Capitolo 5

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Ho chiamato Emma per dirle tutto, ma il telefono era occupato, allora mi alzo e guardo l'ora, sono le 19.00, e mi sono scordata di fare i compiti!
Corro di sopra in camera mia e guardo il diario: non molti esercizi, per fortuna, e poi sono stata appena interrogata di quasi tutte le materie, non sarà un problema, mi metto a fare i pochi compiti che ho, e alle 19.50 ho finito, provo a richiamare Emma, ma non risponde, le dirò tutto domani, non è un problema.
Scendo di sotto e mentre sono ancora sulle scale la porta di casa si apre ed entrano i miei genitori, vado a salutarli poi preparo cena per tutti, a tavola chiacchieriamo un po', dopo decidiamo di vedere un film tutti insieme, ma a metà mi suona il telefono, così lo prendo e guardo chi è: EMMA💕dice il mio cellulare così ne approfitto ed esco di casa per rispondere e prendere una boccata d'aria fresca.
G: Pronto.
Em: Ehi, ciao Giuly, scusa se prima non ti ho risposto...
Sembra agitata e preoccupata, ma non ne capisco proprio il motivo...
G: Calma Emma, stai bene?
Em: Si, certo, sto bene, ma ora dimmi, com'è andato il tuo appartamento?
Ora si è calmata, ma domani indagherò di più.
G: È andato benissimo, lui è divertente, carino...
Continuiamo a parlare per una decina di minuti, poi ci salutiamo e io rientro in casa, l'improvviso tepore mi assale, scaldandomi le mani ormai gelate.
Decido che è tardi e vado a dormire, mi metto il pigiama e mi infilo sotto le coperte.
~MATTINA~
Driiin... Driiin... Driiin...
Mi sveglio infastidita da quel suono, come tutte le mattine, mi alzo e mi faccio una doccia veloce, poi mi vesto e scendendo giù per le scale mi accorgo di essere in ritardo, saluto mia mamma con un bacio e prendo una mela uscendo velocemente di casa, mangerò per strada.
Mi metto le cuffie e do il primo morso, ma quando sto per dare il secondo, sento una mano toccarmi la spalla, mi giro di scatto e vedo che è Andrea, sospiro e togliendomi le cuffie parlo.
G: Ciao Andrea, che ci fai qui?
A: Stavo andando a scuola, ho perso la strada, e poi ti ho visto uscire da casa tua, andiamo a scuola insieme?
Disse tutto questo con un sorrisone, era davvero un bel ragazzo!
G: Certo, ma io devo ancora fare colazione...
A: Nessun problema -guarda l'orologio- non siamo neanche tanto in ritardo.
Ci incamminiamo verso scuola, poco dopo ho finito la mela e butto il torsolo nella spazzatura.
A: Allora, ti va di dirmi qualcosa di più su quell'Edo di ieri?
Sbuffo divertita.
G: Perché ti interessa così tanto?
A: Te l'ho già detto, sono curioso.
G: La tua curiosità è un po' insistente.
A: Difendo il mio territorio, se quel tizio è bello, mi rovinerà la carriera di Don Giovanni.
G: Ti assicuro che non succederà...
A: Ah, quindi non è bello...
G: No, è molto carino, solo che fino ad adesso non è successo niente al tuo "territorio"...
A: Quindi è della nostra scuola, interessante...
Caspita Giulia, non sai stare zitta!
G: Si, è della nostra scuola, ma non credo tu lo conosca.
A: Devo rimediare, me lo presenti?
G: Assolutamente n...
La frase rimane in sospeso perché qualcuno urla il mio nome...Edoardo, ovviamente.
Si avvicina a noi, squadrando Andrea, poi spostando l'attenzione su di me.
A: È lui?
Mi sussurra all'orecchio.
Senza dargli ascolto saluto Edoardo.
G: Ciao...
E: Ehi Giulia, come va?
G: Bene.
Ad un certo punto sento Andrea tossire leggermente.
G: Edo, lui è Andrea, Andrea lui è Edo...
A: È un piacere conoscerti Edoardo.
Lo disse con entusiasmo e con tono derisorio, tendendogli la mano, che Edo prontamente afferra con forza.
E: piacere mio.
Si stanno guardando male quando la campanella suona.
G: Ciao Edo, io devo andare.
Gli do un bacio sulla guancia e me ne vado.
A: Giulia aspettami.
Mi si affianca.
A: Alla fine l'ho conosciuto...
G: Oh, sta zitto.
Dico scocciata entrando in classe, ottenendo come risposta una risatina.

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