Dopo essere usciti dall'ufficio di Silente Robert Potter e Alastor Moody erano tornati al dipartimento auror dove avevano incontrato Thomas Paciock, appena uscito dalla stanza degli interrogatori. Nonostante cercasse di non darlo a vedere, l'uomo era stanco; la vita che si era scelto cominciava ad andargli stretta. Ogni giorno c'erano prigionieri da interrogare, malviventi da catturare e mangiamorte da stanare senza mai un attimo di pace. Non ci potevano essere pause per loro perché i cattivi erano in agguato e non aspettavano altro per infiltrarsi e distruggerli dall'interno.
"Allora, ha parlato?" chiese Alastor, offrendo una tazza di caffè al collega. Thomas bevve una lunga sorsata e si sentì rinascere.
"Ne dubitavi?" chiese Thomas, divertito. La parte che preferiva in assoluto del suo lavoro era sicuramente condurre gli interrogatori. In quella saletta senza finestre poteva sfogare tutte le frustrazioni di quel lavoro a volte tanto ingrato sulla peggior feccia che camminava sulla terra. Certo, non tutti gli auror la pensavano come lui; Robert Potter era uno di questi.
"È ancora tutto intero?" chiese a sua volta Robert, seccato. Per quanto volesse bene e trovasse simpatico Thomas Paciock non riusciva proprio a farsi andare bene i suoi metodi. Secondo il signor Potter infatti era importante distinguersi sempre dai mangiamorte, per non diventare come loro.
"Più o meno." rispose Thomas, alzando le spalle. Sapeva bene che il compagno disapprovava i suoi metodi ma in quel momento non gli importava più di tanto. Era stanco, e pensava solo alla cena che lo aspettava a casa e alla piacevole serata con sua moglie.
"Ci dici cosa ti ha detto o vuoi un invito scritto?" esclamò Alastor, sbuffando.
Thomas, per nulla toccato dall'irritazione dei due amici, fece un resoconto dettagliato di quanto aveva raccontato il mangiamorte. Alla fine del racconto il trio era concorde nel dire che c'era poco di cui stare allegri.
"Quindi la notizia è confermata?" chiese Robert, preoccupato, riflettendo attentamente sulle parole del compagno. Thomas Paciock annuì, deciso.
"Anderson passa informazioni a qualcuno." confermò Thomas, abbassando lo sguardo.
"Ai mangiamorte?" chiese Robert, disgustato.
"O forse a quella strana tizia che ha attaccato Bob." suggerì Alastor, accigliato.
Thomas non rispose, l'uomo che aveva interrogato aveva saputo dirgli che Anderson non era più un uomo di Silente; chi fosse il suo nuovo padrone non era dato saperlo.
"Potrebbe essere un piano per scovare informazioni.." mormorò Thomas, pensieroso. Non voleva credere che Anderson, colui che aveva insegnato loro tutto, fosse davvero passato al nemico. Si trattava di qualcosa che non aveva senso. Guardò Al e Bob negli occhi, e capì che anche loro stavano pensando la stessa cosa. Nonostante fossero tutti e tre abbastanza grandi per credere alle favole, volevano sperare che il loro vecchio maestro fosse estraneo ai fatti. Avevano visto fin troppi uomini fedeli tradire e avevano bisogno di una prova che permettesse loro di credere nel lavoro che facevano.
"No, lo escludo. Silente non ne sapeva nulla." sbuffò Robert, massaggiandosi il braccio fasciato. Alastor e thomas si guardarono tristi, poi sospirarono. I tre auror rimasero a parlare tra loro per ore, senza riuscire ad arrivare a nulla. Apparentemente non vi erano spiegazioni che giustificassero il comportamento di Anderson. Era quasi ora di cena quando si divisero senza essere giunti a nulla, prendendo ognuno la strada di casa.
Il colloquio con Silente prima e la discussione con Thomas poi aveva lasciato Robert Potter piuttosto scosso. L'espressione triste del preside e l'idea che il suo maestro fosse diventato un mangiamorte lo avevano fatto pensare al motivo per cui continuava a combattere. Senza rendersene conto si era ritrovato nel salotto di casa sua, abbattuto e con il terzo drink della serata tra le mani a chiedersi quando stesse cadendo in basso la società magica.
"Ehi Bob." chiamò dolcemente Dorea, entrando in salotto. Lo sguardo della donna vagò per la stanza per poi fermarsi sulla figura del marito. Nonostante la penombra Dorea Potter riusciva a vedere la stanchezza dell'uomo.
"Amore, sei tu." sussultò Robert, sorpreso. Era così preso da ciò che lo tormentava che non aveva sentito sua moglie entrare nella stanza. Dorea si sforzò di sorridere al marito, che vedendola così bella e serena si maledisse mentalmente. Da quando aveva cominciato a prendersi tanto a cuore i problemi del mondo tanto da dimenticarsi della stupenda donna che aveva sposato?
"Non stai esagerando?" chiese la signora Potter, guardando preoccupata il bicchiere che il marito teneva tra le mani e la bottiglia ormai quasi vuota. Alle parole della moglie Robert abbassò lo sguardo, colpevole.
"Questo è l'ultimo, promesso." mormorò Robert Potter, sorridendo dolcemente alla moglie.
La donna prese il bicchiere che il marito teneva tra le mani e lo fece sparire insieme alla bottiglia con un elegante movimento di bacchetta. Robert lasciò fare senza protestare, incantato dai movimenti della moglie.
"Sai che domani arrivano i ragazzi, vero?" ricordò Dorea, sedendosi sulle gambe del marito.
Quelle parole ebbero un effetto benefico sull'uomo, che subito recuperò il sorriso e prese a sentirsi meglio.
"Così James porta tutta la banda a casa.." sospirò Robert, sorridendo. Suo figlio James era il suo orgoglio, il motivo per cui continuava a combattere nonostante tutto, e l'idea di averlo a casa anche solo per qualche giorno lo riempiva di gioia.
