Capitolo 18

202 14 7
                                    

Rheim chiuse gli occhi, inspirando profondamente l'odore di cenere della Cabina 13. Erano ritornati da poco più di un'ora e raccontare agli altri dell'accaduto non era stato semplice. Annabeth era scoppiata a piangere tra le braccia di Percy, mentre Piper cercava, invano, di consolarla. Rheim era poi andato in infermeria a prendere un blocchetto di ambrosia ed a medicare la ferita, che fortunatamente non aveva ancora fatto infezione, per poi andare nella Cabina a riposarsi, in vista della guerra, ormai prossima. Il figlio di Ade non riuscì a capire quanto tempo fosse passato, quando sentì un peso sullo stomaco, letteralmente. Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi davanti quelli di un viola acceso di Alexa, che lo fissavano divertiti. La figlia di Ecate si era presa il permesso di sedersi sulla sua pancia, incurante di tutto.
"Buongiorno" lo salutò lei, sorridendo.
"Buongiorno" rispose Rheim con voce leggermente strozzata per il peso.
"Perché non mi avevi detto che ti avevano sparato?" mormorò la ragazza.
"Beh...temevo di preoccupassi troppo." borbottò il figlio di Ade, sorridendo rassicurante.
La ragazza sbuffò, come se stesse spiegando ad un bambino piccolo di non toccare il fuoco.
"Lo hai già detto a qualcuno? Di...quello?" chiese Rheim, mentre Alexa si sistemava meglio sulla sua pancia.
La ragazza scosse la testa. Rimasero zitti, a fissarsi per qualche secondo, finché non fu di nuovo la figlia di Ecate a parlare, stavolta con un tono diverso. Si avvicinò a Rheim, in modo da avere pochi centimetri di distanza tra i due volti.
"Dov'è che ti hanno sparato?" domandò.
"Sulla spalla destra. Perché?"
La ragazza sorrise maliziosa.
"Dovremmo fare un controllo della ferita..." sussurrò a pochi centimetri dalle labbra del sicario, con tono fintamente drammatico.
"Potrebbe aver fatto infezione..."
Rheim sorrise, notando che la ragazza si era praticamente sdraiata su di lui, circondando il collo di lui con le proprie braccia.
"Hai ragione, ora che me lo dici, mi fa effettivamente molto male..." ribatté nel medesimo tono, passandole un braccio attorno alla cinta. Le loro labbra si sfiorarono appena, mentre un brivido li percorreva. E la passione li divorò.

