Capitolo 1

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/Robin pdv/

Prendo a calci le pareti del minuscolo ascensore cilindrico che mi porterà al massacro per sfogare rabbia e tensione, ben consapevole del fatto che ora non posso fare altro che entrare e cercare di sopravvivere.

Non voglio uccidere nessuno, sia chiaro: preferisco allontanarmi dal gruppo per trovare un rifugio.

Dovrei uccidere solo perché qualcuno mi dice di farlo?

Dovrei decimare ragazzi e ragazze della mia età, nella mia stessa orribile situazione, solo per uno sfizio altrui?

Non se ne parla.

E cavolo, spero di non essere l'unico a pensarla in questo modo.

Ho provato a parlare con Tara, la ragazza che come me è stata scelta per il distretto numero otto: non ho ottenuto molto, se non una risata acida come risposta...

Il maledetto ascensore raggiunge la sua destinazione, assieme a tutti gli altri, ed ecco che posso constatare le varie espressioni: alcuni sono spaventati, altri sembrano gatti davanti a topi, altri ancora si stanno guardando attorno circospetti, cercando di capire cosa potrebbe servirgli nella cornucopia, ed altri già immaginano il percorso per la fuga.

Ed io?

Paura, sinceramente, non ne ho: non ho nulla da perdere, nessuno che potrebbe piangere la mia morte, nemmeno un parente lontano.

Ma rabbia... di quella ne ho fin troppa.

Voglio cambiare questo mondo.

Ma da solo, non posso fare nulla: devo cercare un alleato, ignorando Tara, che a quanto pare non è interessata.

Sullo schermo tondo davanti a noi, inizia il conto alla rovescia.

Dieci.

Passo velocemente lo sguardo su tutti: la maggior parte di loro è dotata di poteri sovrannaturali, solo io ed altri due o tre siamo completamente umani.

Insomma, sono nato svantaggiato.

Nove.

Mi converrebbe prenderne uno con poteri, ma come faccio ad avvicinarmi senza farmi ammazzare?

Otto.

Un'occhiata va anche alla cornucopia: armi, viveri, mezzi necessari alla sopravvivenza.

Individuo la borsa che mi serve, e che per fortuna mi è anche abbastanza vicina.

Sette.

Alla mia sinistra, l'energumeno del distretto uno, alto due metri minimo, mi guarda con un sorriso sbilenco che non promette nulla di buono.

Potrebbe spezzarmi la schiena con un solo dito, ne sono sicuro.

Sei.

Alla mia sinistra, la ragazza del distretto sette dai capelli viola scuro mi sfiora con gli occhi - del medesimo colore dei capelli - studiando apaticamente la situazione attorno a lei.

Cinque.

Subito dopo c'è quella del distretto dieci, dai capelli rossi ed il corpo tremante: è spaventata, disorientata, sicuramente non sopravviverà al bagno di sangue.

Quattro.

Devo scegliere, in fretta.

Tre.

Guardo alle mie spalle: una collina piena di alberi, fitta fitta di pini.

Due.

Prendo un respiro profondo, e mi metto in posizione.

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