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"La tristezza è legata a un’occasione che l’ha provocata, a un fatto, a un evento contingente, a una persona... E alcune volte si trova proprio dove non dovrebbe essere, all’apice della nostra felicità."

Queste parole risuonavano nella mente di Camila come un eco lontano, cariche di un significato che solo ora riusciva a comprendere pienamente. Le aveva sentite per la prima volta dal suo professore di filosofia al college, un uomo dall’aspetto austero e dagli occhi penetranti, capace di scavare nei pensieri di chiunque con poche parole ben ponderate.

Ricordava bene quel giorno: era seduta nell’ultima fila dell’aula, cercando di nascondersi dagli sguardi indiscreti dei compagni e dalle attenzioni non richieste del docente. Eppure, quando il professore si era fermato a pochi passi dalla sua postazione, fissandola con un’intensità che la fece rabbrividire, Camila sentì che quelle parole erano destinate a lei. Non al gruppo, non a una classe di studenti annoiati, ma a lei sola, come un messaggio privato racchiuso in una lezione pubblica.

Era un periodo in cui tutto sembrava andare per il verso giusto: le sue amicizie erano forti, i suoi voti eccellenti, e una nuova storia d'amore stava sbocciando con una dolcezza inaspettata. Si proprio quella con Shawn. Eppure, nel profondo, un’ombra si agitava, una malinconia silenziosa che non riusciva a spiegare, un nodo che si stringeva nel petto senza una causa apparente.

Fu allora che comprese il significato di quelle parole: la tristezza, quella compagna indesiderata, non sempre seguiva una logica evidente. Non era necessariamente il frutto di un fallimento o di una perdita. Talvolta, si insinuava nei momenti più inaspettati, come una macchia d'inchiostro su una pagina perfetta, ricordandoci che anche nei giorni più luminosi poteva nascondersi un'ombra.

E Camila, seduta in quell’aula del college, aveva sentito un brivido correre lungo la schiena, un presentimento che non riusciva a ignorare. Forse il professore aveva intuito qualcosa che lei stessa ancora non era pronta ad ammettere, un segreto che la sua mente stava cercando di nascondere al cuore. E così, quelle parole continuarono a risuonare dentro di lei, un monito silenzioso di come la felicità e la tristezza fossero intrecciate in modi misteriosi e indissolubili.

Ed ora, sulla soglia dei ventisei anni, Camila si ritrovava a ripensare a quelle parole del professore, cogliendone per la prima volta il vero significato. Con Shawn, la sua vita era stata buona, un percorso di stabilità e conforto. Era stata abbastanza felice, lo sapeva, ma mai al cento per cento, mai completamente appagata. Un dubbio sottile la accompagnava da sempre, una sensazione di incompletezza che non riusciva a spiegare nemmeno a se stessa.

Era ormai sera, e Camila decise di concedersi un momento di tranquillità, dedicandosi con meticolosa attenzione a ogni dettaglio del suo aspetto. Davanti allo specchio, il riflesso le restituiva un’immagine di eleganza sobria, studiata, quasi impeccabile. Indossava un abito blu notte che abbracciava delicatamente le sue forme, con un taglio semplice ma raffinato. I tacchi neri slanciavano la sua figura, e le braccia erano adornate da bracciali sottili, mentre una collana discreta brillava al suo collo, aggiungendo un tocco di luce al suo aspetto.

Ma non era l’eleganza esteriore il suo principale interesse. Piuttosto, sperava che la cura personale e l'armonia del suo abbigliamento potessero mascherare l’aura di ansia e sconforto che la avvolgeva. Era come un grande, pesante bagaglio invisibile che gravava sulle sue spalle, un peso che non riusciva a scrollarsi di dosso nonostante gli sforzi. Ogni gesto, ogni dettaglio del suo trucco e acconciatura, era un tentativo disperato di apparire serena e composta. L'autocontrollo era diventato il suo scudo, l’arma con cui cercava di respingere il tumulto interiore che minacciava di travolgerla.

Sapeva che ogni mossa era una maschera indossata per celare la verità. Camila si era costruita un'immagine di perfezione, ma quella facciata stava iniziando a incrinarsi. E mentre continuava a prepararsi, applicando un ultimo strato di rossetto scuro, non poteva fare a meno di chiedersi quanto ancora sarebbe riuscita a mantenere quell'equilibrio precario, quanto ancora sarebbe riuscita a nascondere il vuoto che sentiva dentro.

Wacky Life (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora