II CAPITOLO

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Never let me go di Florence and The Machine è in assoluto la mia canzone preferita, infatti, è la mia suoneria ufficiale, la prima e l'ultima canzone che ascolto ogni volta che ho tempo, ed è la sveglia di stamattina. La maledetta sveglia.

È da tre mesi che non mi alzo così presto, non so davvero come farò.

Mi specchio e stento a trattenere un urlo. I miei grandi occhi verdi sono circondati da delle strisce nere enormi, sembro la protagonista di "Big Eyes" solo con più occhiaie, parecchie.

Decido che non posso assolutamente presentarmi a scuola così, prendo in mano il correttore e inizio a ritoccarmi. Non mi piace molto truccarmi, se devo dire, perché preferisco far vedere agli altri come sono realmente e così in genere mi accontento di un filo di mascara e di una lieve linea di matita nera o azzurra all'interno degli occhi, tanto nessuno mi guarda quindi se anche andassi in giro con un sacco di patate non se ne accorgerebbero. Ma oggi opto per un ombretto marrone leggero, che a secondo ciò che dice Sofia va pure di moda quest'anno, potete capire cosa mi importi, e ammiro il risultato, devo essere bella almeno per me e se non altro sembro una ragazza normale ora.

Mi avvicino all'armadio e realizzo di non sapere cosa mettere. Ma perché quest'anno mi faccio tutti questi complessi? La mia bellissima tuta grigia non va più bene?

Non mi do ascolto e prendo in mano una canottiera marrone, una camicia a scacchi e jeans scuri attillati. Il risultato non è male, sembro un po' una ragazza country ma non mi dispiace.

Non appena mia mamma mi vede rimane stupita, già anch'io sto crescendo.

È la prima volta in sedici anni che sento il bisogno di essere carina, e l'idea mi crea confusione dentro. Mi sto trasformando in una di quelle ragazze vuote che non hanno niente all'infuori del loro aspetto? O semplicemente ho scelto di avere pietà per le persone che mi stanno accanto e che mi devono vedere?

Non lo so, ma ora non m'importa, qualunque sia la risposta sono solo all'inizio.

Esco di casa in fretta e furia e raggiungo la stazione della metro con il fiatone. In genere mi sarei dovuta mettere d'accordo con Sofia, ma ieri mi ha fatta soffrire più del solito quindi è meglio se non ci vediamo per un po' all'infuori della scuola.

Neanche a volerlo fare apposta entro proprio nel medesimo scompartimento in cui si trova lei, ma perché l'universo si diverte a prendermi per il culo?

- Ehi Bea, dobbiamo parlare - mi dice e sembra veramente dispiaciuta, questa è una novità. Mi avvicino e noto un grande livido sul suo collo. Sto già per chiederle se qualcuno le ha fatto male quando mi ricordo di una cosa che diverte tanto i ragazzi: fare i succhiotti.

- Cosa c'è? - rispondo schifata. So chi è l'artefice di quel segno.

- Senti mi dispiace per tutto, per come ti ho trattata e per come ti ho chiesto scusa. In realtà è che a me Stefano è sempre piaciuto, insomma è bellissimo e quando mi ha detto che per entrare nel gruppo bastava andare a letto con lui, beh, ho colto la palla al balzo. Mi dispiace che ti abbia trattata male, ma è così che funziona, bisogna essere fighi.

- Lo dici come se fosse questione di vita o di morte, io non lo sono e sto benissimo.

- Già ma chi sei? Chi ti calcola? Se la gente non parla di te non sei nessuno! - ha ragione? No, il mondo non può essere così degradato - e poi tu non li hai sempre amati i vippini? - mi istiga.

- Già, prima di essere stata insultata da uno di loro. Insomma da fuori sembrano tanto belli, tanto affascinanti, ma in realtà ora non so... mi sembrano un po' vuoti...

- Bah, io non ti capisco. Meno male che mi servi per i compiti sennò ti avrei già mandata a quel paese - dice e fa quella risata che vuol dire "sto scherzando cavolo lo sai che ti adoro" e io decido di ribattere.

- Beh meno male che mi serve un'amica scema sennò ti avrei già mandata a quel paese - lei mi abbraccia. Già, è così che facciamo pace.