"Almeno la smetterai di avere sempre quel muso lungo." esclamò Dorea, sorridendo.
Aveva insistito molto con James per farlo tornare a casa, sicuro che avrebbe fatto bene all'umore di tutti passare del tempo insieme.
"Perdonami, ho avuto una giornata pesante." mormorò Robert, cercando di scacciare dalla mente le immagini di quella orribile giornata. Dorea lo fissò per un po', in silenzio, cercando di nascondere la propria preoccupazione. Una parte del suo cervello voleva sapere cosa passava per la testa del marito, l'altra invece voleva evitare che Robert pensasse ai mangiamorte anche quando era a casa; alla fine vinse la seconda.
"Domani andrà meglio. Sai che James e Sirius si porteranno le loro ragazze a casa?" esclamò Dorea, cercando di distrarre il marito e di fargli tornare il sorriso. Ancora una volta le parole della donna illuminarono il viso dell'uomo.
"James e Sirius si sono trovati la ragazza? Povere, sanno a cosa vanno incontro." mormorò Robert, scoppiando a ridere. Era sicuro che si trattasse di quella Lily di cui James non faceva che parlare da anni; la rossa che gli aveva stregato il cuore.
"Vedi, solo pensare ai ragazzi ti ha fatto tornare il sorriso." disse Dorea, ridendo.
***
In quella strana sera che precedeva l'inizio delle vacanze di pasqua Robert Potter non era certo l'unico ad essere solo davanti ad un camino a pensare. Anche Harry infatti, proprio come suo nonno che ancora non conosceva, era tormentato da un sacco di dubbi. A differenza dell'auror però i suoi dubbi non riguardavano i mangiamorte ma la sua famiglia.
Più passava in tempo e più alla curiosità si sostituiva il panico e la paura di non essere accettato. Fino a quel momento infatti gli unici parenti che aveva incontrato, la sorella di sua madre, lo avevano trattato come un estraneo; chi gli poteva assicurare che non succedesse lo stesso questa volta? Così preso da questi tristi pensieri, Harry non si accorse che non era più solo nella sala comune.
"Hei, campione.." mormorò James, avvicinandosi al figlio e sedendo accanto a lui.
I movimenti del ragazzo erano impacciati, e la sua voce aveva tremato quando si era rivolto al figlio. Nonostante avesse avuto tutto il tempo per abituarsi all'idea, James Potter continuava a temere di non essere all'altezza e viveva con il costante timore di deludere Harry. Remus e Sirius avevano passato pomeriggi interi a ripetergli che non era così, e lo stesso aveva fatto Lily, ma James sembrava non sentirci.
"Papà?" esclamò Harry sorpreso, spostandosi di lato per fare posto al genitore. James si sedette, rimanendo in silenzio a godersi quel momento. La sala comune, di solito uno dei posti più caotici del castello, era perfetta a quell'ora di sera; sembrava intima, quasi fosse un salotto privato nel quale dare libero sfogo ai propri timori.
"In carne ed ossa.." scherzò James. Erano stati Ginny e Sirius, preoccupati per il ragazzo, a dirgli che era seduto da solo di fronte al camino da ore. James all'inizio era confuso sul da farsi fino a che Remus non aveva suggerito che fosse compito suo andare a parlargli. All'inizio aveva cercato di delegare il compito, poi aveva capito che non era giusto e si era deciso ad andare ripetendosi che se fosse stato al posto di Harry avrebbe voluto che suo padre fosse lì con lui a rassicurarlo.
"Da quando mi chiami campione?" chiese Harry, divertito, cercando di capire se la cosa gli dava fastidio oppure No. James sospirò e si fermò a pensare prima di rispondere.
"Beh, mio padre mi ha sempre chiamato così e mi ha sempre fatto sentire importante." spiegò James, impacciato. Harry rifletté a lungo su quelle parole, incredulo.
"È la prima volta che qualcuno mi dice che sono importante. Cioè, c'è stata un'altra persona una volta ma poi è andato via.." mormorò Harry con gli occhi lucidi.
Era fantastico stare seduti davanti al camino con il proprio padre a parlare, ma Harry non riusciva a smettere di pensare al suo padrino. La perdita di Sirius era una ferita che continuava a fare male, nonostante fossero passati anni.
"Tu sei importante, non solo per me." disse James, serio. Harry lo guardò negli occhi e non vide un ragazzino; di fronte a lui c'era l'uomo adulto che suo padre sarebbe diventato.
"Come mai sei qui?" chiese Harry, cercando di cambiare argomento prima di scoppiare veramente a piangere di fronte al genitore.
"Dovresti vederti, davvero. Sei solo davanti ad un camino quasi spento. Da quando sei qui?" chiese James, divertito. Harry sbuffò, prima di rispondere.
"Da un po' di tempo." mormorò Harry, imbarazzato.
"Almeno un secolo." ribatté James, ironico.
"Stavo pensando a domani." confessò Harry alla fine, fissando il pavimento.
"In ansia per l'incontro con i nonni?" chiese James, stupito.
"Si nota così tanto?" chiese a sua volta Harry, visibilmente in difficoltà. Una parte di James era incredulo; fino a quel momento Harry era sembrato una persona abbastanza sicura di sé, non sembrava essere una di quelle persone che si fanno spaventare con poco.
"Affronti i mangiamorte e hai paura di conoscere i tuoi nonni, sei davvero incredibile" esclamò James, scoppiando a ridere. Harry non disse nulla ma lanciò al padre un'occhiata sufficientemente significativa. Effettivamente aveva ragione lui, ma l'idea di incontrare i nonni lo agitava lo stesso.
"Sta tranquillo, vedrai che andrà bene." aggiunse James, tornando serio. Harry sospirò, e questa volta fu lui a lanciare al padre uno sguardo divertito.
"Si, come No. Ciao, sono vostro nipote venuto dal futuro per evitare una strage. Ti immagini le loro reazioni?" chiese Harry, impallidendo alla sola idea di un dialogo del genere. James sembrò pensarci su, rimanendo serio.
"Mia madre ti offrirebbe dei biscotti e mio padre sarebbe felice di avere qualcuno che lo aiuta contro i mangiamorte." disse alla fine James, impassibile, alzando le spalle.
"Papà.." lo richiamò Harry, sbuffando. James alzò gli occhi al soffitto, poi riprese.
"Senti, mio padre è un auror ed è una persona ragionevole. Di cose strane nella sua vita ne ha viste tante ed ha anche accolto Sirius senza protestare e non ti prenderà per pazzo, te lo posso assicurare." spiegò pazientemente James. Harry fissò attentamente il padre, soppesando con cura le sue parole. Dopo tutto, James e i malandrini non l'avevano presa troppo male; lo stesso poteva valere anche per i suoi nonni.
"Posso essere comunque spaventato?" chiese Harry, guardando il padre a mo' di sfida. James sospirò, sconfitto. Nonostante tutto l'ultima parola restava a Harry.
"Si, credo sia normale. Ma ricorda che comunque vada io e la mamma saremo lì con te." concluse James, scompigliando con affetto i capelli del figlio prima di prenderlo per un braccio e trascinarlo a dormire.
La mattina successiva il nervosismo di Harry, complice anche la notte passata a stressare a turno Ron, Remus e Sirius, era del tutto passato. Quella davvero nervosa era Lily. Anche lei aveva parlato a lungo con Hermione e Ginny, ma non era servito a molto; persino Alice alla fine si era arresa dichiarando che Lily era un caso senza speranza.
"Aiuto, sono terrorizzata." continuava a ripetere la rossa, molto più pallida del solito mentre il gruppo si dirigeva verso Casa Potter. I ragazzi erano giunti fino a lì con una passaporta ed ora restava da fare solo un breve tratto di strada; si trattava solamente di pochi minuti ed i ragazzi decisero di percorrerlo a piedi, complice il bel tempo.
"Addirittura?" chiese Remus, divertito dall'espressione dell'amica. Non aveva mai visto la glaciale e sempre razionale Lily Evans così in difficoltà come in quel momento.
"Remus, ti ricordo che è la prima volta che vedo i genitori di James." borbottò Lily, mettendo il broncio.
"Tranquilla Lily, credo che saranno così confusi dal loro nipotino che non si accorgeranno di altro." esclamò Sirius, divertito, ricordando solo alla fine che con loro c'era anche Zhoana che non sapeva nulla di quella storia. Il ragazzo si beccò delle occhiate omicida dagli amici, ma ormai il danno era fatto. Zhoana infatti si guardava in giro confusa, cercando spiegazioni che gli amici non sapevano come fornirgli.
"Perché la vista di Harry li dovrebbe stupire? Non credo sia la prima volta che Harry vede gli zii, giusto?"chiese Zhoana, fissando accigliata i ragazzi intorno a lei.
"Ehm.. È una storia davvero buffa." iniziò Sirius, cercando in qualche modo di rimediare a quel disastro. Harry lanciò a Hermione, Ron e Ginny un'occhiata preoccupata, poi si lasciò andare in un sorriso mentre James, Lily e Remus fulminavano Sirius con gli occhi.
"Per farla breve, veniamo dal futuro e il realtà Harry è il figlio di James e Lily." spiegò Ginny in tono pratico. Ne avevano parlato a lungo nei giorni precedenti ed alla fine avevano deciso che era arrivato il momento di svelare il loro segreto anche a lei.
"Ah si?" chiese Zhoana, tranquilla. Sembrava che la notizia non l'avesse per nulla sconvolta, quasi se lo aspettasse.
"Beh, si." mormorò Hermione, preoccupata. Non era normale una reazione del genere, nemmeno per la zia di Luna.
"Non sei sconvolta?" chiese Sirius, incredulo per la reazione della sua ragazza di fronte a quella che era senza ombra di dubbio una notizia sconvolgente.
"No, in realtà me lo aspettavo." spiegò la ragazza, divertita dalle buffe espressioni degli amici.
"Dici sul serio?" chiese Lily, stupita. Zhoana rise e poi annuì.
"Tranquilli, il vostro segreto è al sicuro. Anche perché non ho amici a cui raccontarlo e nessuno mi prenderebbe mai sul serio." mormorò Zhoana con il sorriso sulle labbra.
"Sei forte!" esclamò Ron, stupito.
"Grazie Ron, sei davvero gentile." rispose la ragazza.
Mentre il dibattito sulla provenienza dei ragazzi continuava, Sirius e James cercavano di scorgere il maniero dei Potter; si trattava di una specie di gara che facevano ogni volta che tornavano a casa.
"Sembra che siamo arrivati, signori, ecco a voi la dimora della famiglia Potter da almeno quattro secoli." disse Sirius con fare teatrale, indicando una residenza imponente.
"Finalmente." esclamò Remus, stanco di camminare.
Gli altri ragazzi rimasero in silenzio, stupiti. Nessuno di aveva preparati a quello che stavano vedendo; la casa che si ergeva di fronte a loro infatti era così enorme e straordinaria da far impallidire sia la vecchia casa di Sirius che Malfoy Manor. Sembrava una riproduzione, seppure in scala più modesta, del castello di Hogwarts con tanto di torri e di parco che circondava la proprietà.
"Accidentaccio, questa sarebbe casa tua James?"chiese Ron, senza riuscire a staccare gli occhi dall'enorme maniero.
"È enorme." esclamò Hermione, sorpresa.
"Sembra un castello." concordò Lily, affascinata. Nessuno dei ragazzi riusciva a smettere di guardare quella meraviglia. Harry ed Hermione si scambiarono un'occhiata perplessa; entrambi si chiedevano che fine avesse fatto questa meraviglia nel futuro. Possibile che i mangiamorte fossero riusciti a distruggerla?
"Esagerati." mormorò James, imbarazzato.
"James, sei diventato rosso."notò Zhoana, fissando divertita il ragazzo. Lily fissò a lungo James, senza riuscire a dire nulla. Per anni aveva creduto fosse un ragazzino viziato e pieno di sé, ma ancora una volta aveva avuto la prova che si era sbagliata. Invece di vantarsi della bellezza della propria casa se ne stava in un angolo, senza dire nulla.
"È davvero imponente vista da fuori." mormorò Lily, sorridendo ed avvicinandosi al proprio ragazzo per dargli un bacio.
"Dentro è anche meglio, fidati." esclamò Sirius, conducendo i ragazzi verso l'ingresso del grande cancello di ferro battuto che circondava la proprietà. Una volta arrivati, fu un elfo domestico ad aprire la porta. Nessuno né fu particolarmente sorpreso.
"Signorino Jamie! Signora Dorea, il signorino è arrivato." esclamò l'elfa, felice di vedere James. Il ragazzo sorrise, e fece segno agli amici di entrare. Una volta all'interno tutti quanti dovettero dare ragione a Sirius; guardando la casa di James il primo aggettivo che saltava alla mente era eccezionale. L'arredamento non era particolarmente ricercato ma ciò che stupiva più di tutto erano i colori, rosso e oro, che dominavano tutto l'ambiente. Ogni cosa in quella casa lasciava trasparire che coloro che la abitavano erano fieri Grifondoro, esattamente come entrando nella vecchia casa di Sirius si veniva accolti da un tripudio di cose tetre e sinistre. Sulla parete principale del salotto c'era un enorme arazzo che riproduceva l'albero genealogico dei Potter. Hermione non ebbe bisogno di controllare per scoprire che il primo nome era quello di Ignotus Perevell.
"Amore mio!"esclamò la signora Potter, andando incontro ai ragazzi per abbracciare il figlio.
"Mamma, per favore." cercò di allontanarla James, imbarazzato dalle attenzioni della madre.
"Oh scusa, questi devono essere i tuoi amici." disse la donna, fissando i ragazzi che aspettavano senza sapere bene cosa dire. Fu Sirius a togliere dall'imbarazzo tutti quanti, prendendo la parola.
"Signora Potter, le presento la mia ragazza Zhoana." disse Sirius, con un tono solenne.
"Salve Signora Potter." salutò Zhoana, per nulla imbarazzata.
"È un piacere conoscerti Zhoana, devi essere una santa a sopportare uno come Sirius." sospirò ammirata la madre di James.
"Beh, allora anche Lily è sulla buona strada verso la santità." commentò Remus, indicando la ragazza dai capelli rossi che se ne stava in disparte guardandosi intorno stupita. Ogni angolo di quella casa era sorprendente.
"Wow, è un onore avere qui con noi la famosa Lily Evans." esclamò sorpresa Dorea Potter.
"Famosa?" chiese Lily, tra il curioso e l'imbarazzato.
"Non c'è stata estate, natale o pasqua che James non ci abbia parlato di te." spiegò un uomo, apparentemente apparso dal nulla. Non appena lo vide, James parve illuminarsi. Harry immaginò che quello doveva essere Robert Potter, il celebre auror nonché suo nonno.
"Papà!"esclamò il ragazzo, saltando letteralmente al collo del genitore. Quella scena intristì un po' Harry; lui non aveva mai avuto un rapporto del genere con il proprio padre, né avrebbe mai potuto averlo visto che in quella dimensione suo padre era più piccolo di lui di un anno. L'unica persona che considerava come un genitore, Sirius, lo aveva perso tempo prima e non riusciva ancora a rassegnarsi.
"Ciao campione!"disse Robert Potter, ricambiando il saluto del figlio.
"Signor Potter, come sta?"chiese Sirius gentilmente. Lily si sorprese dei modi così educati di Sirius e delle attenzioni che aveva nei confronti dei genitori di James che stonavano completamente con l'idea che la ragazza si era fatta di lui in quegli anni.
"Benissimo Sirius. Non fate caso a queste bende, sono solo una fissazione di mia moglie." spiegò il signor Potter, indicando il braccio fasciato facendo una smorfia.
"Fa bene.." commentò James, mentre alle sue spalle Dorea annuiva energicamente.
"Dai Jay, non fare come tua madre. Piuttosto, perché non mi presenti il resto della combriccola?" chiese il padre di James, sperando di cambiare argomento prima che la moglie si lanciasse nel lungo elenco di cose che gli erano proibite a causa del braccio ferito.
"Forse è meglio che andiamo in salotto." balbettò James, cercando lo sguardo di Harry che si era fatto di colpo più bianco. Era venuto il momento della verità, nonostante fosse palese che Harry non fosse per nulla pronto.
"Va bene, dopo di te amore mio." disse Robert Potter, facendo strada alla moglie.
"Sicuro che vada tutto bene Jimmy?" chiese la donna, fissando il figlio con attenzione. Non era da lui essere così agitato, senza contare le facce spaventate degli altri ragazzi.
"Si, sentite.. È un discorso complicato." continuò James, sedendosi in modo scomposto su un divano in pelle. Dorea fissò con attenzione il figlio, senza parlare.
"Allora comincia dall'inizio e non fermarti fino che non sei alla fine." gli suggerì il padre, ridendo. Lily fissò attentamente l'uomo, stupita. Ispirava fiducia, ma allo stesso tempo senza incutere particolare timore.
"Non è semplice.. Vedi.." iniziò James, senza sapere bene come continuare il discorso.
"Lascia parlare me." sospirò Harry, prendendo la parola. Toccava a lui dare spiegazioni.
Lo aveva già fatto una volta, raccontando tutto ai suoi genitori e poteva tranquillamente fare lo stesso con i suoi nonni, o almeno così sperava.
"Signor Potter, vede, io sono Harry James Potter.." iniziò Harry, soppesando con cura le parole per evitare al nonno una prematura morte a causa di un attacco cardiaco.
