Capitolo3| Di nuovo.

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"Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, ecco tutto."

- Oscar Wilde
*****

-...puttana, Alex!-
Seduta di spalle sul mio letto, c'era lei.
Stentavo a crederci, com'è arrivata fin qui? E come ha fatto ad entrare?
Corsi verso di lei per abbracciarla, finalmente l'avevo trovata, ma qualcosa non andava.

-alex..v-va tutto bene?- dissi con il cuore in gola.
- Ria sono successe molte cose stasera...- nel frattempo girai intorno al letto per guardarla in faccia e solo allora mi resi conto di cosa stava succedendo.

Sangue.
Aveva le mani sporche di sangue e aveva lasciato una scia che portava dalla finestra al letto. Ecco svelato come era entrata, vicino alla finestra c'è da sempre un'edera che nasconde una scala messa li appositamente da me per far entrare e uscire me o chiunque fosse a conoscenza della scala.
Rimasi lì davanti a lei a bocca aperta, facendo scendere lo sguardo dai suoi occhi al sangue.
La sua espressione mi fece venire un brivido lungo la schiena e una sensazione di vuoto allo stomaco.

Era più bianca del solito, visibilmente sfinita, le labbra sanguinanti, tagli multipli su viso e braccia e il jeans era strappato al ginocchio, evidente conseguenza di una brutta caduta che le aveva lasciato anche una ferita da cui continuava ad uscire sangue. Ma fu solo quando mi resi conto che quelle ferite apparentemente superficiali non potevano spiegare tutto quel sangue che mi sentì venire meno l'aria dai polmoni. La sua maglietta preferita, una canotta dei Metallica, era impregnata di sangue a causa di una lunga ferita orizzontale sulla pancia.

- Alex e quella come te la sei fatta?-
-mi ha accoltellato...- disse in un sussurro.
Adesso capivo perché la sua espressione mi spaventava tanto, quel viso su cui avevo visto passare migliaia di sorrisi, scendere centinaia di lacrime e fare tante, tante risate adesso aveva un espressione che non riuscivo a riconoscere in lei. La paura.
io e Alex eravamo uguali sotto molti aspetti e uno di questi era la voglia di vivere. Eravamo inarrestabili, volevamo provare tutto, fare ogni cosa e non smettere mai.
forse è questa la cosa che più di tutto ci ha spinto a conoscerci, la voglia di vivere e non semplicemente di esistere.

- Alex s-sta tranquilla okay? T-ti porto in ospedale adesso, t-tu non muoverti, cazzo cazzo...- le dissi mentre mi dirigevo in bagno per prendere un rotolo intero di carta igienica per tamponare la ferita. Uscì dal bagno e tornai in camera dove corsi ad inginocchiarmi davanti a lei, strappai quello che sembrava un chilometro di carta e feci per tamponargli la ferita ma lei mi fermò

-Ria prima devo dirti una co..- e si interruppe facendosi ricadere la testa sulla spalla destra e questo solo perché c'ero io a sorreggerla altrimenti sarebbe caduta a terra.
-Alex ehi! Resta con me alex, ti prego ehi!- le diedi qualche schiaffetto sulla guancia per farla riprendere e funzionò

-adesso ti porto di corsa in ospedale e quando ti sarai ripresa parleremo è chiaro?- ma mentre le dissi questo mi resi conto che l'auto era rimasta nel parcheggio dove si era tenuta la festa. imprecai mentalmente, ma a distogliermi da quei pensieri
furono le mani gelide di Alex attorno alle mie braccia.
- No Ria perché non mi ascolti è importante!- distolse per un momento lo sguardo e deglutì, pensavo che stesse per svenire nuovamente ma non successe e continuò.

-Non potevo tornare a casa lui aveva detto di sapere dove abitavo e sa tutto di me Ria tutto... e mi dispiace di averti coinvolto, mi dispiace, mi dispiace così tanto...- le lacrime non esitarono a scendere -Ria non puoi portarmi in ospedale perché lui può essere ovunque e da nessuna parte, chiunque e nessuno! Non sapevo dove altro andare mi dispiace..-

Quello che stava dicendo non aveva senso, sembravano più le farneticazioni di un pazzo che la confessione di una vittima così decisi di assecondarla -d'accordo Alex, di chi stai parlando?- nel frattempo io aprì la porta della camera per guardare se in corridoio ci fosse mia madre e corsi all'ingresso per prendere le chiavi della sua auto, tornai in camera e lasciai parlare Alex.

