuna il ragazzo più grande non aveva detto nulla del rossetto. I suoi coinquilini non furono così gentili.

"Dove diavolo eri?" chiese James, nel momento in cui Remus varcò la porta. I ragazzi dovevano aver fatto colazione nel dormitorio quella mattina, dato che c'erano dei vassoi con i pasti ammucchiati vicino alla porta. Un altro vassoio intatto era sul tavolino di Remus, ma il pensiero di mangiare gli fece subito venire la nausea, così oltrepassò James e corse dritto verso il bagno. Dopo aver finito di farsi a pezzi, uscì, passandosi un panno caldo sulla guancia per togliere il resto del rossetto. Per fare la doccia avrebbe dovuto aspettare finché non fosse riuscito a stare in piedi senza che la stanza girasse.

Crollando sul letto, Remus si coprì gli occhi con un braccio, ma quando finalmente lo ritirò li trovò tutti e tre in piedi lì mentre incombevano su di lui con espressioni ansiose o preoccupate.

"Fanculo! Cosa fate?"

"Che cane, Lupin," ghignò Sirius, chinandosi e infilando le dita sotto le ascelle di Remus.

"Via da me, sfigato!"

"Devi dirci dove eri, Remus," disse Peter con entusiasmo.

"Luogo inesistente!"

"Dannazione," ridacchiò Sirius. "Confessa e basta, Lupin. Chi aveva le labbra su di te ieri sera?"

"Nessuno!"

«Allora perché non sei tornato ieri sera?» chiese James, sembrando estremamente meno divertito degli altri due. Remus si chiese se avessero scommesso su dove fosse stato.

"Mi sono addormentato", sbottò. "Ora se non vi dispiace..." Remus cercò di girarsi nel letto per ignorarli ma Sirius lo afferrò per la spalla e lo tirò indietro. Era proprio da lui nutrirsi di ogni boccone succoso in cui riusciva ad affondare i denti.

"Ti sei addormentato?" disse Peter, afferrando le gambe di Remus per trattenerlo. "Dove?"

"Lasciatemi andare, segaioli!"

The cadence of part-time poets Where stories live. Discover now