"Beh, lo so, sei nostro nipote.." rispose Robert Potter, sorridendo.
"Non proprio, questo lo credete per via di un incantesimo di Silente." spiegò Harry, sorridendo delle facce stranite dei signori Potter. Non poteva biasimarli, anche lui sarebbe stato stupito allo stesso modo al loro posto.
"Cosa?" chiese Dorea, stranita, cercando lo sguardo del figlio e di Sirius. Entrambi si sforzavano di essere impassibili ma stringevano forte le mani delle loro ragazze.
"In realtà io non sono il cugino di James, ma suo figlio. Suo e di Lily Evans." disse Harry tutto d'un fiato, aspettando con ansia la reazione dei due adulti.
"Oh mio dio." esclamò Dorea, mettendosi seduta.
"Interessante, quindi vieni dal futuro?" chiese il signor Potter, tranquillo. Sembrava che la notizia non lo riguardasse.
"Beh, si." rispose Harry, confuso. Come poteva rimanere così calmo di fronte ad una notizia come quella? La reazione del nonno, nonostante in un primo momento lo aveva stranito, diede ad Harry abbastanza coraggio per andare avanti.
"E loro? Anche loro sono i miei futuri nipoti?" chiese ancora Robert Potter, indicando gli altri ragazzi che osservavano quella strana conversazione senza fiatare. Harry scosse leggermente la testa, sorridendo.
"No, loro sono Ron, Ginny ed Hermione. I miei migliori amici e la mia ragazza." li presentò Harry, indicandoli uno ad uno. Dorea non fiatava e fissava con attenzione il ragazzino che aveva appena detto di essere il loro nipotino.
"Sono confuso, devo ammetterlo, ma dopo aver visto una specie di copia anziana di Bellatrix Black posso credere a tutto." disse il signor Potter, sorridendo.
"Beh, in effetti quella era Bellatrix." spiegò Hermione, seria.
"Lo sapevo! Ditemi, veniva dal futuro?" chiese Robert Potter, interessato a sapere più cose possibili circa la donna che lo aveva attacco e quasi sconfitto.
"Si, solo non sappiamo come abbia fatto. Per quello che sapevamo noi doveva essere morta." aggiunse Ron, sospirando.
"Immagino che nel futuro sia diventata una mangiamorte." constatò Robert Potter, tristemente. Certo, il destino della ragazza era già segnato ma averne la conferma era lo stesso un duro colpo.
"Purtroppo si." disse Ginny, annuendo.
Il viso del signor Potter si oscurò per qualche istante, poi improvvisamente gli tornò il sorriso lasciando tutti i presenti di sasso. Solo James, Sirius e Dorea, abituati agli improvvisi cambi di umore dell'uomo non si stupirono, anzi sorrisero delle buffe espressioni degli altri.
"Ad ogni modo, basta di parlare di futuro o di forze oscure. Sono qui con mio figlio, la sua ragazza, i suoi amici ed il mio bellissimo nipote. Sono un uomo felice, non voglio sapere altro." esclamò l'auror, lasciandosi cadere seduto in poltrona con un espressione trionfale dipinta sul volto. Nessuna notizia avrebbe potuto renderlo più felice di avere tutta la sua famiglia riunita sotto lo stesso tetto. Era da prima della morte di Steve che non si sentiva così appagato.
"La penso esattamente come lui. James caro, ci hai fatto decisamente una bella sorpresa." mormorò Dorea, avvicinandosi ad Harry per studiarlo con attenzione. Harry cercò lo sguardo di James, che ricambiò ridendo. Se fossero stati soli sicuramente gli avrebbe detto qualcosa che sarebbe suonato come un lo avevo detto.
"Perché non ci hai anticipato qualcosa quando ci siamo visti a San Mungo?" chiese Robert Potter al figlio, curioso.
"A dire il vero non sapevo se Harry era d'accordo." rispose James, pensieroso.
"Come mai?" chiese ancora l'uomo, passando lo sguardo dal figlio al nipote, ignorando il resto dei presenti che assistevano alla scena.
"Harry era un po' teso all'idea di dirvi tutto." provò a spiegare James, ricordando la faccia terrorizzata che il figlio aveva la sera prima di fronte al camino.
"Io.. Avevo paura della vostra reazione. Credevo che vi sareste spaventati, o peggio che mi avreste preso per un mostro." aggiunse Harry, impacciato.
Robert studiò con attenzione il nipote; vide due occhi verdi e pieni di paura, gli occhi di un ragazzino che ne aveva passate troppe e che aveva avuto troppo poco affetto dalla sua famiglia. Si vedeva chiaramente che era terrorizzato, nonostante facesse del suo meglio per nasconderlo. Temeva il loro giudizio; non voleva essere rifiutato ancora.
"Beh sono felice di averti dimostrato quanto ti sbagliavi, campione." esclamò il signor Potter, sorridendo e scompigliando i capelli del ragazzo come faceva sempre con il figlio.
"Grazie signore." mormorò Harry, abbozzando un sorriso. Le parole del ragazzo oscurarono per un attimo il viso del signor Potter.
"Come sarebbe signore? Fino a che resterai in casa mia ti ordino di chiamarmi nonno!" disse Robert, severo.
"Con molto piacere." rispose Harry, felice.
"Vale anche per te, signorina dai capelli rossi." ribadì il signor Potter in direzione di Ginny. La ragazza arrossì, diventando quasi del colore dei suoi capelli.
"Deve essere un vizio di famiglia, un po' come i capelli indomabili e gli occhiali da vista.." commentò Dorea, riferendosi al colore dei capelli che accomunava lei, Lily e Ginny. Sirius e Remus capirono le parole della donna e sorrisero.
"Mamma, va bene anche per te essere chiamata nonna?" chiese James alla madre, divertito.
"C'è da chiederlo? Ovvio che si." esclamò la donna, al settimo cielo.
"Flinky, ti spiace preparare qualcosa da mangiare per festeggiare questo momento?" chiese il signor Potter, rivolgendosi all'elfo domestico che aveva aperto loro la porta. Hermione fissò stupita la scena, osservando con quanto affetto il padre di James parlava all'elfo.
"Certo signore, vado subito. È un onore conoscere il figlio del signorino James anche se non capisco perché è più grande di lui." disse la piccola elfa, guardandosi intorno confusa. Il signor Potter si lasciò scappare una risata.
"È una questione complessa, ma ti prometto che dopo ti spiego tutto per bene." promise James, abituato a spiegare concetti difficili al piccolo elfo.
I saluti ed i racconti andarono avanti ancora a lungo, fino a che Sirus non si rese conto che si stava facendo veramente tardi.
"Signor Potter, potrei andare a San Mungo da mia cugina prima di mangiare?" chiese il ragazzo, esitante. Non voleva mancare di rispetto ai signori Potter ma allo stesso tempo moriva dalla voglia di fare un saluto alla cugina e di chiedere come stava la piccola Dora.
"Certo, creo immediatamente una passaporta per te." rispose il signor Potter, prendendo la sua bacchetta.
"Grazie mille." disse Sirius, prima di sparire in un vortice che lo condusse a San Mungo.
Il ragazzo si assentò qualche ora. Al suo ritorno i suoi amici erano ancora immersi in una fitta conversazione ma si accorsero immediatamente che qualcosa non andava; il ragazzo infatti era molto più pallido e silenzioso del solito.
"Come sta Andromeda?" chiese Remus, preoccupato che l'umore dell'amico fosse in qualche modo collegato alla salute della cugina.
"Bene, forse la mandano a casa." rispose Sirius, lasciandosi cadere a sedere sulla prima sedia che incontrò. Tutti quanti a quelle parole tirarono un sospiro di sollievo.
"Meno male." sospirò Ron, più tranquillo.
"Il signor Potter ha passato tutto il pomeriggio a fare domande a Harry." disse Ginny, cercando di fare conversazione per distrarre Sirius da qualsiasi problema avesse.
"Beh, non è da tutti giorni scoprire che il proprio nipote è un eroe del mondo magico." mormorò Remus, scuotendo la testa.
"Che hai Sirius? Sei così silenzioso.." chiese James, preoccupato per l'amico.
"È una cosa strana." rispose Sirius, vago. Non aveva voglia di parlarne con gli amici perché sapeva che alla fine avrebbe perso la calma e se la sarebbe presa con loro. Succedeva sempre quando si parlava di Regulus.
"Sarebbe?" chiese ancora James, determinato a sapere cosa stava succedendo.
"Regulus è andato a trovare Andromeda." disse Sirius, stranito. James, Remus e Lily si scambiarono un'occhiata preoccupata; Harry, Ron, Hermione e Ginny invece sembravano quasi sollevati.
"Davvero?" chiese Ron, non riuscendo a trattenere la sorpresa.
"Harry, non sembri stupito.." constatò Remus, guardando attentamente il figlioccio.
Proprio in quel momento il padre di James entrò nella stanza, togliendo Harry dall'impiccio di dover dare una risposta. L'auror aveva sentito tutta la conversazione dall'inizio.
"Sai Sirius, non credo tuo fratello sia cattivo. È solo condizionato dalla tua famiglia e dai compagni di casa." iniziò a dire il signor Potter.
"Resta lo stesso un idiota." esclamò Sirius, deciso, chiudendo l'argomento. Per quanto lo riguardava suo fratello era morto tanti anni prima. Se lo era lasciato le spalle quando era scappato di casa. Come poteva considerare un fratello una persona che stava a guardare mentre i suoi genitori lo maledivano e si prendevano gioco di lui? James non avrebbe mai permesso una cosa del genere. James era suo fratello, non Regulus.
"Vado a fare due passi." disse Harry, alzandosi da tavola. Improvvisamente aveva voglia di uscire in giardino. Non c'era un motivo preciso, solo il suo istinto. Lo stesso che in passato lo aveva cacciato in un sacco di guai e lo aveva tolto da altrettanti; anche se combattuto, Harry decise di seguirlo.
"Va bene, sta attento ragazzo." si raccomandò Robert Potter, con una punta di preoccupazione nella voce. C'era qualcosa, poco più di un presentimento, che non lo faceva stare tranquillo.
"Certo nonno." lo rassicurò Harry, sorridendo.
Harry si avvicinò alla grande porta d'ingresso e questa si aprì, mostrandogli il giardino. Se la facciata e le stanze della casa erano maestose, il giardino sul retro lo era ancora di più.
Il ragazzo si perse a tal punto nella contemplazione che non si accorse che alle sue spalle era arrivata la sua migliore amica.
"Ehi Harry, aspettami." chiamò Hermione, affrettandosi a raggiungere Harry.
"Hermione, che ci fai qui?" chiese Harry, stupito.
"Volevo parlare un po' con te." rispose Hermione, imbarazzata. Ad Harry bastò una sola occhiata per capire cosa voleva dire la ragazza. Sospirò e rispose alla tacita domanda di Hermione.
"È strano, sai. Voglio dire, per la prima volta nella mia vita sono circondato dalla mia famiglia." mormorò Harry, sorridendo. Il pomeriggio in compagnia dei nonni era volato, dissipando tutti i suoi dubbi. Il signore e la signora Potter erano davvero due persone eccezionali.
"Sono davvero felice per te, davvero." esclamò Hermione, con gli occhi lucidi. Sapeva quanto fosse importante per Harry avere ritrovato la sua famiglia.
"Ragazzi, posso unirmi a voi?" chiese una voce, proveniente da poco lontano. Harry ed Hermione si voltarono di scatto e si sorpresero a fissare la ragazza di Sirius.
"Certo Zhoana, come mai non sei con Sirius." chiese Harry, curioso. La ragazza alzò le spalle, pensierosa.