-Non lo so! Non lo so! Io..non l'ho visto..non so neanche se... Ria ascoltami ti prego!-
Stavo prendendo un Gubbino grigio per nasconderle il sangue e avevo preso una felpa con la zip per me, ma il tono della sua voce mi fece fermare all'istante.
- io.. non so niente Ria, è tutto confuso.. riesco solo a ricordare una frase che ripeteva in continuazione..-
-quale frase?-
Nessuna risposta.
- Quale frase Alexandra!?-
- ..continuava a dire che io ero solo il mezzo per raggiungere uno scopo.-
Mi avvicinai a lei per tranquillizzarla, la sua faccia era anche peggio adesso era vero e proprio terrore il suo.

-nessuno ti farà del male, Alex guardami - le dissi quando distolse lo sguardo pieno di lacrime -nessuno ti farà del male finché ci sarò io, sorelle ricordi?
La mia è una promessa.-
Adesso, ci sono poche cose di cui posso "vantarmi" e quelle che preferisco sono : il non aver mai fatto la pipì a letto neanche da bambina, una foto insieme ad Adam Levine dei Maroon five autografata e il mantenere sempre le promesse.
E lei lo sapeva meglio di tutti, così un po' titubante si alzò mi mise un braccio intorno al collo e ci dirigemmo verso l'auto parcheggiata nel vialetto di casa.

La sistemai con cura sul sediolino di fianco al mio, misi in moto e ci dirigemmo all'ospedale.

-Alex non ti addormentare!- le schioccai due volte le dita davanti agli occhi per tenerla sveglia.
- Non ce la faccio..-
-mancano solo cinque minuti puoi farcela.- premetti ancora di più sull'acceleratore, con la speranza di arrivare in tempo, perché a giudicare dal colore delle labbra violacee di Alex non restava molto tempo. merda.

L'ansia era alle stelle, avevo paura di non arrivare in tempo per...

Luce.
Un accecante luce negli occhi che si allargava ad una velocità incredibile e si dirigeva nella direzione opposta alla nostra. Neanche il tempo di capire che fosse un auto, perché era veramente troppo veloce per esserlo, che questa ci si schiantò contro.

Lo scontro fu cosi forte che la nostra auto si ribaltò finendo dall'altro lato della strada. Ma l'impatto fu anche peggio.

Non sapevo chi ringraziare per avermi ricordato di mettere la cintura sia a me che ad Alex. Appoggiai entrambe le mani sul tettuccio quando eravamo ancora sospese, con la coda dell'occhio vidi Alex stringere con una mano la ferita e con l'altra mantenersi al sediolino. Fu l'ultima cosa che vidi prima del buio.

Sentivo solo dolore. Un dolore atroce che veniva percepito da ogni singolo nervo del mio corpo. Ero completamente intorpidita, se avevo perso un arto ero certa che in quelle condizioni non me ne sarei mai accorta. Cazzo se faceva male, però avevo anche questa sensazione di "piacevole" intorpidimento che mi confondeva.
Non riuscivo a capire se stavo morendo, o semplicemente era l'endorfina rilasciata dal mio corpo. Non so come riuscì ad aprire un occhio e al prima cosa che vidi fu..bianco.
Iniziavo a pensare che la mia prima supposizione fosse esatta, ma dei rumori al mio fianco mi fecero cambiare idea.

Inizialmente non riuscì a capire di che si trattava perché ero parecchio frastornata. Il senso di disorientamento che avevo provato alla festa non era niente in confronto a questo. Nonostante tutto riuscì comunque ad girare la testa per vedere cosa stava succedendo.
Vedevo sfocato e dire che mi sentivo le palpebre pesanti era un eufemismo, ma sforzandomi riuscì a mettere a fuoco la situazione e vedere Alex che veniva trascinata fuori dall'auto da due mani avvolte in guanti di pelle. Volevo con tutta me stessa urlare o allungare un braccio per aiutarla ma non ci riuscivo e ad impedirmelo era il mio stesso corpo.

Assistetti a quella scena inerme, incapace di cambiare le cose.
Incapace di impedire che Alex venisse portata via.

Di nuovo.

《Ehi ehi!
Ecco il terzo capitolo un po' in ritardo scusate, ma il fatto è che sta per iniziare la scuola (da da daaan)
E ho avuto da fare.
Altra cosa importante volevo ringraziare
Tutti quelli che stanno leggendo questa storia, quindi..grazieee
Al prossimo capitolo!
E ricordate di votare e commentareee

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