"Tutto bene?" La mia migliore amica suonava materna, ora che in chiamata eravamo rimaste solo noi due. Ma purtroppo quel tono non era d'aiuto. "Senti, tutti c'abbiamo degli scheletri nell'armadio. Tua nonna era sola e..."
«No, Lu, non sto bene!» La interruppi mentre salivo in macchina e buttavo la bustina incriminata nel vano portaoggetti.
E se continui a sottintendere che sia nipote di una tossica, sto pure peggio.
"Vacce domani a Minneapolis, nun c'è fretta." Mi parlava con accondiscendenza, come se fossi stata una bambina.
«Voglio levarmi questa cosa di mezzo prima che posso, ok?» Allacciai la cintura e misi in moto.
"Sì, ma nun te cambia gnente farlo domani con calma..."
Non risposi, trafficando con le chiavi per inserirle nel cruscotto. Più i minuti passavano, più la mia mente elaborava cosa stesse succedendo, più mi irritavo.
Al sesto tentativo centrai il blocchetto. Il motore bofonchiò, tossì e fece i capricci, ma in qualche modo l'auto partì comunque.
Davanti al mio silenzio, Lucia soffiò. "Dio, Chià. A volte sei proprio 'na testa di cazzo."
Accesi i fari con un colpo secco. «Ma tu hai capito cosa sto vivendo o sai solo rompere le palle!?»
"Oh, stai calmina, sai! Che cerco solo de aiutarte!"
«Non sto calma, Lucia!» esplosi. «Sono stanca! Stufa di problemi, stufa di imprevisti! Mi nonna era una tossica, Cristo! Come faccio a stare calma?»
"E che te t'aspettavi, eh? Le persone non sono quelle che senti 'na volta al mese per sbaglio!" Gridava anche Lucia, adesso. "Che cazzo te credevi? Che tua nonna, sola, senza amici e senza famiglia, stesse a fa la strega dei boschi!? Svejate anche tu a 'na certa! E molla la macchina, invece de fare la quindicenne!"
«Certo! Perché io sono solo una povera imbecille, giusto?» Accelerai lungo il vialetto, scavando con i copertoni nella ghiaia.
«Non capisco le cose serie, io!» Continuai, senza permetterle di ribattere. «L'unica ha capito tutto sei tu! Tu, la signorina perfetta con hai la vita sotto controllo, l'amore incondizionato dei tuoi genitori e un merda di lavoro decente!» Sputai con rancore, solo per il gusto di buttare fuori tutta la rabbia che stavo accumulando, ma con gli occhi gonfi di lacrime.
Lucia non rispose. Nel silenzio, le ultime parole che avevo pronunciato ebbero il tempo di riecheggiarmi nella mente.
«Scusa, Lu.» Ritornai sui miei passi. «Sono solo frustrata. Ci sentiamo domani, ok?»
"Va' piano."
Chiusi la chiamata con la voglia di sbattere la testa sul volante. Tutto mi stava lentamente sfuggendo di mano e io non avevo idea di quanto ancora avrei potuto resistere.
Non vedevo l'ora di chiudere quel maledetto caso e barricarmi a mia volta in mezzo ai boschi. Lontano dalla mia famiglia disagiata e dalla sua montagna di problemi.
***
Abbandonai la mia auto ai piedi dell'edificio dell'Ufficio legale Mason un paio d'ore più tardi.
Il sole, al tramonto sulle auto imbottigliate nel traffico, sembrava un grosso faro arancione appeso tra le due file di palazzi. L'atmosfera era afosa, impestata dai gas di scarico delle auto.
L'accoppiata perfetta con il mio umore nero.
Presi il telefono con stizza, aprii la rubrica e feci partire una chiamata con l'avvocato.

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Eredità in rosa
ChickLitLa vita è capace di fare schifo anche se sei la figlia dell'uomo più ricco d'Italia e questo Chiara Verri lo sa molto bene. Nata con la passione per la moda, ma costretta a seguire un percorso stabilito fin dalla culla, Chiara ha sempre vissuto inca...