"Era bianco come un lenzuolo e aveva bisogno di sfogarsi con James." spiegò Zhoana.
"Harry, prima non sembravi stupito. Sembrava quasi che fossi felice.."mormorò ancora la ragazza, fissando intensamente Harry in attesa di una sua risposta.
"Avevo suggerito io a Regulus di andare dalla cugina, spero che lei sia riuscita a farlo ragionare." spiegò Harry, vago. Ancora una volta la reazione della ragazza fu sorprendente.
"Nemmeno io credo che il fratello di Sirius sia cattivo." ribatté Zhoana, lasciando Hermione senza parole. Hermione ed Harry raccontarono brevemente a Zhoana la triste storia del fratello di Regulus e la ragazza sembrò colpita.
"Spero solo che non sia tardi per salvarlo." sospirò Hermione, triste.
"Oh mamma mia!" esclamò Zhoana, facendo un salto e portandosi alle spalle di Harry.
"Zhoana, che c'è?" chiese il ragazzo, stranito dal comportamento della ragazza.
"Laggiù.. Credo ci sia qualcuno tra le foglie." spiego Zhoana, indicando un cespuglio che continuava a muoversi. Hermione guardò rapidamente e anche lei si precipitò alle spalle dell'amico, spaventata.
"È vero, che facciamo Harry?" chiese Hermione, spaventata.
"Andate a chiamare mio nonno, io rimango qui." disse Harry, cercando di mantenere la calma.
"Non andare da solo, è pericoloso." esclamò Hermione, spaventata. James e Sirius avevano raccontato loro che il padre di James era uno dei più famosi auror in circolazione e che c'era una lunga lista di gente che voleva fargli la pelle. Sicuramente tra loro c'erano anche molti mangiamorte, quindi non era sicuro rimanere nel giardino insieme ad un intruso.
"Voglio solo essere sicuro che non scappi." ribatté Harry, sicuro. Ancora una volta il suo istinto invece di metterlo in guardia lo aveva rassicurato, facendogli capire che non c'era nulla da temere.
"Va bene, andiamo." disse Zhoana, trascinando via Hermione. Le due ragazze presero a correre più forte che potevano, cercando di fare presto.
Harry rimase immobile, nel punto in cui si trovava. Non voleva correre rischi inutili ma allo stesso tempo non riusciva a resistere alla curiosità; mangiamorte o no, voleva sapere chi era nascosto nel cespuglio. Alla fine, in barba alla prudenza, decise di avvicinarsi con cautela e con la bacchetta sfoderata, pronta a colpire al primo segnale di pericolo.
Il ragazzo spostò un paio di rami e si trovò di fronte l'ultima persona che aspettava di trovare nel giardino della casa dei suoi nonni.
"Regulus?" esclamò sorpreso, trovandosi di fronte niente meno che Regulus Black. Il ragazzo ansimava, senza forze. Sembrava piuttosto malconcio e per nulla incline ad attaccare il ragazzo che gli stava si fronte.
"Harry.. Potter.." mormorò il ragazzo, a fatica. Harry lanciò un'altra occhiata e notò che il corpo del Serpeverde era segnato da maledizioni e fatture, quasi fosse stato torturato.
Harry aprì la bocca per dire qualcosa, ma l'arrivo del nonno glielo impedì.
"Che è successo, ragazzo?" chiese Robert Potter, avvicinandosi al punto in cui era sparito il nipote. Aveva la bacchetta sfoderata e si guardava prudentemente intorno.
"Nonno, credo sia Regulus Black." spiegò Harry, indicando l'altro ragazzo che non si era ancora mosso dalla posizione in cui era quando lo aveva visto per la prima volta.
"Accidenti, hai ragione. Che diavolo ci fa Regulus Black mezzo morto nel mio giardino?" chiese l'auror, sorpreso. Il suo primo pensiero fu che era stato mandato lì per compiere la sua prima missione da mangiamorte, poi il suo sguardo cadde sui polsi del ragazzo, lasciandolo senza parole.
"Bob, è ferito. Per amor del cielo, portalo dentro." esclamò Dorea, comparsa all'improvviso alle spalle del marito. Mangiamorte o no, non potevano lasciare il ragazzino ferito a morire di freddo nel giardino.
"Oh si, hai ragione." mormorò Robert, sollevando il ragazzo con tutta la delicatezza di cui era capace per portarlo dentro casa. Harry seguì l'intera operazione con attenzione, cercando di riordinare le idee. I nonni sparirono con Regulus dentro casa, portandolo verso il piano superiore dove c'erano le camere.
"Nonno.." mormorò Harry, cercando di seguire l'auror su per le scale.
"Sta indietro Harry, ci penso io. Tu vai dagli altri e aspettate." ordinò Robert Potter, severo.
"Ma nonno.." cercò di protestare Harry.
"Niente ma." ribadì l'auror, serio come non lo aveva mai visto.
Harry dovette rassegnarsi e decise di tornare in cucina, dove nel frattempo si erano radunati tutti quanti.
"Che diavolo sta succedendo?" chiese Lily, stranita. Dalla fretta con cui il padre di James aveva lasciato la cucina dopo che erano comparse Hermione e Zhoana era evidente che fosse successo qualcosa, ma nessuno si era ancora preso la briga di dare spiegazioni.
"Non so, c'era qualcuno in giardino. Harry ha chiamato tuo padre." spiegò Hermione, fissando un James dall'aria decisamente confusa.
"Harry, che è successo?" chiese Sirius, non appena Harry entrò nella stanza.
"Non so come dirvelo." mormorò Harry, tenendo gli occhi bassi, sicuro che Sirius non avrebbe per nulla gradito la notizia. Lui stesso era confuso su quello che era accaduto; Regulus era venuto fino a lì per attaccarli o per chiedere il loro aiuto?
"Inizia a dirlo e basta." rispose Remus, secco. Harry sospirò.