Passo il resto del viaggio a sentire le minuziose descrizioni di come si è comportato Stefano ieri. Sinceramente avrei preferito non sapere di quando e come le ha messo la lingua in bocca e altrove, ma lei è così felice di raccontarmelo ed io non ci posso fare niente.

Scese dalla metro, raggiungiamo l'entrata della scuola e vediamo in lontananza il gruppetto dei vippini. Io faccio cenno a Sofia di andare e lei non ci pensa neanche due secondi ad abbandonarmi per volare verso il suo nuovo nido.

Io intanto entro in classe cercando di non pensare a quella fitta di dolore che ho nel cuore. È solo un po' d'invidia, mi ripeto, passerà presto.

Riccardo è già seduto al suo banco ed è felicissimo di raccontarmi delle sue vacanze in Sicilia. Io ascolto attentamente finché non entra la professoressa di Matematica che inizia a correggere i compiti.

L'ora dopo conosciamo il professore di Filosofia, una persona molto particolare da cui sono certa apprenderò molte cose e al termine di questa lezione il suono della campanella segna l'inizio del primo intervallo e decido di rimanere in classe.

Non voglio vedere nessuno.

Dieci minuti dopo entra il professore di Educazione Fisica che ci avverte che quest'anno frequenteremo un corso di piscina insieme ad una delle classi dell'ultimo anno, sapremo quale solo quando l'orario sarà definitivo, e ci avverte che dovremo prepararci attentamente perché anche questa materia dà crediti. Eh già, io devo fare attenzione a ginnastica, altrimenti bye-bye massimo dei voti!

Quando suona la quinta campanella, siamo finalmente liberi di andare a casa e uscendo da scuola, io e la mia migliore amica, ci troviamo di fronte a uno spettacolo orribile.

Stefano è appollaiato, come sempre, su una delle transenne di fronte alla scuola e si sta baciando con una ragazza, una del suo gruppo.

Mi volto verso Sofia e la noto leggermente perplessa, ma poi mi dice:

- Lo sapevo, lui è fatto così. Non cambierà mai, e non m'importa. Ora sono popolare! - dice tornando a sorridere. Per fortuna è la ragazza più superficiale al mondo altrimenti avrebbe già il cuore distrutto. Se io fossi stata al suo posto, non avrei mai permesso che le bellissime labbra di quel ragazzo fossero condivise con qualcun'altra. Ma tu NON sarai MAI al suo posto, mi ricorda una vocina antipatica ed io me ne vado prima che tutta la scuola si accorga di come sto fissando quel maledetto ragazzo.

Arrivata a casa solito tran-tran, pranzo, compiti e scrittura. Anche oggi qualche lacrima è inspiegabilmente scivolata sul mio volto e io ho dato la colpa al fumo passivo in cui vivo da anni: probabilmente sta bruciando i miei occhi che per questo lacrimano più spesso.

La sera vado su Skype e scrivo a Sofia. Dopo dieci minuti ricevo una sua videochiamata alla quale rispondo subito dopo aver controllato allo specchio di essere decente.

- Ehi Sofie! - dico allegra prima di capire dove si trova: è in discoteca il martedì sera?

- Ciao Bea! Come ti va la vita? - si volta - ehi ragazzi salutate la mia amica Bea! - è completamente ubriaca.

Il suo cellulare passa di mano in mano ed io saluto tutti i ragazzi e le ragazze del suo gruppo. In sottofondo sento anche la voce di Stefano che dice "neanche morto", ma mi impedisco di rimanerci male. Chi è lui in fondo? Solo un bel ragazzo per cui ho preso una cotta qualche anno fa, in poche parole: NESSUNO!

- Beh Bea, domani non vengo mica a scuola, sono ubriaca fradicia e avrò mal di testa. Inventati qualche palla, okay? - che?

- No, ma...

- Ciao Bea grazie! - stacca.

Basta, io con quella ragazza devo chiudere, non può essere così pazza. E ora che m'invento? Non sono brava con le bugie! Cavolo!

Posso dire che è malata, ecco, a parte che secondo me ai professori non importa, speriamo!

Chiudo gli occhi e mi addormento in un sonno tormentato d'incubi.

#spazioautrice

Miei carissimi lettori, vi prego lasciatemi i vostri commenti!

XOXO

C.


YOU KNOW YOU LOVE ME (Wattys2016)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant