Capitolo quindici

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Sono riuscita ad addormentarmi solo verso le cinque del mattino, ormai stremata dal pianto; ed ora mi ritrovo sveglia di nuovo, perché non abituata a dormire senza le braccia di Jamie attorno al mio corpo.

Credevo ormai di non avere più neanche una sola lacrima, ma mi sono sbagliata, evidentemente. Hanno cominciato a scorrermi sul viso un'altra volta, più insistenti di prima. Di fermarsi non ne vogliono proprio sapere. 

Come ha potuto farmi questo? Come? 

Ormai ho perso il conto di quante volte mi sono ripetuta questa domanda senza, tuttavia, avervi trovato una risposta valida. Forse non si è reso neanche conto del dolore che mi ha, e mi sta causando.

«Ehi» mi ritrovo a fissare Erika, ferma sullo stipite della porta. 

Deve essersi svegliata poco tempo fa, per non fare tardi a scuola. Oddio... la scuola. Dove cazzo vado, conciata così? E poi, andarci, implicherebbe rivedere Jamie. 

No, no, e poi no. Da qui non mi muovo.

«Basta, shh» mi dice, avvicinandosi a me. 

Ora mi sta cullando tra le sue braccia, cercando di confortarmi. 

«Ti prego non piangere, che mi uccide vederti così» dice, prorompendo in un singhiozzo. 

«Non dovresti essere tu quella a piangere, lo sai?» le chiedo, con quella che, nel mio intento, doveva essere una risatina, ma che, invece, risultava come un lamento. 

«Ti ho vista soffrire per davvero troppo tempo, ed ero così contenta per te quando hai conosciuto Jamie. Lui ti faceva ridere, e sembrava che la tu voglia di vivere fosse tornata, finalmente. Non posso sopportare di vederti così ancora» mi confessa, ed io sento il mio cuore andare in frantumi un'altra volta.

Questa ragazza ogni volta mi sorprende, e credo continuerà a farlo per tutta la vita. Ci tiene davvero tanto a me, e me lo dimostra giorno per giorno, forse senza nemmeno accorgersene veramente.

«Tesoro, muoviti o farai tardi». Vedo la mamma di Erika affacciarsi alla porta della camera. 

«Ciao Luna, non sapevo fossi qui» dice subito dopo, cominciando a scrutarmi. 

«Ciao Clare» la saluto, con voce resa roca dal pianto. 

«Ma cosa è successo? E perché state piangendo tutte e due?» chiede preoccupata, venendo verso di noi.

Non ho le forze sufficienti per dire tutto ad alta voce, ed Erika sembra capirlo, così racconta tutto lei al posto mio. Purtroppo, anche sentirlo raccontare da qualcun altro, fa il medesimo effetto.

«Oh... mi dispiace, tesoro. Puoi rimanere qui, se vuoi, okay?» mi propone, facendomi una carezza sulla testa. 

Annuisco, ringraziandola mentalmente.

«Erika, però adesso sbrigati, che è tardissimo!» ribatte Clare, rivolgendo l'orologio che ha al polso verso di lei. Penso abbia capito che io per oggi non ci andrò, difatti a me non dice nulla. 

«Io non la lascio qui da sola, ha bisogno di me» ribatte lei, con tono deciso. La interrompo. 

«No, vacci. In verità, avevo voglia di farmi una passeggiata da sola, non ti preoccupare per me» le dico, cercando di sorridere. 

«Sei sicura?» chiede, rivolgendomi uno sguardo preoccupato. Io annuisco, per poi darle un ultimo abbraccio, prima che vada via.

«Quindi...deduco sia James» comincia a dire Clare, sedendosi sul bordo del letto. 

«Jamie» la correggo, interrompendola. 

«Va be', quello che è... deduco sia Jamie che ha cominciato a bussare alle tre di notte» mi dice, alzando un sopracciglio. 

Nient'altro che teDonde viven las historias. Descúbrelo ahora