Capitolo 23

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Angolo autore pre-racconto: ed alcune di voi diranno:" MA COME? Avevi detto che era l'ultimo capitolo."
Eh eh eh...ma io sono un lurido infame.
E neanche questo è l'ultimo.

Premette il grilletto. Si sentì un click, mentre la pistola non sparava. Riprovò. E di nuovo l'arma non fece fuoco.
"Non credi sia un gesto un po avventato?"
Rheim aprì di scatto gli occhi. Ade era in piedi di fronte a lui. Il dio fece un gesto con la mano e la pistola si dissolse, tra le mani del sicario. Ci furono alcuni secondi di silenzio.
"Cosa vuoi?" sputò fuori Rheim, non distogliendo gli occhi da quelli del padre.
"Parlarti. Siediti." mormorò Ade.
Il ragazzo rimase in piedi, senza muovere un muscolo.
"Va bene. Resta in piedi." sospirò il dio, per poi sedersi su uno dei due letti.
"Inizio col dire che mi dispiace." mormorò, non distogliendo le iride scure da quelle del ragazzo.
"Questa cosa me la dicono tutti. Se non hai altro da dire vattene."
Ade rimase impassibile, a squadrare il figlio di capo a piedi.
"Ho altro. Non farti divorare dal rancore. È il difetto fatale di tutti i miei figli, almeno dalla parte greca. Ti divorerà dentro, credimi. Piuttosto sfruttalo... Ed inoltre, volevo consegnarti questo."
Ade alzò la mano, con il palmo rivolto verso l'alto. Un guizzo di oscurità si materializzò nella sua mano, danzando prima di prendere la forma di un anello, per poi cadere delicatamente sul palmo. Lo porse a Rheim, che iniziò a rigirarselo tra le mani. Era per metà in oro e per metà in argento. Sulla parte dorata c'era inciso: Alexa; mentre in quella argentata: Rheim. Il ragazzo sentì gli occhi pizzicargli.
"La figlia di Ecate mi ha chiesto di consegnartelo" mormorò Ade, osservando il figlio che infilava l'anello nell'anulare.
"...grazie" sussurrò, cercando di trattenere le lacrime. Rialzò lo sguardo, solo per vedere che il dio era sparito.
"Bellissimo incontro" sospirò, parlando più a se stesso che a qualcun altro. Riprese a guardare l'anello, mentre un leggero sorriso gli increspava le labbra.
"Ti amo, Alexa"

L'esercito di semidei si schierò in campo aperto, avanzando a testuggine verso l'accampamento di Orione. Oramai i mostri erano alla deriva, rimasti in pochi e per giunta disarmati. Quel centinaio di lestrigoni e ciclopi che era rimasto si era in quel momento piazzato a difesa dell'accampamento, tentando un ultimo disperato tentativo di ribaltare la situazione. La falce ed l'archibugio apparvero nelle mani del sicario, che in quel momento comandava la settima legione. Migliaia di semidei si abbatterono sulle scarne difese dell'accampamento, uccidendo e sgozzando qualunque mostro si mettesse tra loro e la vittoria. Rheim lasciò il resto dei semidei a combattere contro le truppe, mentre lui si dirigeva verso la tenda di Orione, che spiccava sopra tutte le altre. Entrò dentro, le armi spianate, ritrovandosi davanti la figura del gigante, sorridente, le mani unite dietro la schiena.
"Come stai, papà?" chiese con voce ironica.
Rheim gridò di rabbia, lanciandosi contro il gigante e cadendo a terra insieme a lui. Orione si rialzò, brandendo due pugnali argentati. Il figlio di Ade scattò in avanti, menando un fendente dall'alto al basso, intercettato immediatamente da Orione. Continuarono a scambiarsi colpi, nessuno dei due era disposto a mollare. Il gigante continuava a combattere con un sorriso strafottente dipinto sul volto, mentre Rheim continuava a combattere animato dall'odio e dalla rabbia. Sparò con Prime, colpendo Orione al braccio destro e facendolo urlare dal dolore, mentre il sangue iniziava a scendere. Orione lanciò il coltello, troppo velocemente perché Rheim lo intercettasse. Colpì il sicario alla spalla, facendolo indietreggiare e grugnire dal dolore. Si strappò il pugnale, per poi lanciarlo dietro di se, riprendendo a combattere. Iniziò ad evocare oscurità attorno a se, come aveva fatto il giorno prima, quando Alexa era morta. Sentì una fitta allo stomaco, mentre l'oscurità lo avvolgeva, ricoprendolo da capo a piedi e agitandolo. Continuò così, fendete, fendente, fuoco con Prime. Alla fine Orione cadde a terra di schiena. Rheim gli saltò addosso, bloccandogli il braccio ferito con la gamba sinistra ed iniziando a picchiarlo al volto, sfogandosi, mentre la voce di Alexa gli rimbombava in testa.
"Sarebbe stata una bambina bellissima." Pugno sul naso, mentre del sangue dorato schizzava.
"Una bambina bellissima." Altro pugno.
"Bambina bellissima." Sentì le nocche dolergli, ma non smise, continuando a sfogare il rancore che lo attanagliava, gli occhi lucidi. Ormai il viso del gigante era solo una maschera di sangue. Il labbro era spaccato, il naso perdeva sangue e gli occhi erano neri, ma Orione trovò comunque la forza di sorridere.
"Non credere che sia finita qua, sicario" mormorò.
"Questa è soltanto la punta dell'iceberg. Il meglio deve ancora arrivare." Rheim ringhiò, provando a colpirlo di nuovo. Orione iniziò a brillare, per poi sparire in una nuvoletta di fumo. Il figlio di Ade rimase immobile, seduto a terra, fissando le proprie nocche insanguinate. Il grido di vittoria dei semidei lo riscosse. Si rialzò in piedi ed uscì dalla tenda.

The Hades' Son: Hit ManDove le storie prendono vita. Scoprilo ora