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Mentre qualcosa di prezioso cresceva lentamente dentro di Camila, una consapevolezza che si dispiegava come un fiore raro, delicato eppure irresistibilmente intenso, Lauren sentiva dentro di sé un peso opprimente, un'ombra di sconforto che la avvolgeva silenziosamente. Il silenzio della sua insegnante, la mancanza di notizie, non facevano altro che confermare quanto il suo stato d'animo fosse ormai legato, quasi indissolubilmente, a Camila. La sua serenità dipendeva dalla presenza dell'altra donna, così come la sua inquietudine nasceva dalla sua assenza. C'era una forza ineluttabile nella loro connessione, una corrente sotterranea che scorreva sotto ogni gesto, ogni sguardo, ogni silenzio.

Lauren sapeva che doveva trovare un modo per arginare quella sensazione di vuoto che la travolgeva ogni volta che non poteva vedere o sentire Camila. Era come se la sua esistenza orbitasse attorno a quell'altra presenza, a quel legame che sfuggiva alla ragione. Ma per quanto tentasse di reprimere quel turbinio di emozioni, le sfuggiva di mano. Era un sentimento che sembrava avere vita propria, che cresceva e si alimentava di ogni istante trascorso lontano da lei, inghiottendo la sua volontà con una forza a cui non riusciva a opporsi.

Era come se in entrambe stesse prendendo forma qualcosa di vasto e insondabile, qualcosa che si ergeva con la potenza di una tempesta. Non era un processo silenzioso, né discreto. Al contrario, ogni battito del cuore sembrava risuonare con un fragore che riempiva ogni angolo del loro essere, senza rimorsi, senza vergogna. Un sentimento crudo, sincero, che si affermava con la violenza di ciò che è autentico e irrimediabile, un'emozione che né Camila né Lauren potevano più ignorare, perché ormai faceva parte di loro, del loro stesso respiro.

Quella mattina, Lauren si svegliò già con un peso addosso, una sensazione d'inquietudine che le gravava sul petto. Non era una novità, certo, ma quella volta c'era qualcosa di diverso, un'invisibile tensione che le serpeggiava sotto pelle. Le sue amiche, abituate ormai a quegli sbalzi d'umore, le camminavano accanto in silenzio, scambiandosi occhiate cariche di preoccupazione. Nessuna osava rompere quel fragile equilibrio, ben consapevoli che ogni parola poteva essere quella sbagliata. Erano legate da anni di amicizia, e sapevano quando era il momento di restare in silenzio. Quel silenzio pesava più di qualsiasi frase, e Lauren lo sentiva.

Lei stessa non riusciva a spiegarsi l'origine precisa di quello stato d’animo. Era come se un vortice di emozioni contrastanti l’avesse intrappolata, rendendola incapace di distinguere ciò che realmente la turbava. Era un intreccio di pensieri, sensazioni soffocanti, un groviglio che la privava di quella serenità che sembrava sempre più lontana, inafferrabile. Avvertiva solo un nodo in gola che le impediva di respirare con leggerezza, eppure non sapeva quale fosse l'origine di quella tensione, conosceva solo il nome: Camila.

Camminavano tra i corridoi della scuola, immersi nel consueto trambusto delle voci e dei passi, un microcosmo caotico che si muoveva con una velocità che Lauren non riusciva a seguire. Mentre il mondo attorno a lei scorreva ininterrotto, con ragazzi che discutevano, ridevano, si affrettavano da una classe all’altra, lei sentiva come se si stesse muovendo al rallentatore. Ogni passo sembrava richiederle uno sforzo sovrumano, come se i suoi piedi fossero radicati a terra da un peso invisibile. Non era solo il suo corpo a essere rallentato, ma anche la sua mente, ingolfata da pensieri che si inseguivano senza mai trovare una via d'uscita.

Lauren si sentiva come una spettatrice, separata dal flusso di vita che la circondava, incapace di partecipare a quel dinamismo. Eppure, nessuno sembrava accorgersene. Solo le sue amiche la seguivano con uno sguardo attento, taciturno, sapendo bene che quello era uno di quei giorni in cui il fragile equilibrio di Lauren poteva spezzarsi da un momento all'altro. E lei, intrappolata in quella bolla di apatia e ansia, si chiedeva quanto sarebbe durata quella sensazione di smarrimento, quel senso di estraneità che la stava lentamente consumando.

Wacky Life (Camren)Where stories live. Discover now