0.0

1K 32 7
                                    


Sono giorni che non parlo con i miei genitori e con mia sorella, con la mia "famiglia" che mi avrebbe dovuto aiutare e supportare in tutti i momenti difficili. La stessa famiglia che mi disprezza, che mi odia, che ogni volta che mi guarda fa una faccia disgustata, che mi insulta pesantemente ogni volta che mi incrocia. Sono stanco di questa situazione. Per questo mi ritrovai ad uscire da quelle quattro mura che per giorni mi hanno separato dal mondo, che per giorni hanno sentito le mie lacrime, i miei pianti, che per giorni mi hanno imprigionato proteggendomi dallo schifo del resto del mondo. O forse lo schifo ero io?

Un enorme peso si faceva sempre più insorportabile man mano che aprivo di più la porta. Quando finalmente mi ritrovai fuori dalla stanza mi scontrai contro il corpo robusto del mio patrigno.

«levati dalle palle, frocio» disse in tono amaro, prima di spingermi bruscamente verso il muro di fianco a se, guardandomi con quello sguardo disgustato che non aveva lasciato da quando l'aveva assunto, dal giorno del mio coming-out. Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe, sentendomi inferiore a quell'uomo.

Quando mi lasciò andare ne approfittai per correre al piano di sotto e uscire da quell'inferno detto "casa". Il venticello gelido che mi colpì in viso mi fece rabbrividire. Il sole aveva già lasciato il posto alla luna e nel cielo di Holmes Chapel non si vedeva neanche una stella. Le calde lacrime iniziarono a scorrere sul mio viso, senza un motivo preciso, rendendomi la visuale sfocata ma cominciai lo stesso a camminare, senza una meta precisa. All'improvviso vidi sfocato due fari di un auto venirmi sempre più vicino, il suono insistente di un clacson, mi congelai sul posto. Non riuscivo a muovermi. Chiusi per un istante gli occhi, lasciandomi al mio destino. Sentii un forte dolore alla testa, delle voci, poi il buio..


Scrivimi → Larry StylinsonWhere stories live. Discover now