"C'era il fratello di Sirius mezzo morto in giardino." disse Harry tutto d'un fiato.
Le reazioni dei ragazzi arrivarono subito; tutti erano increduli. Inutile dire che il più provato era certamente Sirius, già scosso dopo aver scoperto che il fratello era andato a trovare la cugina per informarsi circa le sue condizioni.
"Cosa?" chiese Sirius, sentendo la stanza iniziare a vorticare intorno a lui. Non riusciva a credere alle sue orecchie, ne tanto meno a pensare o a dire qualcosa di sensato.
"Regulus? Dannazione, voleva sferrare un attacco." esclamò James, preoccupato.
"Non è possibile, non è ancora un mangiamorte. Doveva essere marchiato domani." mormorò Ginny, decisa. I ragazzi continuarono a commentare la notizia, fino a che Robert Potter non comparve nella stanza più pallido e teso che mai.
Aveva pensato di avvertire il dipartimento auror o quanto meno Silente, ma Dorea lo aveva obbligato ad aspettare. La donna aveva parlato a lungo con il ragazzo, che alla fine aveva raccontato loro la sua storia. Al termine del ragazzo Robert Potter era più furioso che mai, e deciso a spaccare la faccia ai signori Black con le sue mani. Come se gli errori che avevano fatto con Sirius non bastassero, li stavano ripetendo con il figlio minore.
"Papà! È vero che c'è Regulus?" chiese James, fissando il genitore negli occhi. L'uomo annuì, deciso, mentre cercava carta e penna per scrivere a Silente.
"Si, è di sopra nella stanza degli ospiti e tua madre lo sta medicando." rispose Robert con un filo di voce, cercando Sirius con lo sguardo per assicurarsi che stesse bene.
"Quel traditore.." mormorò Sirius tra i denti, furente. La sua mente, annebbiata dalla rabbia, non riusciva a pensare a nulla.
"Sirius, so che sei furioso ma ti prego di non sfogare la tua rabbia su tuo fratello." lo richiamò il signor Potter, con un tono pacato ma allo stesso tempo fermo mentre affidava un messaggio ad un gufo.
"L'unico fratello che ho è James." scandì Sirius, con rabbia. Robert Potter sospirò, conscio che quella sarebbe stata una lunghissima notte.
"Regulus è stato diseredato dalla tua famiglia dopo che ha rifiutato di unirsi ai mangiamorte." spiegò l'auror, con un filo di voce.
Improvvisamente nella stanza cadde un silenzio quasi irreale, quasi nessuno sapesse come commentare una notizia del genere. Persino Harry, Hermione, Ginny e Ron che avevano cercato in tutti i modi di convincere Regulus a tornare dalla loro parte non volevano che finisse così. Ron in particolare, era disgustato; come potevano un padre e una madre degne di questo nome maledire un figlio che non vuole unirsi ad un pazzo magalomane che finirà con il farlo ammazzare?
"Cosa?" chiese Sirius, con un filo di voce. La notizia lo aveva lasciato incredulo, senza parole. Non poteva essere vero; era semplicemente impossibile.
"Dice davvero?" domandò James, fissando intensamente il padre. Robert Potter ricambiò lo sguardo del figlio, e questi capì che il padre non era in vena di scherzi.
"Per quanto mi riguarda, rimarrà in questa casa per tutto il tempo che vorrà. Se fossi in te Sirius lo passerei a trovare.." disse il signor Potter, prima di lasciare la stanza immersa in un silenzio irreale per recarsi al piano superiore dalla moglie che stava prendendosi cura di Regulus.
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Entrare nel castello quasi completamente deserto era stato uno scherzo per Bellatrix, soprattutto grazie al prezioso aiuto di Anderson. Un'impresa talmente facile da risultare quasi noiosa. Bellatrix in fondo odiava quando tutto andava troppo bene, senza l'ombra di un imprevisto. L'anziano auror voleva delle risposte a tal punto che era arrivato a tradire Silente pur di averle, senza rendersi conto che così facendo si era guadagnato solamente un viaggio di sola andata per l'altro mondo.
"Tu sei Bellatrix Black." esclamò Anderson, non appena la donna incappucciata di scoprì il viso. La riconobbe alla prima occhiata, così come capì che la donna doveva venire dal futuro per chissà quale motivo oscuro. Lei aveva teso una trappola, e poi c'era cascato come l'ultimo dei principianti.
"Molto bravo." rispose la donna, con un sorriso sadico dipinto sul volto. Alle sue spalle Cygnus Black tremava, spaventato ed allo stesso tempo incredulo. Quella donna tanto pericolosa e tanto pazza era sua figlia, una temibile assassina che non si sarebbe certo fatta troppi scrupoli a toglierlo di mezzo.
"Come è possibile?"chiese Anderson, confuso. Intuiva che le cose iniziavano a mettersi male e che probabilmente questa volta non ne sarebbe uscito.
"Credi davvero che ti risponderò?" chiese Bella, divertita. Alle sue spalle anche Cygnus si lasciò scappare una risata, che finì con l'essergli fatale. La donna infatti si voltò con un scatto, mettendo fine alla vita del padre con un lampo di luce verde.
"Quello era tuo padre, come hai potuto ucciderlo?" esclamò Anderson, spaventato dalla follia della donna. Se non provava nessuna pietà nemmeno per colui che l'aveva generata, non poteva certo sperare che ne avesse per lui.
"Quello era solamente l'uomo che mi ha messo al mondo. Tutto qua. Era anche il padre di Andromeda, ma non per questo ha esitato a cacciarla e ad augurarle la morte qualche giorno fa." disse Bellatrix, glaciale.
"Sei senza cuore." esclamò Anderson, disgustato.
"Certo, e tu tra poco sarai senza vita." ghignò la donna, prima di togliere di mezzo colui che era stato il suo insegnante tanti anni prima.
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il golden trio al tempo dei Malandrini
Fanfictionuna storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini.