Capitolo 145

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Avevo passato le successive due settimane in quella stanza, non a dormire, non a fare foto.. Non sarei riuscita a chiudere occhio nemmeno se ci avessi provato. La mia testa scoppiava, ogni volta che mi coricavo speravo di non fare sogni orribili o almeno di sognare qualcosa che non fosse lui o il soffitto. Questo sper sfortuna non aveva le mattonelle, se no le avrei contate, almeno qualcosa da fare l'avrei avuto. Per quanto riguardava le fotografie.. un grandissimo blocco mi asfissiava da quando mi ero svegliata in quella stanza d'ospedale con nient'altro se non la sua assenza.

Posso paragonare tutto quello che ho passato nei giorni di del mio ricovero solo come una mangiata al ristorante. Mi spiego: ero affamata, molto, la presenza di Harry sarebbe stata il piatto principale, quella di tutti gli altri sarebbe stata solo di contorno.. Non sono sicura che voi capite la mia mente contorta, ma è così che mi sento e basta.

Inutile dire che il clima di Londra non aiuta affatto il mio stato d'animo.

A dire il vero, non è nemmeno giusto dire che sono assalita da un blocco artistico, riesco a fare ancora delle foto decenti, si, ma sono tutte cupe.Ho sempre espresso il mio stato nelle foto, e ora non ne faccio a meno.

Mi asciugo le lacrime con la manica del suo maglione, quello che mi diede la notte di capodanno, con il logo Calvin Klein.

Tienila, sta meglio a te.

Che gran bugiardo che era stato. Mi aveva lasciato, aveva troncato la nostra relazione senza il mio assenso, se n'era semplicemente andato, trovando più facile scappare che dirmi che non ne voleva più sapere. Non mi era stato accanto nel momento più difficile, nel momento nel quale io mi sarei comportata esattamente nel modo opposto.

E l'unica cosa che potevo pensare in tutto questo era che ancora una volta la colpa di tutto era solo ed unicamente mia, come sempre d'altronde. Mi sento oppressa, oppressa da un senso di vuoto, di marcio, mi sento ancora in coma, giuro, a questo punto, la mia vita non ha molto senso.

Sfugge un singhiozzo mentre avvicino la sigaretta alle mie labbra.

Le 20:00, Gemma mi chiamerà per la cena, e io non sono sicura di voler cenare. Non mangio molto a dire il vero.

Quando dico che è come se fossi ancora in coma, lo intendo per davvero: non mangio, non parlo, non mi esprimo.. l'unica differenza è il mio essere cosciente.

Il vetro delle finestre è sporco di goccioline di acqua, che scivolano lente, ma non si fermano nemmeno un momento, come se io fossi l'unica ad essermi fermata in tutto questo.

La mia vita si è bloccata da quando ho visto Gemma rientrare nella mia camera di ospedale, con occhi lucidi, per poi fare semplicemente di 'no' con la testa mentre io la guardavo chiedendole con gli occhi se colui che avrebbe reso più veloce la mia guarigione fosse lì.

Ma perché? La mia mente chiedeva solo questo. Perché? Che cosa può spingere la persona che diceva di amarti più della vita ad abbandonarti nel momento del bisogno?

Per ora due erano le possibilità: o ha davvero avuto una ragione più che plausibile, o ha mentito per tutto il tempo..

Solo per entrami nelle mutande. Harry Styles era davvero la persona che conoscevo o si era seplicemente preso gioco di me per avere quello che altre ragazze gli avrebbero concesso molto più facilmente? Per lui ero stata solo una sfida? La mia mente sapeva che la seconda opzione era quella più plausibile, e cavolo sarebbe andato tutto ok se solo non fossi stata così immensamente innamorata di lui.

Ed è come se il resto del mondo si stesse prendendo gioco di me, ecco come stava andando il quanto.

Avevo fatto la forte di fronte a Gemma. Sono felice di vivere qui con lei, si, ma c'è un sentimento che sovrasta la mia felicità, e purtroppo non posso sempre nasconderlo. Quando la notte scende su di me, mi sento come senza fuga, sono come legata ad una sedia e i miei pensieri diventano selvaggi viaggiano dentro la mia testa come se non potessero far altro. Infondo questo è il loro compito.

Centuries 2Where stories live. Discover now