"Allora... voglio due legioni schierate per ogni lato del campo, più uomini pronti a fare il cambio e medici dietro di loro. I figli di Apollo si devono mettere dietro ad ogni legione, a dare man forte. E che facciano attenzione, teneteli separati dai figli di Ares e Marte." spiegò Jason. Il legionario annuì, uscendo dal senato a dispiegare le truppe, greche e romane. Il figlio di Giove lo osservò allontanarsi, per poi uscire a sua volta. Inspirò profondamente l'aria frizzante del mattino. Il sole brillava in alto nel cielo sul Campo Giove, mentre gli uccelli cinguettavano, incuranti di quello che succedeva. Sarebbe stato certamente uno scenario fantastico, se non fosse stato per l'esercito di mostri che li circondavano. Erano comparsi quella notte, senza preavviso e senza rumore, senza che le sentinelle li vedessero. Intere orde di drachene, grifoni, lestrigoni, ciclopi, arpie, e gli dei solo sanno cos'altro. Stavano montando catapulte, torri da assalto, arpioni, ad una velocità sorprendente, degna dei migliori costruttori romani. Sembrava che Orione avesse passato tutto il tempo da morto ad organizzarsi, preparando nei minimi dettagli quella che sarebbe stato sicuramente un genocidio.
"Jason." La voce di Rheim lo riportò alla realtà.
"Dimmi."
Il figlio di Ade era dietro di lui, gli occhi neri che lo fissavano.
"L'esercito è preoccupato, e ne ha la piena ragione. Saranno anche guerrieri, ma questo è molto più di quanto abbiano mai affrontato. Sei sicuro dell'assalto frontale?"
Jason si rimise a fissare l'esercito nemico, pensando ad Orione, ancora vivo, che rideva e lubrificava arco e frecce nella sua tenda. Ancora vivo.
"Si." mormorò semplicemente.
Il figlio di Ade sospirò, come se fosse indeciso se continuare a discutere o lasciar correre.
"Va bene. Che legione comando?" chiese, passandosi una mano tra i capelli.
"Nessuna."
"Come prego?" Rheim sperò di aver sentito male.
"Sono un ottimo combattente, perché non dovrei andare in guerra?" protestò.
"I romani ti guardano con diffidenza, dopo quello che hai fatto a quei quattro. Ma ti guardano anche con riverenza. Sanno chi sei, almeno lo sospettano. Sapere che "Il Sicario" li copre dall'alto, li farà stare più tranquilli. Per questo, almeno per oggi, vorrei che tu stessi in copertura su quella torre, con un fucile da cecchino."
Rheim stava per rispondergli per le rime, quando si accorse che il ragionamento non faceva una grinza. Si limitò ad annuire, osservando la torre di legno che i romani avevano costruito alla bell'e meglio. La struttura era rettangolare, posta esattamente al centro del Campo Giove, con quattro finestrelle poste ad ogni lato, per poter coprire ogni punto del campo di battaglia. I due si congedarono, mentre il sicario aveva in mente un altro luogo dove andare e stavolta sarebbe stata una cosa più difficile da attuare. Si avvicinò da dietro ad Alexa, che in quel momento si stava preparando nell'arena, semi vuota, controllandosi la spada. Le cinse la vita da dietro, appoggiandole la testa sulla spalla.
"Posso parlarti un secondo?" le sussurrò all'orecchio, sentendola rabbrividire. La ragazza rise, accarezzandogli i capelli.
"Certo! Che succede?" chiese seguendolo verso l'infermeria. Entrarono nella sala principale, come al solito odorante di sciroppo e medicine varie, per poi proseguire per la stessa stanza dove il sicario era stato ricoverato per la caviglia.
"Perché siamo qui?" domandò Alexa.
"Scusa..." mormorò Rheim, grattandosi la nuca e avvicinandosi a lei. La ragazza lo guardò, confusa, per poi ritrovarsi il figlio di Ade che l'abbracciava. Ricambiò, sempre più confusa, finché non sentì un clic metallico. Si osservò il polso, notando che il figlio di Ade l'aveva ammanettata al lettino.
"RHEIM! MA CHE DIAMINE?" gridò, tentando di liberarsi e strattonando le manette di metallo.
Il ragazzo la baciò, zittendola.
"Scusa, ma ho bisogno di sapere che stai bene, almeno oggi." le disse fissandola negli occhi, prima di correre fuori dalla sua stanza, mentre la figlia di Ecate gli urlava dietro parole poco carine in greco.

Angolo autore: ehi ehi ehi!! Nulla. Passiamo ad una piccola discussione che volevo farvi e cioè: che ne penso del finale di Eroi dell'Olimpo? Beh.......mi fa abbastanza cagare. E vi spiego perché. Nel primo Percy Jackson, la guerra contro Crono era Veramente una guerra, ci impiegavano TUTTO il libro a sconfiggerlo. E Crono, cazzo! Che antagonista con le palle!! Era geniale! Pazzo al punto giusto. Gea invece? Ne parlano in TUTTI i libri, descrivendola come CHISSÀ cosa e poi? Jason la fa volare, Piper le canta la ninna nanna e Leo (non dimenticando Ottaviano) la fa saltare per aria. Cazzo, seriamente? Fosse stato uno spin-off, ma diamine!! Ci mettono 5 e ripeto 5⃣ libri a trovarla, a trovare i suoi scagnozzi e sudano sette camice per poi ucciderla in... Un'ora. No Comment. Ed un'ultima cosa. Dopo che è uscito Sangue dell'Olimpo, ho visto tantissima gente scrivere che era dispiaciuta, dato che quello era la fine di Percy Jackson e delle sue avventure. Allora, non ho fatto ricerche, ma non credo che sia così. Perché, diciamocelo. Riordan sarà anche un bravo scrittore ma anche lui pensa ai soldi e chiudere una saga che gli ha fatto guadagnare TANTO! Con tante O, mi sembra stupido. E con questo vi lascio. Chiedo solo "ad una certa lettrice/scrittrice" che, avendo mantenuto la mia promessa, (e lei sa di che parlo) mi aspetto un capitolo a breve della sua storia ( che adoro). VI LASCIO BUONANOTTE!!

The Hades' Son: Hit ManDove le storie prendono vita. Scoprilo ora