9. Mine

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DIANA'S POV

Il cuore continua ad esplodere nella gabbia toracica e gli occhi non vogliono lasciare il disegno del mio angelo ambrato. Le linee, i colori sfumati e la sue parole a farmi perdere la testa. Continuo ad ammirare il foglio leggermente spiegazzato, raggomitolata, nel letto con le ginocchia poggiate sulla pancia. Intrappolo il labbro inferiore tra i denti e il pensiero che le nostre lingue si sarebbero scontrate mi tortura, mi confonde... terribilmente. Il suono di sassolini contro il vetro della finestra dalle tende azzurrine mi distoglie dal desiderio delle labbra di Zayn. "Ana" sento chiamare. "Ana" ripete la stessa voce. Apro la finestra e Mr Payne con uno scatto s'intrufola nella mia camera. "Liam" dico inorridita. La mia voce esce come un sussurro. Non c'è più traccia del sorriso di mamma sul mio volto. Liam è pieno di lividi: un grande segno nero sull'occhio destro, il labbro spaccato, capelli spettinati ed espressione del viso chiusa in continue smorfie di dolore. C'è un cappuccio a coprirgli la testa e quella felpa che gli fascia i bicipiti non è decisamente sua. "Cosa ti hanno fatto?" dico accarezzandogli il viso e aiutandolo a stendersi sul letto. Le mie dita sfiorano la vecchia sedia girevole in pelle bianca e mi ci lascio cadere estremamente preoccupata per una delle mie ancore. Il castano mi osserva con gli occhi nocciola socchiusi ed emettendo segni di lamento continui. Liam non vuole parlarmi, ha paura, lo conosco meglio di chiunque altro."Payne" lo riprendo guardandolo torva. "Non devi dire nulla ai ragazzi, Ana, soprattutto a Zayn e a Santana" mi raccomanda con tono fermo. Mi sta terrorizzando perché non è mai stato così serio. "Che hai fatto, mio dio!" dico saltando dalla sedia. "Promettimelo Ana" dice ancora più freddo. Noi in tutti questi anni non ci siamo mai nascosti niente e mentire ai ragazzi mi fa male. Liam accorgendosi della mia indecisione, si addolcisce e mi stringe la mano. "Ana,ti prego". "Okay" mi arrendo, risedendomi. La sua voce profonda riecheggia nelle stanza dalle pareti azzurro tenue "Ieri sera, quando tu e Zayn siete spariti e i ragazzi se ne sono andati, Taylor mi ha raccontato che un cazzone" dice tra i denti. "Stava portando Santana al piano di sopra. Era straubriaca, si dimenava e voleva tornare a casa. Alla fine dopo averla palpata più e più volte e dopo vari schiaffi e lacrime lei è riuscita a liberarsi." Ad ogni parola l'aria presente nella stanza diminuiva: Santana mi aveva chiamata tre volte quella notte e io non avevo risposto perché troppo occupata a scivolare nel vuoto di nuovo e troppo stupida per capire che non era la solita sfuriata su Liam e Danielle. "Il cazzone era Kurt McAdams" continua Liam. Perdo un battito e la gola si secca: McAdams ha rischiato di finire in galera per spaccio e si sa che spesso con le ragazze è violento, soprattutto per quanto riguarda il sesso. La mia migliore amica è diventata uno straccio, un usa e getta e io non me ne sono neanche accorta. Senza Liam, Santana è persa e lei non lo vuole capire. "Quando non l'ho più vista nei paraggi, ho cercato McAdams dappertutto, giuro di aver rivoltato la casa, ho trovato coppiette, amanti, troie, ma niente, lui era sparito. Ana, stavo impazzendo lo dovevo pestare fino a non fargli vedere neanche la sua ombra" ha i pugni serrati e lo sguardo pieno di odio. "Alla fine l'ho trovato a fumarsi una canna nel vicolo dietro casa Edwards. Erano in quattro con lui, ma non me ne è importato. L'ho preso per il collo e ho iniziato a sferrargli pugni sull'addome. Si stava contorcendo dal dolore, ma ai miei pugni ho aggiunto anche dei calci. Alla fine i quattro che erano con lui mi hanno preso e mi hanno sbattuto a terra e hanno iniziato a colpire il costato. Erano troppo forti per me, ma per lo meno lo stronzo era a terra agonizzante. Ricordo una folla intorno a noi, le urla delle ragazze e di Danielle e anche il rumore dei suoi tacchi quando ho pronunciato il nome di Santana e non il suo. Alla fine un gruppo di ragazzi ha iniziato a gridare e a dire che avrebbero chiamato la polizia, così McAdams e le sue scimmie ammaestrate se ne sono andate. Nessuno si è fermato ad aiutarmi. Ero lì da solo, completamente ammaccato e sono riuscito ad alzarmi dal pavimento ghiacciato soltanto alle 4. Non potevo tornare a casa, né chiamare nessuno dei ragazzi, quindi ho vagato per Londra per tutta la notte con una felpa imbottita che ho trovato a "Nancy's" alle 5. Ora dopo averti aspettata, sono qui, a chiederti aiuto". Finisce il suo discorso e ripunta gli occhi nocciola nei miei. Lo abbraccio di slancio, sentendo un udibile "Ah!". Liam è la persona costante della mia vita: non mi ha mai abbandonata e anche quando volevo stare da sola, lui era lì con me. Gli devo tutto. "Qualunque cosa tu mi chieda la farò" gli dico staccandomi dall'abbraccio. "Aiutami a medicare le ferite e soprattutto non dire nulla ai ragazzi" non riesco a mentire, soprattutto a Zayn. Liam mi prende il mento con le dita lunghe: " Ana promesso?" "Promesso" sospiro. "Arrivo, prendo bende e disinfettante" annuncio, uscendo dalla stanza. Quando arrivo Liam ha il disegno "Savior" tra le mani e lo guarda sorridendo come un bambino. "Payne, non ti hanno mai insegnato che non si fruga mai nella roba altrui?" chiedo ironica. "Smith, non le hanno insegnato a dire la verità al suo migliore amico?" chiede di rimando. "Zayn, ci ha sempre saputo fare. I suoi modi originali di farsi perdonare" dice Liam pensando ad alta voce. "Disegna anche tu per Santana" gli propongo bagnando il batuffolo d'ovatta. "La tua reazione è baciare e accarezzare l'artista, la sua sarebbe accartocciare e pestare l'artista e il disegno con le borchie del suo sexissimo giubbotto rosso" afferma il castano facendomi ridere sommessamente. "Ora sta fermo e togliti la maglia" gli ordino.

We are (not) just best friends||Zayn MalikWhere stories live. Discover now