Broken heart

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Ero ritornata a casa per poter trascorrere l'ultima settimana tranquillamente, frequentando tutte le mie lezioni per concludere quel capitolo prima di partire per l'America. Avevo informato i miei della mia partenza e mi avevano dato il loro sostegno, mentre gli altri, compreso Massimo, erano allo scuro di tutto quello che stava succedendo. Lo sapevo benissimo che appena l'avrei informato delle mie decisioni sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale, per questo dovevo parlargliene poco prima, in modo che non potesse fare qualche pazzia.

« Selena mi stai ascoltando? » Chiese mio padre mentre impastava la pizza, era l'unico che amava cucinare in famiglia, lo prendeva come un hobby e si divertiva ad inventare cose nuove, quindi a me e mia madre toccava fare le cavie.

« Certo...» Dissi titubante, in fondo non lo ascoltavo mai quando parlava. « ..in verità no. Stavo pensando ad altro. »

« Mhh, e a chi? » Chiese spostando gli occhi dall'impasto al mio viso. « Sai che puoi raccontarmi tutto. »

« Papà ho detto qualcos'altro non qualcun altro. » Gli feci un sorriso e lui ricambiò con una risatina, adoravo questi momenti così tranquilli e felici. « L'età si fa sentire? » Chiesi in modo ironico, scherzavo sempre sulla sua età.

« Cosa ti passa per la testa? Io ho 20 anni! » Disse come per difendersi.

« A una gamba, e l'altra? » Lo raggiunsi e gli diedi una pacca sulla spalla. « L'importante è esserne convinti. » Appena mio padre aprì bocca squillò il telefono. « Ti sei salvato per poco, ero curiosa di sapere cosa avresti inventato. »

« Pronto?! » Mi allontanai un pò in modo da non far sentire tutto a mio padre.

« Che programmi hai per stasera? » Chiese la voce squillante di Massimo dall'altro lato della corretta.

« Buonasera anche a te.» Affermai in tono ironico. « Niente, o almeno, non mi ha ancora chiamata il Presidente della Repubblica. » Quella settimana era stata super tranquilla, cosa che non mi succedeva dai tempi delle elementari.

« Quindi puoi venire a cena con me? » Rimasi a riflettere un secondo su quelle parole, mi guardai intorno e corsi in camera mia dicendo che la mia "amica" aveva bisogno degli esercizi di matematica. « Allora, vuoi dare una risposta alla tua amica?» Replicò lui in modo ironico.

« Ma sei impazzito? » Chiesi buttandomi sul letto, ancora perfetto come l'aveva preparato mia madre. « Sta per rientrare mia madre e mio padre sta preparando la pizza.» Cercai di giustificare il mio rifiuto in quel modo, in fondo la mia famiglia non sapeva quello che era successo alla casa al mare, quindi nessun problema.

« Mhh. Se chiamassi tuo padre? Tanto una cena tra "amici" è una cosa normale.» Era soddisfatto? Perché trovava sempre un modo per farmi accettare le sue proposte.

« Okay, tra mezz'ora sarò da te.» Sbruffai, l'unica cosa che volevo fare in quel momento era dormire e lasciare a qualcun altro tutti i miei problemi.

« Posso venirti a prendere? » Sapevo che non sarebbe stato difficile arrivarci ma non so perché accettai, forse il mio lato romantico iniziava a prendere il sopravvento.

× × ×

Mi ero dimenticata come fosse carino e arredato in modo davvero funzionale l'appartamento di Massimo, ci ero stata uno o due volte anche perché la nostra relazione era fatta più di bassi che di alti.

« Ti vedo pensierosa o sbaglio? » Chiese aiutandomi a togliere il cappotto che indossavo ancora. « Non hai fiatato per tutto il viaggio e questo è quasi impossibile per te.» Il fatto che mi conoscesse così bene era la mia rovina, non potevo fare niente di cui lui non conoscesse già il perché; un pò come quelle coppie che hanno bisogno solo di osservarsi per capirsi a vicenda.

« A volte bisogna un pò parlare con se stessi, sai, capire che cosa fare. » Dissi facendo qualche passo verso la cucina.

« E hai capito cosa fare? » Si avvicinò fino a non lasciare spazio tra noi, sentivo il suo corpo caldo aderire al mio, era come incastrare un puzzle perfetto.

« A che gioco sta giocando professore?» Chiesi confusa, in balia agli ormoni e alla adrenalina che mi pervadeva tutta.

« Perché dovrei giocare? Anche se mi piacerebbe ripassare anatomia insieme a lei, solo che mancano i fiori.» Riportò alla mente la nostra prima volta in mezzo a un arcobaleno di mille profumi lontano dal mondo.

« Massimo ... non penso sia ... » Iniziai la frase ma fui subito bloccata dalle caldi labbra del mio amante, sapevo benissimo che stavo compiendo un errore illudendolo con qualcosa che si sarebbe sgretolato a distanza di poco, conoscevo benissimo la persona che avevo di fronte, non avrebbe mai accettato la distanza e quindi avrebbe preferito sicuramente mettere fine a tutto.

«.. giusto? » Concluse la frase al posto mio lasciandomi dei piccoli baci sul collo. "Magari un pensierino potresti farcelo" aggiunse la mia coscienza mentre si lasciava andare alla passione. « Inizia a non pensare a tutto ciò che fai, amore. »

« Il problema è ... » Non riuscivo a terminare la frase, mi moriva in gola, non ce la facevo a guardare i suoi occhi color ghiaccio e dirgli che il pomeriggio seguente avrei preso un aereo diretto negli Stati Uniti. Con che coraggio? Con che coraggio continuavo a rimanere lì, come se tutto quello sarebbe continuato, invece era una stupida illusione che sarebbe terminata da lì a qualche ora. « Non posso, mi dispiace. » Mi scansai e lo allorntanai per poi incamminarmi all'uscita.

« Selena... aspetta! » Mi strinse il braccio girandomi verso di lui in modo da guardarci negli occhi, non sentivo il dolore o la violenza della stretta ma solo quella al mio cuore. « No, no, non starai pensando. »

« Abbiamo sbagliato fin dall'inizio Massimo, e non c'é una soluzione a tutto questo se non seguire ognuno la propria strada. Tutto in questo rapporto è un errore ... » Cosa compariva sul suo viso? Rabbia, odio, delusione, non riuscivo a capirlo. Nel lungo periodo in cui avevo parlato il suo viso era stato impassibile, niente se non due occhi colo ghiaccio puntati nei miei.

« Okay ... basta. Mi sono scocciato, non posso andare avanti a tira e molla. Io non voglio correre dietro a una ragazza che non sa cosa vuole fare della sua vita, che non sa chi vuole al suo fianco. Quindi esci dalla mia vita e non tornarci più.» La sua voce ed il suo viso erano così duri, e il mio cuore si fermò dato che non sapeva il perché io stessi facendo tutto quello. Presi il mio cappotto e mi avviai alla porta, l'unica cosa che volevo in quel momento era ritornare a casa e partire il più presto possibile. «Selena... aspetta.» La voce di Massimo ormai era lontana e rappresentava solo un ricordo.

La fitta pioggia picchiava forte sui miei capelli e sul mio corpo, impedendomi di distinguere le lacrime da tutto il resto.
Quasi un'ora dopo riuscii a mettere piede nel portone di casa, mi appoggiai al muro e cercai di calmare la valanga di singhiozzi che si susseguivano. Le parole che mi aveva detto quell'uomo, non riuscivo neanche a pensare il suo nome, erano davvero orribili. Decisi così che lui sarebbe rimasto nei miei ricordi solo come uno dei tanti professori che avevano fatto parte della mia carriera scolastica. "Addio Massimo." Chiusi gli occhi e cercai di cancellare tutto ciò che avevamo passato.

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