I dubbi

41 3 2
                                    

Mi raggiunse una fitta al cuore all'udire quelle parole. Mi fermai per la strada trattenendo il respiro per qualche istante.
《Dove vai di bello?》
《È... È strano da spiegare Amaya. Cambio scuola.》 Udii quello che non volevo sentire.
《Sai Amaya, mio papà ha una catena di ristoranti. Ci trasferiamo in Alabama per aprirne uno. Poi forse torniamo.》
《C...cosa?》
《Mi spiavdlasciarti ma devo prendere le orme di mio padre.》
《Lo capisco Aki》. Ero apparentemente sconvolta. Non tanto per il ruolo di Aki ma per la sua scomparsa tra i miei giorni grigi.
《Quando ti trasferisci?》
《Tra un mese》.
Dopo ci fu il silenzio e arrivammo velocemente a scuola.

Un gruppetto di ragazze accerchiò Aki fermandolo. Io proseguii senza voltarmi indietro ma sentivo il suo sguardo fisso su di me . Lo sentii fino a quando non fui entrata all'interno dell'edificio scolastico. Non mi ero accorta quanto fosse popolare Aki tra le ragazze. Cioè, era davvero un bel ragazzo c'era da aspettarselo. Ma perché mai mi stava sempre così vicino? Mi venne il dubbio che lo faceva per secondi fini egoistici... ma poi mi ritrovai a chiedermi quando io cambiai, prima non pensavo mai male delle persone... quand'è che diventati così acida nel pensiero?
Le lezioni iniziarono bene:
Fisica
Storia
E arte. Dio, quanto amavo disegnare.
Poi ci fù una lezione extra, a mio parere, molto stressante. Degli insegnanti esterni, uno dei quali molto giovane e carino devo ammettere, ci parlarono delle cattive abitudini degli studenti di liceo|superiore. Come atti di bullismo, uso di sostanze, alcool, e problemi vari. La mia attenzione si focalizzò sui due soggetti che stavano parlando agli alunni. Il primo, quello giovane e carino era un ragazzo di poco più di vent'anni, era occidentale, inglese o...no! Forse italiano, troppo abbronzato per essere inglese. Mi guardò dritto negli occhi più di una volta e per vario tempo, sorridendo e continuando a parlare. Io distoglievo lo sguardo le prime volte, poi no, continuavo a fissarlo mentre parlava gesticolando. E ancora qualche volta mi guardava , sorrideva per poi distogliere lo sguardo e dopo poco tempo rifocalizzare la sua attenzione su di me. Mi alzai chiedendo alla professoressa molto silenziosamente se potessi uscire un attimo per prendere aria poiché non mi sentivo bene.
Uscita dalla porta un dubbio mi assalì e poi la risposta pervase il mio cuore di paura.
Dannazione, non mi ricordavo che Ana la perseguitatrice era uscita dall'aula poco prima. Andai in bagno senza pensarci. Scelta sbagliata. Era lì davanti la porta con le mani sui fianchi.
《Permesso》dissi cercando di passare di lato senza toccarla. Una mano mi spinse via con forza. Caddi a terra e allora lei mi tirò su per la felpa ( scolastica ), che indossavo sopra la divisa, scrutandola.
《Li stai nascondendo bene, brava!》
Mi stava per strozzare mi lasciò e si avviò in classe. Rimasi lì come sempre un po' a piangere per lo spavento, un po' per l'orrore che mi lasciavano ogni volta e un po' per il disgusto. Mi risistemai prima di entrare in classe.
Feci un respiro profondo prima di tirare giù la maniglia. Era così fredda sotto la mia pelle. Il che mi tranquillizo, mi sentivo infuocata, come se mi stessi ammalando di una febbre che avrebbe dovuto portarmi alla morte. Feci molto silenziosamente. Ero in uno stato orrendo, occhi rossi, un po' di occhiaie e così via.

