CAPITOLO PRIMO - parte 1

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Asya afferrò la pila di piatti sporchi posta sul bancone di ferro, la sollevò a fatica e la ripose nel lavabo. Aveva la fronte sudata, ed il suo camice nero da cameriera era sporco di sugo in più punti.
Afferrò la spugna ed iniziò a strofinare la superficie liscia dei piatti, per poi sciaquarli uno ad uno ed infilarli nella lavastoviglie.
Quella sera la sala interna era piena di clienti, ed i camerieri facevano avanti e indietro senza tregua portando i piatti pieni dalla cucina ai tavoli, e quelli sporchi dai tavoli alla cucina.
Asya doveva sbrigarsi a lavare la pila di stoviglie sporche, perché adesso serviva il suo aiuto per il servizio in sala.
Lavò tutto più velocemente possibile e si asciugò le mani, poi afferrò due grossi taglieri di legno su cui erano state adagiate due pizze calde.
-Al diciannove- disse il pizzaiolo, senza alzare lo sguardo dal banco da lavoro.
La ragazza si affrettò a raggiungere il tavolo, e poggiò le pizze su di esso. I suo meravigliosi capelli, lunghi e chiari, erano raccolti in una treccia che le dondolava sulla schiena.
-Buon appetito- disse con un sorriso rivolgendosi ai clienti, mentre stava già aveva voltando la schiena.
Gli altri due camerieri stavano portando i primi piatti alla clientela sistemata sul fondo della grossa sala  quindi Asya li seguì stancamente, emettendo un piccolo sospiro.
Sam, il più grande dei suoi colleghi, era un uomo di cinquant'anni, lievemente in sovrappeso e con la barba incolta. Divorziato da alcuni anni, viveva da solo e mai nessuno era venuto a trovarlo.
-Ah, Asya, prendi questi- le disse porgendole tre piatti pieni di spaghetti -Al cinque-.
Nel frattempo, Timothy stava portando il vino al ventitré.
Quest'ultimo era un ragazzo piuttosto silenzioso, dall'aria scontrosa e introversa. Non parlava mai con nessuno, a meno che ciò non fosse strettamente necessario. Anche con i clienti era sempre troppo freddo, motivo per il quale veniva spesso ripreso dal padrone.
-Al tre- disse ancora il pizzaiolo porgendo ad Asya altri due piatti.
La ragazza obbedì, annuendo brevementecon la testa. Il suo era un lavoro stremante e sottopagato; tuttavia, sfortunatamente rimasta orfana da bambina e cresciuta in un orfanotrofio, non aveva potuto aspirare a niente di diverso. Quel posto le offriva vitto e alloggio, ed anche una piccola paga: le permetteva di cavarsela.
Asya non era stupida; sapeva bene di essere sfruttata, ma dopo averci pensato molto si era detto che per il momento le andava bene così.
Quella sera il sevizio ai tavoli finì molto tardi, alle due di notte. I clienti si trattennero fino a notte fonda, e così i tre sfortunati camerieri si ritrovarono a pulire la sala a quella tarda ora.
Asya era molto stanca, ma continuava a muovere le gambe magre senza lamentarsi; era una cosa che non aveva mai fatto in vita sua. Le suole delle sue scarpe erano consumate, e persino i pantaloni mostravano ovunque segni d'usura.
Sam stava togliendo le tovaglie, asciugandosi di tanto in tanto la fronte rugosa con la manica della camicia. Timothy, intanto, alzava un enorme pila di piatti. Era un ragazzo piuttosto magro, ma vantava di una certa forza. I capelli castani dal colore scuro erano lisci e spettinati per loro natura, e pendevano sulla fronte. Gli occhi erano profondi ed espressivi, mentre le labbra sottili.
-Datti una mossa, ragazzo- esclamò il padrone del locale, agitando le braccia. Era un tipo particolare: basso, grassoccio, mezzo calvo, e sempre pronto a sbraitare dietro ai suoi dipendenti sui quali sfogava troppo spesso le sue frustrazioni.
Tim scosse la testa innervosito, e riprese a pulire la sala senza dire niente. 
Quando il lavoro fu finalmente terminato, erano ormai giunte le tre e mezza del mattino.
I camerieri si diressero alla loro stanza, stremati. Dormivano tutti insieme in una camera non molto ampia, che era stata divisa in tre parti da un paio di semplici tende scure. Ognuno di loro aveva a disposizione un letto singolo, un comodino ed un piccolo armadio. Giusto lo stretto necessario,  assolutamente niente più di questo.
Ad Asya era stato assegnato il letto di sinistra, contro al muro; al centro, diviso dalle tende da ambi i lati, vi era il letto di Sam, mentre quello di Timothy era infondo, contro al muro opposto.
La ragazza si mise a sedere sulle coperte, con i capelli ancora bagnati a seguito della doccia appena fatta; levarsi di dosso tutto quel sudore e quello sporco era stato un sollievo. Emise un lungo sospiro e si sdraiò sul materasso, infilandosi sotto alle lenzuola bianche. 
Finalmente poteva rilassare i muscoli, dopo tutta quella fatica.

Masky - Hero Where stories live. Discover now