RICKON

332 20 2
                                    

I guardiani della notte erano arrivati da alcuni giorni e con loro sembrava fosse arrivato anche il freddo.

L'inverno sta arrivando era il motto degli Stark e, benché fosse estate, pareva davvero che l'inverno fosse alle porte.

Il piccolo Rickon stava ascoltando insieme a Bran una lezione di storia di maestro Luwin.

O, per lo meno, aveva ascoltato all'inizio. Poi si era distratto e aveva cominciato a guardarsi intorno. Era rimasto affascinato dalla compostezza e dalla solennità dei confratelli in nero o, forse, da quello che le storie raccontavano su di loro.

Decise che ne aveva avuto abbastanza di starsene lì immobile a sentire maestro Luwin. Perciò si alzò dalla sedia desideroso di andare in esplorazione o, quanto meno, di fare qualcosa di divertente.

«Rickon, dove vai? La lezione non è finita» lo rimproverò il maestro.

Per tutta risposta lui gli fece una linguaccia e, poi, scomparve dalla sua vista e da quella di Bran.

Robb e Jon si stavano allenando con Rodrik Cassel, Arya e Sansa erano, probabilmente, da qualche parte insieme a septa Mordane, il lord suo padre e la lady sua madre erano impegnati a parlare con il Primo Ranger dei confratelli in nero. No, non poteva andare da loro.

Mentre decideva che cosa fare, vide Hodor. Gli andò incontro e gli chiese di accompagnarlo al villaggio: avrebbe visto i guitti, i cantastorie e avrebbe potuto mangiare le mele caramellate.

Non che a casa sua mancasse tutto ciò, ma gli piaceva l'atmosfera che si creava al villaggio.

Il gigante e il bambino si avviarono verso l'uscita del castello.

Lì trovarono Sansa, urlante e coperta di neve. Davanti a lei c'era Arya con in mano una dozzina di palle di neve, mentre Bran era appostato sul tetto del ponte coperto. A quanto pareva, anche lui si era stancato di seguire la lezione di maestro Luwin.

Sansa inseguì sua sorella.

Rickon si fermò ad osservarle: era sempre bello vederle quando litigavano.

Corsero dentro le stalle e intorno alle cucine. Sansa aveva quasi raggiunto Arya, ma improvvisamente, cadde: era scivolata su una lastra di ghiaccio.

Arya le si avvicinò e le chiese se si era fatta male. Alla sua risposta negativa, le lanciò in faccia un'altra palla di neve. Rickon scoppiò a ridere.

Visibilmente arrabbiata, Sansa afferrò sua sorella per una gamba, la trascinò a terra e le riempì i capelli di neve.

Era decisamente bello vedere le sue sorelle litigare: uno spettacolo migliore di uno qualsiasi messo in scena dai guitti.

Jory Cassel, ridendo, separò le due bambine. In quel momento giunse septa Mordane che, vedendo il modo in cui erano conciate, le rimproverò e le rispedì dentro il castello a lavarsi.

A Rickon era ormai passata la voglia di andare al villaggio. Si accomiatò da Hodor e si diresse verso il luogo in cui Arya e Bran avevano teso l'agguato a Sansa.

Decise che avrebbe fatto tre pupazzi di neve per commemorare quell'evento.

Mentre lavorava la soffice massa bianca, in fondo alla strada, tra i cespugli, scorse due profondi occhi azzurri. Sentì il freddo percorrergli tutto il corpo. Sembrava che la temperatura si fosse abbassata ulteriormente.

Fissò quegli occhi e si spaventò. Non sapeva nemmeno lui il perché, ma aveva paura.

Voleva scappare, andare via da lì, ma non riusciva a muoversi.

Il vento scompigliò i suoi capelli e portò via il freddo.

Guardò di nuovo verso i cespugli, ma i due occhi azzurri non c'erano più.

Forse se li era immaginati.

Finì il suo lavoro e rientrò al castello. Una volta dentro si sentì sollevato e al sicuro.

Decise di andare al parco degli dei: quel luogo trasmetteva calma e serenità.

L'albero del cuore, con i suoi rami pallidi, le foglie rosse, il volto solenne scolpito nel tronco, si ergeva dinnanzi a lui. Suo padre diceva sempre che l'albero-diga era il cuore di Grande Inverno.

E lui era certo che avesse ragione.

«Ehi, Rickon! Vieni qui con noi!» lo chiamò una voce.

Era Robb. Insieme a lui c'erano tutti i suoi fratelli e Theon. Stavano facendo un bagno di fango nelle pozze fumanti e ribollenti del parco degli dei.

Pensò che fosse proprio quello che gli ci voleva, così li raggiunse.

Sansa era imbronciata. Probabilmente era ancora arrabbiata per quello che le avevano fatto Bran e Arya.

Ripensando a quello che era successo, si mise a ridere e a scalciare, schizzando tutti di fango in faccia.

«Rickon!» gli urlò contro sua sorella maggiore.

«Ti dona il fango sai? Secondo me, così, faresti colpo su un cavaliere. Un cavaliere delle paludi!» la prese in giro Arya. Tutti scoppiarono a ridere.

E fu così che iniziò un'ennesima battaglia.

Battaglia di cuscini, di palle di neve e ora di fango.

Come scoppiavano in fretta le battaglie. E, spesso, non si ricordava nemmeno il motivo per cui erano cominciate.

Era così anche per i grandi?

Rickon non aveva una risposta. Lui era solo un bambino di tre anni.

Un bambino che aveva già visto molte battaglie.


Grande Inverno: L'inizioWhere stories live. Discover now