CAPITOLO QUARTO

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Lunedì 1° giugno 2015

Sono passate poco più di due settimane da quando sono arrivata in Italia, nel mio piccolo e adorato paesino di provincia. Qui tutto sa di casa, di tradizione, di calore. Qui ogni cosa è a misura d'uomo. Solo tornando ho capito quanto mi fosse mancato tutto ciò. Oggi è il primo giugno, la festa patronale del mio paesello. Mi piace chiamarlo con questo vezzeggiativo. E' proprio un piccolo borgo, caratteristico, con poche anime. Qui si conoscono tutti e tutti si danno una mano, nei momenti di difficoltà. L'ho sperimentato in prima persona, tanti anni fa, quando sono rimasta orfana. Sono e sarò per sempre grata a tutte queste persone che mi hanno fatto un po' da mamma e da papà. Certe tragedie colpiscono le nostre piccole comunità una volta ogni cento anni. E, quel maledetto giorno, è toccato a me. Perchè, non saprei dirlo. E' difficile spiegare per quale ragione avvengano certe cose e per quale motivo colpiscano determinate persone. Dicono che tutto abbia un senso, ma io, a volte, faccio davvero fatica a trovarlo.

Verso le ventuno, spinta dalla nonna che, quando vuole, sa essere molto insistente e persuasiva, decido di uscire un po'. Il periodo più duro e faticoso è passato, credo. Sono stati quindici giorni difficili. E molto, molto impegnativi. Mi sono presa qualche giorno di ferie dal lavoro, ma non mi sono riposata, e non ho neanche staccato la spina, come avevo sperato. Ho passato le giornate a disdire tutto ciò che avevo prenotato ed organizzato per le nozze. E' stato logorante, e deprimente. Il compito più difficile e penoso è stato dover comunicare agli invitati che il matrimonio era stato annullato. E non tutti hanno mostrato quel po' di delicatezza che si converrebbe in questi casi facendosi, diciamo così, i fatti propri...ma ormai è acqua passata.

Per la mia adorata amica Annie, nonchè testimone di nozze, è stato uno shock e anche un sollievo, per certi versi. Penso sia rimasta sconvolta quanto me, anche se non vuole darlo a vedere. A lei, Richard non è mai piaciuto. Mi ha sempre messa in guardia da lui. E io, dal canto mio, non l'ho ascoltata, altrimenti non mi troverei in questa situazione. Ovvio. Annie...Lei è un tipo concreto, razionale. Io sono la sognatrice, l'idealista, e sì...l'illusa, nel suo significato più profondo e più autentico. Quando le dico "Annie, sei così pessimista!" sapete cosa mi risponde? "Non sono pessimista, sono realista, che è diverso". Lei è così. Decisa, lapidaria, autorevole. No, proprio autoritaria, a volte. Ed ha appoggiato in tutto e per tutto la mia scelta di annullare il mio matrimonio anche se, da me, non si sarebbe mai aspettata una decisione del genere! Ma ora, il capitolo è chiuso: definitivamente ed irrevocabilmente! Questo è insindacabile. Questa sera esco e mi godo la festa e i fuochi d'artificio.

Dopo aver salutato la nonna con un bacio, mi avvio a piedi verso la piazza. Non è lontana. Il nostro paese, come ho già ribadito, è piccolo. Conta poche anime, se paragonato ad una metropoli come Londra. Ho detto che il capitolo era chiuso, ma perchè la mia mente vola sempre laggiù? Forse perchè lo dico più perchè vorrei convincere me stessa ma, credetemi, ho un tale peso sul cuore...è come un macigno. A volte, devo ammettere di essere un po' pentita della decisione che ho preso, ma era l'unica possibile...o sarebbe stata una vita d'inferno. Non sono una persona disposta a perdonare facilmente. Men che meno, in casi come questo.

Mentre rimugino, alzo gli occhi verso le luci che, dalla piazza, fanno capolino. Questa sera ci sarà tanta gente in paese, ne sono sicura. Qui non ci sono molte distrazioni e il periodo della festa patronale è davvero molto atteso da tutti. Rivivono tante tradizioni, che porto nel cuore, sin dalla tenera età. Oggi è San Teobaldo. Mi sono rivolta così tante volte a lui, quando ero una bimba...la nonna mi raccontava sempre la sua storia. Da noi, in questo piccolo angolo di Piemonte, le leggende, le vite dei santi, gli aneddoti, si tramandano di generazione in generazione, di madre in figlia, proprio come si fa con le ricette tipiche. Io la mamma non ce l'avevo più, allora ci ha pensato la nonna. Mi ricordo che, ogni sera, prima di addormentarmi, nonna Olimpia mi raccontava la storia di San Teobaldo. E io, prima di cadere fra le braccia di Morfeo, ripensavo a quell'orfanello che, proprio come me, era rimasto senza i genitori, ed aveva vissuto una vita di stenti e mortificazioni, aiutando i poveri e i bisognosi, privandosi di tutto. E infatti, non per niente è diventato santo! Ma a me non succederà, questo è certo. Nei prossimi secoli, di sicuro, i vostri discendenti non troveranno Santa Matilde Isoardi nei calendari! E poi, Santa Matilde c'è già, e non ce n'è solo una, per cui, non credo proprio ci sia bisogno di aggiungerne un'altra! Per lo meno, sicuramente, non sarò io.

TRALCI DELLA STESSA VITETahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon