Capitolo 14

1.7K 81 1
                                    

«È sicuro di voler essere lasciato qui Mr. Davis? Questo posto non mi sembra molto attraente» Edward aveva aperto il portello della Aston Martin e Davis era sceso.

«Vai pure. Io faccio una passeggiata e poi rientro a piedi» disse Davis. Indossava una tuta da ginnastica adatta al jogging, molto giovanile.

«Sono almeno sette chilometri da Willow Manor» obiettò il maggiordomo.

«Non sono poi così decrepito» puntualizzò Davis e con un cenno di saluto si allontanò verso il vecchio edificio cadente.

La vecchia stazione di Hornsea era servita a collegare tramite ferrovia la stazione balneare con il resto del mondo.

Ai primi del novecento nasceva l'industria del turismo ma solo i ricchi potevano permettersi un soggiorno marino che, generalmente veniva raggiunto in treno. La stazione era stata costruita senza risparmio: in relazione al numero di abitanti doveva essere sembrata gigantesca, ma quel che ci si riprometteva di ottenere con quella costruzione era di suggerire l'effetto di una località di lusso. Le due ali simmetriche contenevano saloni di attesa e di arrivo all'insegna del dispendio. Le testimonianze fotografiche dell'epoca raccontano di lampadari, marmi e decorazioni alla moda che accoglievano i turisti in un ambiente estremamente raffinato. Inoltre c'erano sale da tè, sale da gioco e tutto quanto poteva servire a un facoltoso pubblico durante l'attesa dei treni.

Improvvisamente verso gli anni cinquanta le ferrovie decisero di spostare lalinea più a monte: la vecchia stazione monumentale venne chiusa e da lì iniziò la sua decadenza.

Davis ripassò questa storia che lo aveva sempre affascinato. Lo aiutava a riflettere sull'effimero che annega le grandi imprese umane e le storie che le attorniano.

Spesso il suo percorso di jogging prevedeva la partenza dalla vecchia stazione.

Gli piaceva quel luogo, soprattutto perché l'edificio emanava una suggestione di rovina che stentava a collocare nel panorama delle sue emozioni.

Mentre lo contemplava al di fuori pensò, come sempre, - ma non ne aveva mai fatto nulla – che forse avrebbe potuto essere riqualificato: una residenza di lusso, un locale alla moda che sarebbe potuto diventare importante.

Scosse il capo e si apprestò a iniziare la sua passeggiata quando su una delle panchine collocate sulla banchina che accostava un tempo i vecchi binari, scorse una donna seduta.

Si accostò per curiosità e vide con sua sorpresa che era Klara, assorta nella lettura.

Dentro il suo animo si levarono due moti contrastanti: tenere fede alla linea che aveva deciso di adottare e quindi fingere di ignorarla, oppure andare da lei e avviare una conversazione?

Davis guardò il suo orologio da polso: erano le quattro ormai e il pomeriggio era quasi trascorso. Decise di essere educato e finse di passare lì per caso.

«Buongiorno Mrs. Thompson» disse quando arrivò vicino alla panchina.

Klara si levò di scatto dal libro e vedendolo sorrise: «Anche a lei Mr. Davis»

«Un posto un po' singolare per la lettura non trova?» disse Davis accennando ai ruderi in disuso della Stazione.

«Oh, è molto tranquillo qui... non viene mai nessuno. Queste vecchie mura devono mettere soggezione alla gente. Per questo si può dire che leggere qui sia l'ideale»

Davis si arrestò sbirciando curioso il libro che Klara teneva in mano.

Lei se ne accorse: «Sono le orazioni di Cicerone» disse, appagando la sua curiosità.

Venti contrariDonde viven las historias. Descúbrelo ahora