Non notò quasi nessuno che entrai in classe. Solo Cam se ne accorse, solo il professore che mi vide per la prima volta oggi. Le discussioni continuarono con alti e bassi, con schieramenti e divisioni in base alle idee. Mi sentivo come dentro una bolla, come isolata, e sinceramente, non volevo scegliere una parte da cui stare.
In classe mi sentii male. Troppo stress, troppa ansia, non ricordo nemmeno cosa successe di preciso. Mi ricordo solo il letto dell'infermeria con accanto il signor Cam. A giudicare dell'ora aveva finito la lezione con la nostra classe. Mi stava guardando. Con un fil di voce disse 《Amaya come ti senti?》
《Confusa》dissi mettendomi a sedere.
《Tieni, ti ho portato una tazza di cioccolata calda, ti farà bene》
《Oh grazie!》 Ne bevvi un sorso. 《Ma, cos'è successo?》
《Ti sei sentita male in classe e sei svenuta, la pressione era regolare》
《Come mi ha misurato la pressione?》
《Dal braccio destro》
Una scossa di terrore mi brecciò.
Avrebbe potuto vedere. Il terribile segreto che dovevo assolutamente mantenere.
《Grazie infinite signore!》
《Signore?》 Ribattee lui.
《Chi credi che io sia?》
《Uhm. Be'.... è una persona adulta che è venuta a fare una lezione extra a scuola》
《Ahahahahah ma Amaya io ho solo vent' anni e sono un ragazzo come te, solo che metto le persone difronte ad una scelta, fra la strada del bene e quella del male》
Bevvi un altro po' di cioccolata. Era proprio buona.
《Chiamami pure Cam》
《Bene Cam, io sono... già lo sai!》
Dicemmo entrambi e parlammo del più e del meno per vario tempo, poi mi aiutò a rimettermi in sesto sulle mie gambe e mi riaccompagnò in classe. Sembrava sapesse con chi stava parlando. Mi parve di conoscerlo da anni, anzi no, che lui mi conoscesse da anni,che sapesse tutto quello che stavo passando. Per questo mi sentii a disagio ma al sicuro nello stesso tempo. Tutta questa storia mi sembrò strano, e in fatti lo era, ma cercai di non guardare, o almeno di guardare e passare. Nei giorni seguenti mi sentii male fisicamente, giuramento di testa, nause e... visioni.
Era un giovedì mi pare, sì, credo, come al solito uscii di casa presto, mi incamminai verso scuola con una strana sensazione, la sensazione che stesse per succedere qualcosa, qualcosa di molto brutto. Inizialmente pensai che riguardasse Aki, ma no, lui sapeva badare a se stesso.
Poi una voce urlò il mio nome, era Aki, e subito dopo il suono di un clacson. Una macchina stava sbandando, venendomi a dosso.
Non so con quale velocità sia successo, ma Cam si buttò su di me facendoci arrivare sul marciapiede dall' altra parte della strada, lasciai la borsa scolastica quasi lasciandola in aria. Battei la testa e persi i sensi ma comunque sentii il peso di Cam su di me. Cam che mi stringeva e qualche voce ovattata, lontana.
Durante il sonno altre "visioni", io, in fin di vita e Cam era sempre nel mezzo e anche Aki qualche volta. Mi svegliai di scatto nel letto di un ospedale, e Cam era steso in un letto accanto a me. Forse era messo peggio, forse meglio, visto che io attutii la sua caduta. Un infermiera si avvicinò a me chiedendomi qualcosa che non compresi. Risposi a caso, come facevo nei test scolastici quando non sapevo la risposta.

《Amaya come stai?》 Mi chiese una voce abbastanza familiare mentre ero in dormiveglia.
Mi ci volle un po' di tempo per rispondere , per capire con chi stavo parlando e per vedere decentemente.
Cam.
Era vestito, allora stava bene.
《Come sta la testa?》disse sfiorandomela con le dita.
Lo feci pure io e mi sentii la testa fasciata. Le lacrime mi salvarono il viso.
《Non è successo nulla Amaya》
《Ho avuto tanta paura》
Il cuore mi faceva male, molto probabilmente, per colpa del "soffio al cuore".
Cam si avvicinò e mi abbracciò, strinse forte, ma non tanto da farmi male, più per darmi la forza. Le sue braccia erano calde e avvolgenti.
A quel punto iniziai a chiedermi se tutte le cose spaventose che mi erano accadute non fossero pianificate e se Cam né fosse un responsabile

Il filo rosso del destinoWhere stories live. Discover now